Una breve storia dello “sferoide prolato”
La parte conclusiva dell’incipit su Huddle Magazine di Giovanni Ganci, mio amico e mio allenatore durante un periodo della mia modesta carriera di giocatore di football, menziona il termine “sferoide prolato”. Confesso di essermi chiesto pigramente più di una volta l’esatto significato del termine, rimandandone sempre un’analisi più approfondita dell’etimologia. Ebbene uno sferoide prolato non è altro che uno sferoide “a punta” piuttosto che “schiacciato” o, in termini matematici, uno per il quale il raggio polare è maggiore di quello equatoriale. Un uovo simmetrico (con la stessa forma alle due estremità) ha la forma approssimativa di uno sferoide prolato. Nella definizione di Hilbert and Cohn-Vossen uno sferoide prolato è una superficie di rotazione ottenuta ruotando un ellisse sul suo asse principale. Questo breve articolo si ripropone di ripercorrere a grandi linee la storia del pigskin (pelle di maiale) oggetto del contesa sul gridiron (graticola).
Innanzitutto, va sfatato il mito dell’origine del termine “football”: la palla, come vedremo più avanti, misura meno di un piede e la maggior parte degli storici lega la scelta del nome al fatto che lo sport discende dal calcio, al quale ha assomigliato molto nei primi anni (ad esempio marcature da un punto e un enorme numero di calci prima dell’introduzione dei down).
Ma ritorniamo alla nostra storia. Il football è caratterizzato nei primi incontri giocati alla fine del XIX° secolo da una palla di forma pressocchè tonda (altra somiglianza con il calcio), costituita da un sottile strato di pelle all’interno del quale è gonfiata la vescica di un maiale. Nelle parole di Henry Duffield, testimone oculare dell’incontro Princeton – Rutgers del 1869:
la palla doveva essere tonda ma somigliava di più a un ovale. Era troppo difficile gonfiarla nella forma giusta. L’incontro era stato interrotto molte volte quel giorno … le squadre chedevano una chiavetta dalle sidelines per sbloccare la valvola ripiegata all’interno della palla, e a turno gonfiarla. L’ultimo di solito si stancava e rimetteva in gioco un oggetto con una forma piuttosto asimmetrica.
A volte gonfiare la palla necessita più di mezz’ora poichè la cucitura che tiene insieme la vescica deve essere aperta e poi ricucita al termine delle operazioni.
Nel 1887 un lanciatore dei Boston Red Sox (squadra cara a Coach Ganci) di nome Spalding produce la prima palla di pelle completa di lacci. Sebbene somigli più a una palla di rugby, l’ovale di Spalding marca l’inizio della forma a “sferoide prolato” così come la conosciamo.
Il primo prototipo “standardizzato” di palla dalla tradizionale forma allungata arriva all’inizio del XX° secolo, anche in virtù dell’introduzione, nel 1906, del forward pass. Nel tempo le estremità a punta della palla diventano più pronunciate e il corpo più affilato più per semplice evoluzione e necessità che grazie a regole dettate. Solo nel 1920 i palloni iniziano a essere dotati di lacci “precuciti” che riducono drasticamente le complesse operazioni di gonfiaggio.
Il football professionistico moderno nasce nel 1920 con la creazione della American Professional Football Conference, che si trasforma nel 1922 nella National Football League. La Lega ha in dotazione la Spalding J5-V come palla ufficiale. Elmetti di cuoio e corse da “tre yarde e una nuvola di polvere” caratterizzano i primi anni della disciplina, spesso paragonata a una guerra di attrito.
Nel 1932, primo anno per il quale si dispone di statistiche, il miglior passer della Lega è Arnie Herber dei Green Bay Packers con 34 completi su 104 tentativi per 639 yarde con 9 TDs e 9 intercetti. Le formazioni impiegate dagli attacchi nella stragrande maggioranza delle azioni sono la T e la Single Wing. La Lega dovrà aspettare il 1939 per avere un QB con almeno 200 tentativi. Oltre alla naturale evoluzione del gioco che all’epoca è incentrato quasi completamente sulle corse, uno dei motivi per lo scarso numero di passaggi è la forma della J5-V, che all’epoca somiglia di più a un pallone da rugby, difficile da maneggiare e ancor più da lanciare.
Nel 1935 la NFL decide di ufficializzare le misure della palla riducendone la circonferenza a un valore tra 21-1/4 e 21-1/2 pollici. La lunghezza della palla è accorciata a un valore tra 11 e and 11-1/4 pollici, con l’aria all’interno tra i 12.5 e i 13.5 psi e un peso tra le 14 e le 15 once. Queste dimensioni rimangono ancora le stesse al giorno d’oggi, cosi come la forma della palla, descritta come uno “sferoide prolato sin dal 1890.
Nel 1941 la Wilson subentra alla Spalding e lega il proprio nome all NFL, un connubio che dura ancora oggi. Il pallone viene soprannominato “the Duke” in onore di Wellington Mara, che nel 1925 ha fondato i New York (football) Giants. Il padre di Mara lo chiama così in onore del Duca di Wellington, appunto, “the Duke”. Il nome “the Duke” sparisce nel 1969 (anno del merger AFL-NFL) per tornare nel 2005 (anno della morte di Mara). La richiesta di chiamare così la palla arriva da George Halas, proprietario dei Bears, che intende ringraziare Mara per il lucrativo contratto che il proprietario dei Giants è riuscito a ottenere con la Wilson.
Il materiale dei palloni è una pelle di vacca lavorata (non maiale) dalla Horween Leather Company di Chicago, che fornisce la pelle impiegata per le palle ufficiali ininterrottamente dal 1941. Nel 1955 la Wilson introduce il materiale denominato “Grip-Tite”, che rende le palle più appiccicose e ne semplifica l’impugnatura, specie in situazioni di pioggia.
Nel 1956, grazie anche al progresso raggiunto nel campo dell’illuminazione artificiale, vengono abbandonate le palle di colore bianco usate per le partite in notturna sin dal novembre del 1929 (bianche con due anelli neri), che permettevano alle squadre con uniformi bianche di nascondere la palla agli avversari, specie durante le corse.
Dal 1956 verrà usata una palla simile a quella attuale, eccezion fatta per i due anelli bianchi alle estremità, eliminati nel 1976 poichè la pittura bianca creava problemi di grip. Le palle usate dalla NCAA hanno ancora mezzo anello bianco, mentre quelle impiegate dalle High School hanno ancora l’anello completo.
Nel 1981 viene introdotta la trama “Ultra Pebble” che migliora ulteriormente l’impugnatura. All’interno della palla c’è una vescica high-tech di tre strati di poliuretano. Due degli strati sono costituiti da poliuretano standard mentre il terzo è costituito da un materiale segreto. Infatti, la ricetta per la vescica è talmente segreta che visite alla fabbrica della Wilson in quel settore sono vietate. I lacci, inizialmente di fragile cotone, simile ai lacci delle scarpe, adesso sono in PVC estruso che è molto più durevole.
Una scatola contente 24 palle nuove è aperta prima di ciascuna partita della NFL, 12 vengono messe in gioco all’inizio di ciascuno dei due tempi. Dopo la partita le palle sono usate in allenamento.
Immagini da Pro Football Hall of Fame
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