Il Complesso di Sauron: i tifosi di Green Bay e l’anello

So che mi farò qualche antipatia, ma mi trovo bene con il mio essere misantropo, quindi chissenefrega.

E’ necessario fare una piccola digressione: Green Bay è un anonimo pallino sulla carta geografica degli Stati Uniti, la 286ma città per popolazione. Fondata da un canadese francofono che gli diede il nome di “Baia dalle acque puzzolenti” (sic. La Baie des Puants), diventò la sede di una squadra di football professionistico tra le protagoniste dell’epoca pionieristica della APFA/NFL (dove nacquero e sparirono 40 squadre tra il 1920 ed il 1932) ma che dopo l’ultimo titolo del 1944 scivolò in un quindicennio di risultati mediocri. In questo periodo grigio per GB, la lega venne scoperta dalla TV ma i grandi bacini di ascolto erano altrove rispetto alla puzzolente baia del Wisconsin e lo stesso presidente della lega Joseph Carr lo sapeva bene, spingendo per i grandi centri del nordest (New York, Detroit, Pittsburgh, Philadelphia, Washington).

Tuttavia alcuni accorgimenti per la conservazione della lega, in gran parte legati alla televisibilità delle squadre, costruirono il retroterra per la nascita dei Packers che dominarono la scena negli anni ‘60, ma con la partenza di Lombardi dalla baia, la mediocrità tornò e dominò quasi ininterrottamente fino agli anni ‘90 quando la TV commerciale e quella satellitare iniziarono a far conoscere mediaticamente questo sport anche al di qua dell’oceano.

Nell’immaginario di ogni persona che ebbe i primi contatti con la NFL in quegli anni, il quarterback Brett Favre rappresenta una delle icone della lega, e se fino a pochi anni prima i Packers potevano considerarsi una delle squadre meno interessanti della NFL perché lontane dai grandi palcoscenici e senza giocatori da copertina, l’era Favre li elesse come perenne contender e come squadra perfetta per iniziare a “tifare”.

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Chiuso il rapporto Favre-GB, i Packers si ritrovarono, grazie ad un marchiano errore a posteriori dei 49ers, un altro quarterback dalle incredibili doti, Aaron Rodgers. Nel brillante quarto di secolo in cui questi due ragazzi sono stati sotto il centro, Green Bay, Titletown per gli amici, perenne contender, ha vinto la bellezza di…

Due Super Bowl.

Minchia, solo due? In venticinque anni?!
Si, perché vincere il Super Bowl è difficile, a meno che tu non sia Bill Belichick.
Il problema però non sono tanto le prestazioni ritenute da molti tifosi sotto le possibilità, quanto lo sviluppo del dibattito tra i fan su queste prestazioni, specialmente qui nel nostro bel paese.

Riassumendo, molto semplicemente: non sappiamo perdere.

Purtroppo il tifoso italiano medio ha un background diverso da quello americano, sebbene questo divario si stia assottigliando più che altro per il rapido imbarbarimento dei secondi: gli schemi con cui si parla di calcio in Italia, intaccano volenti o nolenti anche gli altri dibattiti sportivi.
Per un tifoso versione “social” dei Packers, la perenne ricerca di un colpevole in un gioco violento ma allo stesso tempo dalla dinamiche finissime ed estremamente complicate non è più un divertente passatempo da lunedì mattina, come potrebbe essere per un medio tifoso dei Jaguars, ma una ansiogena occupazione che prende tutta la settimana, essenzialmente a causa di questo scollamento tra la realtà ed i power ranking di preseason.

Semplificando, nuovamente: i Packers posseggono un quarterback destinato alla Hall of Fame, un coach che ha vinto un anello, e il manuale Aranzulla del compilatore di ranking prestagionali NFL dice chiaramente che questo basta per essere sempre messi tra i primi dieci. Al tifoso questo basta, in una masturbazione mentale che va da febbraio ad agosto aspettando come al solito che qualcuno dei due sopra elencati porti l’anello che GB si merita in quanto Titletown, un po’ come se un tifoso della Pro Vercelli si aspettasse tutti gli anni lo scudetto.

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Ho vissuto tutto questo Complesso di Sauron in prima persona, e me ne sono stufato in fretta, non ho più voglia di urlare la mia idea ben sapendo che non ho un contatto diretto e continuo con lo staff della squadra, con i giocatori, con il Front Office e con tutti i mille cazzi e mazzi che contribuiscono all’enorme puzzle di una franchigia di una lega professionistica che, comunque, ha come primo obiettivo quello di produrre soldi. Ho più volte semplificato all’estremo il mio pensiero in “Fire McCarthy” ed è una delle quattro esemplificazioni-tipo di un tifoso di Green Bay:

  • McCarthy è un incompetente
  • Il Front Office prende bidoni
  • Rodgers non ci fa più vincere le partite
  • Abbiamo una gran sfiga

Il concetto che tutte e quattro queste esemplificazioni portano è molto semplice: c’è un responsabile quasi unico nei mancati risultati, che è fondamentalmente una stupidaggine in uno sport di squadra, ma che raccoglie consensi. Così nel mondo del tifo dei Packers vediamo nascere fazioni, sempre più arroccate sulle posizioni, sempre più frustrate dalla lontananza dell’anello, mentre tutti lo vincono, persino gli Eagles che l’ultima volta che avevano vinto qualcosa era stata in un film, con una nomination agli MTV Awards.

Riguardo ai primi tre casi, si sprecano le infografiche, le statistiche, gli screen, i copincolla dei tweet degli esperti americani, delle dichiarazioni degli stessi coach/giocatori/ex-giocatori che portano acqua al mulino delle varie fazioni. Si rivendicano analisi predraft su giocatori che dovevano essere draftati o che NON dovevano essere draftati.
Si sogghigna alle prove inconsistenti di giocatori che si detestano aprioristicamente, si predice sarcasticamente la successiva chiamata, si cerca di avvertire che malessere c’è nell’aria dalle reazioni dei giocatori in sideline, ci si ritrova persino ad augurarsi tafazzianamente di non qualificarsi ai playoff per non avallare lo status-quo e procedere alla pulizia etnica dei soggetti colpevoli. Manca il grido “honestà!”.

Il quarto caso, che ho lasciato per ultimo, è il più malinconico, e forse quello che meno ha a che fare con i tifosi dell’ultimo momento, magari affetti da vari gradi di bandwagonerismo.
Si tratta di una fetta di ragazzi non più ragazzini, affezionati ai video di Youtube dei due Super Bowl vinti e delle magie di Rodgers, ma ammaccati dalle vicende della Green Bay dell’ultimo ventennio, di Bostick, di Nick Collins, di Jonathan Franklin, degli infortuni a Rodgers, dei #BarrHaLaMammaMaiala, che si sono convinti semplicemente che la sfiga perseguiti la Baia. Si guardano allo specchio, mentre il tempo tiranneggia, mentre la magia di Cenerentola svanisce, mormorando contro la sfortuna.

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A tutti quelli che si rivedono in queste categorie vorrei solo far provare un decennio da Buccaneers, o da Jaguars, o da Jets, o da qualche squadra disastrata che da anni cerca un coach decente, un QB che non lanci la palla come Tebow o non si pippi la linea delle 50 yard come Manziel, che non abbia un rating come Nathan Peterman. Insomma un bel bagno prolungato di mediocrità, per tornare a vedere senza le lenti deformate del perenne contender che ormai sono solo un problema più che una risorsa.

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3 Commenti

  1. Buon giorno. Complimenti per l’ articolo. Trovo che ai colpito nel segno. Ritengo Green Bay un ottima squadra, che a la fortuna di avere Rogers. Però si guarda troppo allo specchio,si convince di essere forte, e poi tutti gli anni non arriva ai playoff. O se ci arriva,viene eliminata subito. E come ai scritto, i tifosi si convincono di avere una squadra forte,magari da titolo. E poi la triste realtà li colpisce cone un treno. Ma poi vedono il router, vedono le statistiche, e pensano ancora di essere forti. L’ esempio e quest’anno. Dove la squadra parte con i pronostici favorevoli. Ma fatica con le squadre sulla carta meno forti. Però con un Po di fortuna e 2-3 risultati favorevoli si trova a lottare per un posto ai playoff. Che probabilmente non raggiunge. E allora il tifoso penserà alla sfortuna,e che l’allenatore a sbagliato, e andrà su Youtube a vedere il meglio di Favre,e i Super Bowl vinti. E si convincerà che sono forti,e che l’anno prossimo sarà l’anno buono.

  2. Ahimè.. Confesso di far parte del quarto, malinconico, caso..con due ulteriori agravanti: non sono giovane, e poi da quest’anno non riesco a vedere la partita in diretta, la “sofferenza” e così forte che raramente vado oltre il secondo quarto, quindi controllo il risultato il lunedi mattina e mi guardo la partita senza Ansie il pomeriggio dopo. Dopo la cocente inspiegabile sconfitta con i Rams, una sorta di stanchezza e rassegnazione si è impossesata di me.. e sto diventando un simpatizzante dei Browns. Non sto mica tanto bene!

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