I ricevitori del primo giro del 2016

“Un vero proprio arsenale”. “Una bomba d’acqua”. “Teatrino della politica”. “Il draft è una scienza inesatta”. Frasi fatte. Banali. Inutili, quasi sempre. L’ultima però farebbe davvero al caso nostro. Il draft – che chiaramente scienza non è – assomiglia all’economia. Si può studiare, si può cercare di prevedere, ma non è detto che il fenomeno analizzato finisca proprio come abbiamo ipotizzato. Nonostante tutto. È inesatto.

Perché parlarne fuori stagione? Con la stagione che sta per cominciare? L’input è arrivato dai tagli dello scorso fine settimana. Josh Doctson e Laquon Treadwell sono stati lasciati liberi rispettivamente dai Washington Redskins e dai Minnesota Vikings. Due ricevitori, non qualsiasi. Non sono stati scelti a fine draft. Non sono rookie 2019. Non sono veterani imbolsiti. Si tratta di due ricevitori pescati al primo giro nel 2016. Ragazzi giovani, quindi. Con un contratto garantito di quattro anni. L’opzione per il quinto campionato -riservata agli atleti chiamati al primo giro – non era stata esercitata dalla due squadre. Un segnale abbastanza chiaro del loro futuro. Il taglio però è la certificazione del marchio “bust”, suggellata dall’essere scivolati tra i waiver senza far alzare sopracciglio alcuno a nessun general manager.

Le poche scintille di Doctson, comunque capace in tre anni di raggranellare 81 ricezioni, 1100 yard e 8 touchdown, non sono bastate a nascondere la mancanza di continuità e i molti infortuni che lo hanno frenato. Mancano persino i lampi nel curriculum di Treadwell, incapace di guadagnarsi il ruolo di terzo ricevitore – minimo sindacale per una prima scelta arrivata nel Minnesota con ben altre speranze. Le statistiche? Dopo un imbarazzante primo anno da una ricezione, nei due successivi è arrivato a totalizzare 40 ricezioni, 517 yard, un solo touchdown e troppi errori.

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Il 2016 è stato un annata doc per i ricevitori bust al primo giro. E oltre al Sassicaia Treadwell e all’Amarone Doctson c’è almeno un altro Barolo nella cantina. Corey Coleman in tre anni ha già cambiato quattro squadre. Scaricato dai Cleveland Browns che l’avevano scelto. Fugaci apparizioni nei roster di Buffalo Bills e New England Patriots, senza presenze. Tentativo di rimettersi in carreggiata con i New York Giants interrotto dalla rottura dei legamenti del ginocchio. Anche nel suo caso tantissimi acciacchi a frenarlo. Mai una stagione completa e appena 61 ricezioni, 789 yard e 5 td in tre anni. Fu scelto per primo, tra i tre. Al numero 15.

Doctson e Treadwell furono le “pick” consecutive 22 e 23, preceduti alla 21 da un altro wide, ancora non considerabile come meteora, ma tartassato pure lui da una miriade di infortuni: Will Fuller V. Gli Houston Texans hanno esercitato l’opzione per il quinto anno e Fuller è l’unico dei quattro ricevitori scelti al primo giro nel 2016 ancora nella squadra che lo ingaggiò. Il 2019 sarà un anno chiave per la sua carriera, che finora gli ha visto saltare prima due, poi sei, poi 9 partite. Il suo bottino statistico non ha nulla a che vedere con il trio Doctson-Treadwell-Coleman, forte di 107 ricezioni, 1561 yard e 13 touchdown.

Se divise per le partite giocate non sono disprezzabili, restano comunque modeste, nel complesso. Valgono poco più di una stagione sola di Michael Thomas, che i New Orleans Saints (certo, loro hanno un tale signor Drew Brees a passare l’ovale, ma bisogna imporsi alla sua attenzione) pescarono con il numero 47 al secondo giro. Di che anno? 2016. Perché sì, è una frase fatta: ma il draft è una scienza inesatta.
*AGGIORNAMENTO – Dopo che è stato chiuso il pezzo è arrivata questa news.

I Vikings ci provano. Abbozzano una sorta di sliding door e firmano Doctson. Che cosa avrebbe potuto succedere se il draft fosse andato diversamente? Lo scopriremo nelle prossime settimane quando l’ex Redskins cercherà spazio tra Olabisi “Bisi” per tutti Johnson (rookie sorpresa) e Chad Beebe, favorito per lo slot. Ha già giocato con Kirk Cousins, e fu il suo secondo bersaglio preferito. Ma ne prese poche, il quinto peggiore della Nfl tra chi aveva ricevuto più di 50 target.

In un passato nemmeno troppo remoto i ricevitori sbocciavano al terzo anno. Ora c’è meno pazienza, il frullatore gira più velocemente, ma considerando gli infortuni Doctson potrebbe essere valutato come un terzo anno. I Vikings ci provano. Jay Gruden ha deciso di passare oltre.

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