[NFL] Week 4: Wembley fatale per Philbin (New York Jets vs Miami Dolphins 27-14)

La dodicesima partita giocata a Wembley per la prima annuale dell’ormai consolidato appuntamento europeo con la NFL segna la seconda sconfitta dei Dolphins in tre apparizioni londinesi, ma segna anche un punto di non ritorno per la franchigia di Stephen M. Ross, che difatti al rientro in patria silura il già traballante head coach Joe Philbin.

E’ il secondo anno consecutivo in cui la trasferta di Londra diventa decisiva per il futuro di un head coach (lo scorso anno Dennis Allen fu licenziato dai Raiders dopo la sconfitta proprio con i Dolphins a Wembley), ed in generale perdere a Londra non fa bene alla salute sportiva degli head coach, se è vero che su 12 partite disputate, ben sei head coach delle squadre perdenti sono stati licenziati subito dopo la partita o comunque al termine della stagione.

Wembley 2015

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Ma facciamo un salto indietro a prima dell’inizio della sfida tra New York Jets e Miami Dolphins. La solita magica atmosfera che pervade tutte le partite a Londra pervade la capitale britannica già dal giorno precedente, con un pullulare di maglie NFL per strada, sul tube, nei negozi, nelle vie del centro e, in generale, dovunque ci si giri. Quest’anno, poi, c’è una sorta di competizione con i tifosi del rugby, in terra d’Albione per assistere alla Coppa del Mondo che si disputa proprio in queste settimane.

Sabato pomeriggio, nell’affollatissimo mercato di Portobello, tra una maglia di Dan Marino (o Ryan Tannehill) ed una di Erick Decker, spuntavano anonime (non avendo l’usanza di mettere il nome dietro la schiena) maglie scozzesi, irlandesi, australiane e italiane, in una sfida a distanza che ha però visto prevalere (almeno ai nostri occhi) le casacche a stelle e strisce.
Wembley è la solita bolgia di colori, odori, lingue diverse e maglie dall’improbabile al nazional-popolare (abbiamo avvistato una famiglia, padre, madre e due figli, tutti rigorosamente con la maglia n.12 di Tom Brady… un po’ di fantasia no, eh?), e lo stadio si divide, come spesso accade, abbastanza equamente tra le due contendenti.

Giocando in casa, anche per l’effetto-bandierine, la predominanza cromatica è appannaggio del verde acqua di Miami, ma dal punto di vista vocale nessuna delle due squadre supera l’altra.
L’organizzazione sembra leggermente sottotono rispetto al solito, Laura Wright canta l’inno inglese e Brian McKnight quello americano, ma per la prima volta non ci sarà un halftime show.

La partita inizia subito in salita per i Dolphins, che non riescono a muovere il pallone più di tanto e devono subito restituirlo ai Jets. La squadra di New York mette subito in chiaro come andranno le cose nel pomeriggio: Fitzpatrick pesca subito sul profondo Marshall per un guadagno di quasi 60 yard, poi palla ad Ivory per due volte consecutive, la seconda delle quali termina in touchdown.

Ivory New York Jets

I Dolphins sono imballati e bloccati, e non riescono a sviluppare alcun tipo di azione, sia essa di corsa o di passaggio, mentre i New York Jets si affidano alle corse di Ivory ed all’inventiva di Fitzpatrick per guadagnare terreno e portarsi in raggio di field goal. Nick Folk piazza due calci che portano i Jets avanti 13-0 e finalmente, a metà del secondo quarto, i Dolphins sembrano destarsi dal torpore in cui sono rimasti fino a quel momento.
Ci vogliono però due lunghe penalità di interferenza di Revis e Gilchrist rispettivamente su Landry e Cameron per permettere a Miami di arrivare sulle 8 yard, da dove Tannehill trova Stoneburner per il touchdown del 13-7.

Abbiamo una partita? Decisamente no.

Tannehill continua a sparare palloni fuori bersaglio, mentre il gioco di corsa non trova sbocchi da nessuna parte, e prima della fine del primo tempo Fitzpatrick allunga ancora le distanze trovando Decker in end zone per un altro touchdown.
Il primo drive della ripresa vede i Jets allungare ancora, questa volta con l’ex Ram Zac Stacy, che segna con un off tackle dalle due yard e sembra mettere in ghiaccio la partita.
E’ vero che manca ancora tutto un tempo ed il punteggio è “solo” di 27-7, ma Miami non accenna a reagire, e New York continua a macinare yard con Ivory facendo anche correre l’orologio.
L’intercetto di Bowman ai danni di Fitzpatrick alla fine del terzo quarto sembra ridare vigore ai Dolphins, che infatti segnano con Stills (al suo primo touchdown in maglia Dolphins) su passaggio di Tannehill.

Stills Miami Dolphins

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I Jets iniziano a farsi male da soli, annullando un bel primo down preso in scramble da Fitzpatrick con un holding, e Miami sembra prendere un po’ più di iniziativa.
Tannehill mette la palla per aria e lo fa in maniera più ordinata, ed i risultati arrivano con il touchdown di Landry che riceve in solitudine una yard fuori dalla end zone. Peccato che Parker decida di commettere un’interferenza offensiva che vanifica la segnatura (sarebbe stato il 27-21 con oltre quattro minuti sull’orologio), e sul quarto tentativo Tannehill si fa intercettare da Revis in end zone.

Non finisce qui, comunque, perché i Miami Dolphins sono finalmente in palla anche in difesa, e riescono a rientrare in possesso dello sferoide prolato con tre minuti sul cronometro. La rimonta è difficile, ma Miami deve provarci. Peccato che Philbin (o forse è meglio dire il suo OC Lazor) dimentichino completamente le pagine del playbook con i giochi di corsa e decidano di andare solo per via aerea. Va bene che il tempo è poco e le segnature da realizzare sono due, ma mettere palla a terra almeno un paio di volte forse non avrebbe fatto male. A mettere la parola fine sulla partita (e sull’era Philbin a Miami) ci pensa Williams, che intercetta l’ultimo lancio di Tannehill per Cameron e sigilla il risultato di 27-14 per i Jets.

Detto delle conseguenze nefaste della sconfitta per i Dolphins, resta da annotare la convincente prestazione fornita dai Jets, ai quali si possono contestare solamente le 14 penalità per ben 163 yard. Un totale simile contro i Patriots (tanto per fare un nome a caso di un rivale di division) difficilmente porterà allo stesso esito finale ottenuto contro i Dolphins, e nella settimana di bye che aspetta i Jets possiamo immaginare che Todd Bowles lavorerà parecchio con la squadra per ridurlo.

 

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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