Il massimo risultato con il minimo sforzo

Il 4 novembre 2007, al vecchio Metrodome di Minneapolis, di fronte a 63034 spettatori, Adrian Peterson stabiliva il nuovo primato per yard corse per partita con 296, una in più di quante ne aveva corse Jamal Lewis quattro anni prima in una partita dei suoi Baltimore Ravens contro i Cleveland Browns.
Una prestazione eccezionale, quella di Peterson. 30 portate, con una media di 9,9 yard di guadagno, la corsa più lunga di 64 yard (alla quale aggiungere un altro touchdown da 46 yard ed un’altra corsa da 35) e tre touchdown segnati. Un record costruito soprattutto nel terzo e quarto periodo, dopo che Peterson aveva chiuso il primo tempo con quattordici corse per 59 yard.

Adrian Peterson 2007

Ci sono altri giocatori, però, che hanno portato il medesimo contributo alla loro squadra (tre touchdown) faticando molto ma molto meno. Per descrivere le loro prestazioni, possiamo usare la frase fatta “ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo”.

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Il perfetto esempio di questa filosofia si chiama Booker Russell, running back degli Oakland Raiders, che nel 1979, in una partita contro i San Diego Chargers (che, curiosamente, saranno la sua squadra nella stagione 1980) raggiunge il massimo dell’efficienza portando palla per tre volte, guadagnando tre yard e segnando tre touchdown contribuendo al 45-22 con cui i Raiders battono i Chargers. Fare di meglio non era umanamente possibile. Il running back principale di quei Raiders era Mark Van Eeghen, un fullback capace di guadagnare 818 yard totali in stagione con sette touchdown al proprio attivo, e che in quella partita tira la carretta (22 per 95 il suo totale finale, con un touchdown segnato), per lasciare la palla in mano a Russell per ben tre volte in situazione di goal line. In definitiva, Van Eeghen costruisce e Russell finalizza.

Booker Russell non è il solo “finalizzatore seriale” che la storia NFL ricordi.

Qualche settimana dopo la sconfitta contro i Raiders, infatti, i Chargers rendono visita ai New Orleans Saints, ed in questa occasione è il running back di San Diego Hank Bauer a mostrare un’efficienza letale. I suoi touchdown sono sempre tre, come quelli di Russell, ma le portate sono quattro, e l’unica corsa che non termina in touchdown è una perdita di due yard, portando così il totale di Bauer ad uno stranissimo ed inconsueto 4 portate per 1 yard e 3 touchdown. Singolare la coincidenza per la quale anche Clarence Williams, il runningback più prolifico dei Chargers nel 1979, giochi nella posizione di fullback, proprio come Van Eeghen. Nonostante i Chargers dell’epoca fossero una delle squadre più votate al gioco aereo (i nomi di Dan Fouts e Don Coryell dovrebbero dirvi qualcosina in proposito). Per Bauer, comunque, la finalizzazione delle azioni di Williams si dimostrò una costante, nella stagione 1979, come testimoniano i suoi 8 touchdown in sole 22 portate totali (e 28 yard guadagnate).

Hank-Bauer

Passano venti anni esatti prima che Mario Bates, running back con all’attivo diverse ottime stagioni a New Orleans, arrivi agli Arizona Cardinals praticamente a fine carriera, con la prospettiva di vedere il campo con molta meno regolarità del passato. Il suo totale in stagione parlerà di 72 corse per 202 yard e 9 touchdown, molto lontano dai totali delle sue migliori stagioni (nel 1995 sfiorò le 1000 yard stagionali). L’anno di Bates ai Cardinals, però, viene illuminato dalla prestazione contro i Minnesota Vikings al Divisional Playoff. Bates segna tutti e 21 i punti per i Cardinals, ma ciò non basta ad evitare che i Vikings ne segnino il doppio e si qualifichino per la finale di conference. In quella partita è Adrian Murrell a portare più frequentemente la palla per Arizona ma, arrivati sulla una yard, l’onere e l’onore della segnatura spetta a Bates, che finisce la partita con 4 corse effettuate, 3 yard di guadagno e 3 touchdown segnati.

Mario Bates Cardinals

L’ultimo episodio di “alta efficienza realizzativa” riguarda un running back di livello decisamente superiore ai tre citati in precedenza: Jerome “The Bus” Bettis (nella foto di copertina).
Dopo una carriera eccezionale tra Los Angeles Rams e Pittsburgh Steelers, nel 2004 non è più lo starter degli acciaieri (gioca 215 partite di cui solo 6 come starter), ma è ancora in grado di dire la sua e di portare il peso dell’attacco sulle sue spalle. Le portate totali sono comunque sempre 250 e le yard quasi mille, ed il 2004 è la stagione più prolifica per quanto riguarda le segnature, per “The Bus”. Aiuta di certo la partita di esordio stagionale contro gli Oakland Raiders. Il running back titolare è Duce Staley, appena arrivato dai Philadelphia Eagles, ed è proprio lui a portare palla maggiormente durante tutta la partita, come testimoniano le 24 portate sulle 35 corse totali degli Steelers. Quando la palla è sulla una yard, però, in campo ci va Jerome Bettis, e nei cinque tentativi totali a disposizione, “The Bus” segna tre touchdown, corre per zero yard e corre per meno due. Il totale recita: 5 corse, 1 yard guadagnata, 3 touchdown segnati.

Con questi numeri, in situazione di primo e goal dalla una yard, che la palla la porti Bettis, Russell, Bates o Bauer, il successo è praticamente assicurato con il minimo sforzo. Chi non vorrebbe un finalizzatore con queste percentuali, in squadra?

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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