[NFL] Week 3: Chi la dura la vince (Chicago Bears vs Arizona Cardinals 16-14)

Tifare Bears significa soffrire, significa lottare ogni singolo secondo di gioco, significa che quando si vince lo si fa col cuore e non è mai per caso.

Una domenica che ci fa sognare a modo nostro, inizia con la difesa dei Buffalo Bills che demolisce i Vikings in casa loro senza possibilità di repliche contro ogni pronostico. Una domenica che mostra la scarsa entità di questi Packers che fuori dalle loro mura sono vulnerabili e non intimoriscono più nessuno. Una domenica di tribolazione che ci regala la testa della NFC North dopo 4 lunghi anni.

Chicago scende in campo in modo diverso rispetto ai due weekend passati, la nostra difesa concede qualcosa di troppo e l’intensità del gioco manda avanti il team di Arizona assetato di rivalsa.

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Tutti, newspapers, media e tifosi hanno sparlato di questa squadra, capace di mettere a segno 6 miseri punti in due partite e ciò rende i Cardinals rabbiosi e aggressivi sin dal primo drive. La squadra del deserto arido ci aggredisce e approfitta del nostro attacco che cerca la quadra senza sviluppare niente di tangibile eccezion fatta per le corse di Jordan Howard.

Bradford ci colpisce alle spalle due volte nel giro di un attimo: prima con un drive di cinque play in cui passa con sicurezza e precisione manda in endzone Ricky Seals Jones per il vantaggio; poi grazie ad un fumble di Trubisky, con la complicità di un sack di Nkemdiche che fa recuperare ad Arizona la palla sulle nostre 21, prepara il sucessivo touchdown, sempre su passaggio, stavolta a David Johnson. 14- 0 Arizona. La risposta di Nagy è discutibile; pecchiamo di protagonismo mettendo palla in aria quando ci serve prendere solo 6 yarde per mettere fieno in cascina, ma il popolo navy and orange, a tratti più rumoroso del pubblico di casa, spinge Chicago a non mollare. Un field goal fallito è poca cosa a quel punto della gara, bisogna mettere giù la testa ed evitare distrazioni.

Non siamo nella condizione di concedere nulla e la difesa inizia a giocare come da manuale alla fine del secondo parziale, mettendo pressione a Bradford che forse pensava di averla in tasca dopo il vantaggio iniziale. Nei tre tempi successivi però, a zero c’è rimasto lui ed il suo team che emana più frustrazione di quanto si possa immaginare. Una serie di penalità inutili ci fanno avanzare sul terreno nemico che, passo dopo passo, cede sgretolandosi come la terra secca.

All’intervallo dobbiamo ancora iniziare a giocare come sappiamo.

Detto fatto la linea tiene e respinge l’assalto dei Cardinals rimettendo la palla in mano al nostro attacco particolarmente risentito.

Howard mette a segno il primo touchdown della stagione e nello stesso istante, tutti sappiamo che i Bears stanno andando a vincere una partita che poteva finire diversamente.

Poco dopo eccolo, da Mack Attack.

Khalil Mack sale in cattedra e mette a referto 2 sack forzando anche un fumble; Trevathan gli va dietro e Smith segue, McMains intercetta Bradford e Arizona tramortita, smarrisce la via nel deserto di casa.

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Ora tocca a Josh Rosen, la carta della disperazione, il modo esatto di sputtanare senza mezzi termini l’esordio di un QB in NFL. Steve Wilks manda in campo il rookie da UCLA contro una delle difese più in forma del campionato nel tentativo balordo di rimettere i Cardinals sui binari; ciò che segue è un disastro totale, rischiando di attaccare la scomoda etichetta di loser ad uno che, tutto sommato, di colpe non ne ha.

Ricordate quando Fox inizialmente si ostinava a tenere in panchina Trubisky nonostante le pressioni di fans e media? Ecco, una delle poche cose che Fox fece di buono lo scorso anno, fu quella di non lanciare un giovane ed inesperto quarterback in pasto alla sanguinaria NFL nel folle tentativo di rimontare una sfida persa dal principio, nemmeno dopo un illusorio vantaggio. La storia ha un suo corso ed il football lo segue.

Josh Rosen Bears Cardinals Football

La difesa di Peterson non può reggere tutti gli assalti e le cariche degli Orsi, che percepiscono la paura dei Cardinals al punto tale che nel clutch time, Rosen si fa intercettare il lancio decisivo da un Callahan che svolge un lavoro operaio degno di promozione.

Nagy anch’esso non ha del tutto le idee chiare su quanto ci sarebbe da fare e in qualche modo brucia 2 timeouts preziosi limitando i Bears allo sperare nella solita difesa, che però non viene meno.

Il comeback si concretizza ed il bramito dell’orso fa eco in tutti gli Stati Uniti. Dopo 4 anni ci riprendiamo la vetta della NFC North, con tanto rammarico per la sconfitta di Green Bay che, a questo punto, possiamo definire immeritata senza troppi giri di parole.

L’ultimo touchdown della difesa su intercetto, gentilmente annullato dagli arbitri, sarebbe stato solo un apostrofo tra le parole v’abbiamo insegnato a difendere.

Il mio caro collega Stefano Fagioli aveva detto qualche giorno prima che la partita di Arizona arrivava nel momento giusto e col senno di poi, caro Stefano, avevi perfettamente ragione.

Siamo pronti a respingere l’assalto dei bucanieri dei Caraibi nella prossima domenica di football e a fare lo scalpo alla barba di Fitzpatrick, perchè questi Bears hanno ritrovato la forza e la fiducia in se stessi e nella loro tradizione.

Sono certo che il QB di Tampa tema Mack più di quanto la secondaria di Chicago possa temere i lanci di Fitzpatrick.

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Non c’è nulla che ora come ora ci possa spaventare.

Siamo forti amici orsi, siamo forti.

 

firma-Alex

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