NFL Preview 2017: Houston Texans

La missione Brock Osweiler è fallita e Houston, retorica a parte, ha un problema. Non che la stagione sia andata male, anzi. Un facile cammino in schedule ha consentito di conquistare 9 vittorie a fronte di 7 sconfitte e di prendersi la AFC South per il secondo anno consecutivo, pur senza particolari meriti. Le avversarie si sono escluse a vicenda dalla corsa e un ancor più fortunato accoppiamento al Wild Card Game contro i Raiders, privi di un qualsiasi quarterback affidabile, ha consentito una gita a Foxborough per il Divisional.

Partita dall’esito scontato, certo, ma i Texans hanno lottato fino all’ultimo. La difesa continua a restare il reparto leader di squadra e, con il rientro di J.J. Watt, la situazione non può che migliorare esponenzialmente. L’attacco deve trovare una propria identità, per evitare di fermarsi alla prima vera difficoltà.

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OFFENSE

Promettere 72 milioni di dollari in quattro anni a un quarterback che conclude la stagione con il 59% al lancio, mettendo insieme più intercetti (19) di quanti siano stati i touchdown pass (17), può essere considerato quantomeno un azzardo.

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Osweiler è stato spedito a Cleveland insieme a una seconda scelta nel prossimo Draft per togliersi di dosso il peso di un contratto terrificante. In Ohio sarebbero poi arrivate anche la scelta n° 25 del 2017, insieme alla prima del 2018, per assicurarsi la posizione numero 12 e, di conseguenza, Deshaun Watson.
Il quarterback da Clemson rappresenta la seconda chance di all-in per Houston, che non avrà pick fino al terzo giorno la prossima estate e deve augurarsi che si dimostri NFL-ready già ai blocchi di partenza.

Il parco ricevitori è giovane e di alta fattura. A partire da DeAndre Hopkins, che ha sofferto la penuria di giocate di qualità (78 ricezioni su 150 target), ma resta affidabile e produttivo. Grande stagione da rookie per Will Fuller (13.5 yard di media in 47 ricezioni), mentre Braxton Miller ha sofferto il disagio collettivo del reparto fermandosi alla misera quota 99 yard.

Non ha deluso la coppia di tight-end composta da C.J. Fiedorowicz e Ryan Griffin, che ha totalizzato 1.001 yard e 6 touchdown. Le alternative per Tom Savage, attuale starter, e per Watson non mancano, insomma. Lamar Miller regala forza e vitalità al backfield, in cui si è aggiunto D’Onta Foreman, una forza della natura se tiene il peso sotto controllo, con l’89° chiamata al Draft. La linea offensiva si doveva potenziare con maggior efficacia e la sola scelta di Julie’n Davenport, solido quanto acerbo, al quarto giro non può bastare.

Tutto sommato, comunque, il reparto può regalare soddisfazioni se imparerà a crescere unito e determinato. Watson (e Savage) permettendo, ovviamente.

DEFENSE

Quando torna in squadra il tre volte Defensive Player of the Year, nonchè leader e volto vincente del reparto e di squadra, lo spirito del roster si rianima. Watt è pronto a scrivere un’altra stagione mostruosa, dopo i 76 sack raccolti in appena più di cinque annate in NFL. Magari spingendo ulteriormente Jadaeveon Clowney in un processo di ritorno ai livelli devastanti del college già cominciato sul finire della scorsa stagione, dopo essere stato frenato dagli infortuni e dal peso della prima scelta assoluta nelle prime stagioni nella Lega.

Il front seven spaventa chiunque, soprattutto se i problemi fisici lasceranno in pace i principali protagonisti. Alle spalle di Brian Cushing cresce Zach Cunningham, scelta n° 57 che promette di essere tra le possibili steal del Draft. Sull’altro lato del campo agisce, invece, Benardrick McKinney, spaventoso a quota 129 tackle e 5 sack nelle 16 partite giocate. Infine, aggiungiamoci pure Carlos Watkins alla 142, atletico e talentuoso uomo di linea difensiva.

Le gravi perdite nella secondaria si faranno sentire, in particolare quella di A.J. Bouye (16 pass deflected), andato a rinforzare i Jaguars. I soldi per trattenerlo e confermare la seconda miglior secondaria per passing yard nel 2016/17 c’erano. Ora, invece, alle spalle dei veterani Kareem Jackson e Johnathan Joseph, i due cornerback titolari, c’è speranza viva soltanto per Kevin Johnson, prima scelta nel 2015. Andre Hal (7 pass deflected e 2 intercetti) è la certezza tra le safety, K.J. Dillon, invece, rappresenta una delle scommesse più interessanti per i Texans.

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COACHING STAFF

Coach Bill O’Brien ha fatto miracoli nei tre anni a Houston, rivitalizzando una squadra persa e portandola, pur con molti passi falsi e tanta buona sorte, fino al Divisional. Da qui in avanti, però, il compito sarà ancor più arduo e la scelta di non convocare alcun offensive coordinator non pare delle migliori.

Bill O'Brien Texans

Ulteriori pressioni sulle spalle di O’Brien, dunque, che si prende la responsabilità di chiamare anche le giocate offensive dopo il licenziamento, dovuto, di George Godsey. Resta al timone, invece, Romeo Crennel, defensive coordinator autore del miracolo nel reparto più esaltante dei Texans.

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I nostri voti

Offense
Defense
Coaching Staff

Nei 15 anni di storia della franchigia sorprende l'assenza di un quarterback di livello assoluto. Se Watson funziona, l'attacco funziona. La difesa non ha bisogno di conferme e può trascinare la squadra ad ogni tipo di vittoria.

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Alessio Salerio

Scopre il football nella notte dell'upset di Phoenix del 2008, se ne innamora quattro anni dopo grazie ai medesimi protagonisti. Ideatore della rubrica "Colori, episodi, emozioni", negli anni cambiata di nome, non nella sostanza.

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