Brock Osweiler si è ritirato dalla NFL

Mercoledi 16 ottobre, durante una intervista con il giornalista Mike Klis, l’ex QB Brock Osweiler ha annunciato il proprio ritiro dalla NFL.

Il QB da Arizona State ci ha regalato una carriera che noi tutti possiamo solo invidiare, se non ci interessano meri record personali per il proprio talento, perché è riuscito a gabbare in pieno il sistema NFL. Non si è mai rivelato un play-caller adeguato al ritmo della lega ma è tuttavia riuscito: a farsi selezionare al secondo giro del draft 2012 prima di un certo Russell Wilson, ad aiutare i Broncos ad arrivare al SuperBowl 50 dove poi ha conquistato l’anello da backup, a spostarsi in Texas da giocatore strapagato come nuovo messia della squadra e mantenendo pressochè incolume la sua salute nel pellegrinare in seguito in altre franchigie come secondo o, in alcuni casi, terzo QB. Nemmeno arrivato ai 30 anni, con poco più di 41 milioni di dollari – mica spiccioli – guadagnati nelle sue sette stagioni in NFL ha annunciato il ritiro dopo non essere stato messo sotto contratto da nessuna delle trentadue franchigie per la stagione 2019.

I numeri messi insieme parlano poi da soli:

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  • Non ha mai completato una stagione intera come starter QB
  • Ha un record di 15-15 nelle partite disputate
  • 37 TD a fronte di 31 intercetti
  • Un Super Bowl vinto

Possiamo dire che ha guadagnato circa 2,5 milioni di dollari per ogni vittoria e circa 1 milione di dollari per ogni TD passato. Chapeau!
Tuttavia, nonostante in America vi sia molta ironia sulla carriera di Brock Osweiler, per noi della Broncos Nation occuperà comunque ricordi importanti nella corsa alla vittoria del Super Bowl 50.

Selezionato a sorpresa al secondo giro del draft 2012 nonostante l’arrivo della leggenda Peyton Manning, in virtù dell’addio alla franchigia di Tim Tebow, per fungere da backup e crescere all’ombra della stella del cowboy, ha effettivamente svolto tale compito nelle prime tre stagioni nella NFL. Riuscendo a vedere il campo solo in rare occasioni come i finali di regular season quando, a qualificazione play-off già conquistata, si concedeva il meritato riposo al titolare.

Dopo tre stagioni in cui i Broncos inanellano record su record offensivi andando tuttavia a franare rovinosamente una volta arrivati ai play-off, dolorosissima la caduta al Super Bowl XLVIII contro Seattle, la franchigia si separa al proprio head coach John Fox e sigla l’ex backup di Elway Gary Kubiak. Non è l’unico cambiamento in quella stagione perché dopo i primi segnali già apparsi nell’annata precedente, il 2015 è l’anno della definitiva “caduta” di Peyton Manning. Il fisico del cowboy non riesce più a mantenere i ritmi a cui aveva abituato tutti gli amanti del gioco e tutto l’attacco ne risente in termini numerici tenuti su solo dall’enorme classe del QB da New Orleans, che si limita a fare il minimo indispensabile, coadiuvato da una difesa stellare che si rivelò poi essere la migliore di tutta la lega per quell’anno.

Succede che i Broncos nonostante un avvio comunque ottimo, 7-0, prima i Colts in week 9 impongono la prima sconfitta mentre poi con i Chiefs in week 10 succede di peggio. Manning soffre di un fascite plantare e viene sostituito dal proprio backup che non riesce a ribaltare l’incontro. Nonostante un avvio stellare queste due sconfitte mettono a serio rischio la qualificazione ai play-off, cosi come la possibilità di disputare il tutto con il vantaggio casalingo. Il nativo di New Orleans per via dell’infortunio deve poi saltare altre sei partite della stagione ed è proprio Osweiler a doverne prendere il posto. Brock viene dunque nominato titolare per la prima volta in carriera, match in cui riuscirà a guidare i Broncos alla vittoria contro i Bears dell’ex HC Fox e conquistando il premio di giocatore offensivo della AFC. La settimana successiva fece ancora meglio riuscendo a battere gli allora ancora imbattuti New England Patriots ai supplementari in un match casalingo al Mile High Stadium.

Sull’onda dell’euforia e delle prestazioni del QB, non perfette ma comunque di sostanza, arriva un’altra vittoria contro i Chargers prima che i Raiders impongano la prima sconfitta ad Osweiler da starter. In week 16 è ancora Brock a dover tenere le redini dell’attacco dei Broncos e l’inizio è da incubo: 0-14 contro i Bengals. Nel secondo tempo tuttavia il QB da Arizona State è in grado, ribaltando il risultato, di riportare Denver ai play-off anche per la stagione 2015. C’è tuttavia ancora un piccolo passo da fare: vincere nell’ultima partita della stagione contro i Chargers per ottenere il vantaggio casalingo nella post season ed è qui che Osweiler si inceppa venendo sostituito nel secondo tempo, con la propria squadra sotto 13-7, dal rientrante Peyton Manning che riesce poi ad ottenere la vittoria ed il seed numero uno del tabellone. Nei play-off Osweiler non scenderà mai in campo nel 2015 ma si aggiudicherà comunque l’anello, come tutta la squadra, per la vittoria del Super Bowl 50.

Nell’off-season 2016 c’è un lungo tira e molla di Manning, il quale non è sicuro di volersi ritirarsi e nel caso in cui il cowboys si fosse fatto da parte sarebbe stato il momento di Osweiler di essere ufficialmente lo starter della franchigia del Colorado. Quando tutto sembro delinearsi verso questa direzione ecco che il nativo del Montana separò la propria strada da quella dei Broncos per dirigersi verso Houston dove firmò un contratto di quattro anni per un totale di 72 milioni di dollari. Vuoi che il giocatore sapesse in cuor suo di non poter essere in grado di sostituire una leggenda come Manning, vuoi che l’offerta dei Texans fosse irrinunciabile, le cose andarono cosi.

brock osweiler texans

Il resto è storia recente con il QB che nel 2016 ha giocato in maniera nettamente inferiore rispetto alle aspettative risultando uno dei peggiori della lega tanto da essere scaricato, parola più che azzeccata, ai Browns pagandoli, letteralmente, insieme ad una seconda scelta al draft successivo per far si che fosse la franchigia di Cleveland ad accollarsi il pesantissimo ingaggio. Un’onta che pochi giocatori hanno subito nella storia della NFL. I Browns accettarono, in quanto ingordi di pick alte nei draft di quegli anni, ma non credevano minimamente nel QB dal Montana tanto da tagliarlo prima dell’inizio della regular season 2017. Tornò quindi ai Broncos nel 2017 e mentre nel 2018 risulta tra le fila dei Dolphins sempre in qualità di backup giocando qualche sporadico incontro per gli infortuni dei relativi titolari, salvo mai brillare. Il credito ricevuto in seguito alla corsa ai play-off con i Broncos nel 2015 era ormai terminato.

“Ho la mia salute, ho un anello” ha detto nei momenti dell’annuncio d’addio al football giocato. “Avrei voluto realizzare altre tante altre cose, ma a volte non hai queste opportunità. Detto ciò, va benissimo cosi”.

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Eccome se va bene così. Noi tifosi dei Denver Broncos non possiamo non ringraziarlo per la corsa al Super Bowl 50, una cui parte di merito gli spetta di diritto. Noi intesi, invece, come sportivi, almeno per quanto mi riguarda, non possiamo che ringraziarlo per aver dimostrato ancora una volta che si può arrivare all’apice senza essere nemmeno minimamente vicino ad essere un fenomeno. Buon vaggio Brock!

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Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

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