[NFL] Week 10: Alle aquile la difesa dei cieli (Atlanta Falcons vs Philadelphia Eagles 15 – 24)

Grazie alla corsa da 8 punti di Ryan Mathews (TD + 2pt conversion), arrivata a 3.36 dal termine, i Philadelphia Eagles completano la prima “comeback victory” della stagione e fortificano ulteriormente il proprio Lincoln Financial Field, portando lo score casalingo a 4 vittorie in altrettanti incontri.

La partita ha seguito il solito copione che ormai da inizio anno va in scena in Pennsylvania; il fronte difensivo dei padroni di casa, attento in copertura e aggressivo nel tackling, è riuscito a serrare le maglie e intrappolare i malcapitati falchi, in quella stessa morsa che si era già rivelata letale per attacchi ben attrezzati come quelli di Pittsburgh e Minnesota; oltre ai Browns, che però, quest’anno avrebbero difficoltà anche contro i “winless Lions” del 2008.

Se gli Steelers, che con Big Ben al timone avevano realizzato 31 punti di media nelle prime 2 partite, si erano dovuti accontentare di metterne appena 3 a tabellone; ai Vikings era toccata una sorte molto simile perchè, dopo 5 vittorie nelle prime 5 partite con 24 punti di media, a Philadelphia avevano racimolato il misero bottino di 10 punti, 7 dei quali tra l’altro, erano arrivati solo nel finale a giochi già decisi.

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Per questo match però, sembravano esserci le condizioni ideali per assistere ad una storia diversa da quella raccontata dai precedenti. Gli Eagles apparivano decisamente sgonfi rispetto alle prime brillanti prestazioni e le brucianti sconfitte divisionali subite a Dallas e New York nelle ultime 2 settimane, gettavano ulteriori dubbi sulla tenuta psicofisica della squadra.

Inoltre i Falcons si erano presentati sulla soglia del rifugio rivale, vantando il miglior attacco della lega per yard guadagnate a partita (443) e punti segnati (33,8) e, ben che l’opinione pubblica fosse spaccata in due sul pronostico finale, quantomeno concordava nell’attendersi una riconferma ad alti livelli da parte del reparto orchestrato da Kyle Shanahan.

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Come spesso accade però, le previsioni, per quanto razionali possano apparire, restano disattese; la perfetta macchina da punti rossa è rimasta inceppata e il gioco prodotto, troppo prevedibile e timido, si è ripetutamente infranto contro il muro di gomma sapientemente eretto da Jim Schwartz che, snap dopo snap, ha sottratto fiducia all’undici avversario.

In situazioni come queste è difficile scindere i meriti della difesa dai demeriti dell’attacco e, se è pur vero che da una parte il reparto arretrato di Philly ha disputato una partita a tratti esemplare, dall’altra il fronte offensivo gerogiano è stato irriconoscibile, finendo col cadere proprio su quelli che si erano dimostrati i punti di forza.

Su tutti, è venuta a mancare la varietà di soluzioni che, nelle precedenti giornate, avevano portato Ryan a coinvolgere più target diversi rispetto a chiunque altro, rendendo l’attacco un vero incubo da affrontare per gli avversari.

Le assenze di Coleman e Tamme, per quanto elementi fondanti degli schemi di Shanahan, non bastano certo a spiegare la prestazione incolore del 2 in maglia rossa che, quando messo in difficoltà, ha abbandonato la sua indole glaciale, cercando sempre rifugio tra le mani sicure di Julio Jones.

Il suo bottino finale di 135 yard in 10 ricezioni, stona contrapposto alle 132 yard complessivamente guadagnate da tutti gli altri suoi compagni in appena 8 ricezioni, con Sanu, chiamato in causa in appena 2 occasioni, calato forzatamente nel ruolo di spettatore non pagante e Gabriel, autore dello spettacolare TD da 76 yard che era valso il momentaneo vantaggio, rimasto fermo a quell’unica ricezione.

Disporre di un fenomeno come l’11 è chiaramente un vantaggio decisivo ma, quando possiedi un’arma tanto più forte rispetto alle altre, rischi di abituarti alla sua efficacia, al punto da non trovare contromisure nelle rare volte in cui i nemici riescono a disinnescarla.

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I drops arrivati nel finale, ben che naturale conseguenza di palle spesso forzate in doppia copertura (talvolta tripla, come nel caso del 4th e 5 fallito nel finale), hanno negato ogni possibilità di rimonta ai rossi e fatto finire anche Jones sul banco degli imputati.

Sullo stesso banco è finita di diritto anche l’intera linea dei Falcons che, oltre ad essere collassata qualche volta di troppo in pass protection, ha oltremodo faticato ad aprire varchi per le corse di Freeman. Il runner da Florida State dovrà accontentarsi di chiudere la partita ben al di sotto dei suoi standard, mettendo in cascina appena 49 yard in 12 portate.

Ben che buona parte degli onori di questa vittoria spetti di diritto alla grande prestazione difensiva, gli Eagles sono riusciti a prevalere anche a palla in mano, grazie a un running game impeccabile che ha permesso a Mathews e Smallwood di correre in faccia alla retroguardia avversaria, togliendo dalle spalle del giovane Wentz, la pressione che nelle ultime uscite lo aveva portato a commettere errori fatali.

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A caricarsi il peso dell’attacco ci ha pensato la Mathews&Matthews; con il primo che, per parafrasare le parole dello stesso Wentz, “ha corso rabbiosamente” conquistando in solitaria 109 yard e facendosi trovare pronto ad azzannare la giugulare dei falchi, realizzando gli unici 2 TD targati Philly; e con il secondo, che ha imperversato nella secondaria ospite priva di Trufant; evidenziando, nel caso ce ne fosse stato bisogno, come questa non possa prescindere dal suo miglior CB.

Con un reparto corse così funzionante (208 yard complessive) Wentz si è potuto limitare a controllare la partita evitando tournover e, escludendo il goffo fumble della prima metà, che per sua fortuna si è risolto in un FG calciato a lato da Bryant, la valutazione finale è positiva.

La difesa di Atlanta è stata più lacunosa del solito ma, pur non avendo mai messo davvero in difficoltà i rivali, è riuscita a tenere aperta la partita fino all’ultimo possesso anche se, in realtà, spesso è stato proprio l’attacco avversario a mettersi i proverbiali bastoni tra le ruote, commettendo penalità del tutto gratuite.

Questi regali non sono costati la partita solo grazie ai Falcons che, non solo hanno accettato di partecipare a questa gara all’errore, ma sono riusciti anche a spuntarla, coronando le 67 yard concesse dalle flag, con un extrapoint sbagliato da Bryant e un intercetto lanciato da Ryan nelle mani di McKelvin nell’ultimo drive.

Gli Eagles avranno poco tempo per festeggiare la vittoria perchè, malgrado il record positivo (5-4), abitano ancora i bassifondi della NFC East e nei prossimi incontri dovranno prima far visita ai Seahawks, freschi di vittoria in casa dei Patriots, per poi ospitare i Packers di Rodgers.

Ad oggi, avendo perso tutti gli scontri divisionali, i playoff sembrano poco più che un miraggio ma, se riusciranno a trovare continuità di rendimento anche lontani dalla Pennsylvania e, soprattutto, se abbandoneranno quella tendenza all’autodistruzione che li sta oltremodo penalizzando, possono ancora regalare qualche sorpresa.

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Per i Falcons il discorso è totalmente diverso perché, essendo ancora saldamente al comando della NFC South, saranno fautori del proprio destino. La bye week consentirà ai ragazzi di Dan Quinn di studiare al meglio le cause di questa brutta sconfitta e di svuotare l’infermeria, per tornare pronti tra due settimane, a difendere il proprio Dome dagli assalti di Cardinals e Chiefs.

Il risultato di questi due incontri sarà fondamentale per evitare di arrivare a giocarsi negli scontri divisionali delle ultime giornate, l’accesso a quella post season che la gente di Atlanta brama dalla scorsa sciagurata stagione.

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Gabriele Morelli

Ingegnere 26enne di Torino, appassionato cronico di sport trova nel football l'unione perfetta di tutti i suoi interessi. Non chiamatelo di notte... potreste disturbarlo mentre guarda una partita!

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