Analisi dei nuovi Coordinatori/Assistant Coach di Panthers e Bears
La fine della stagione NFL ha visto quest’anno cambiare molte sideline. Molte franchigie infatti inizieranno il prossimo campionato con un nuovo head coach alla guida. Così sarà per i Denver Broncos con Nathaniel Hackett, i Chicago Bears con Matt Eberflus, i New York Giants con Brian Daboll, i Las Vegas Raiders con Josh McDaniels, i Jacksonville Jaguars con Doug Pederson, i Miami Dolphins con Mike McDaniel, gli Houston Texans con Lovie Smith, i New Orleans Saints con Dennis Allen ed i Minnesota Viking con Kevin O’Connell.
Quello che si vuole invece sottolineare in questo contributo è come l’arrivo di un nuovo capo allenatore porti con sé anche altri cambiamenti all’interno dei coaching staff. Cambiamenti a volte più evidenti (i coordinatori dell’attacco o della difesa o degli special team), altre meno (i coach che allenano specifiche posizioni o situazioni) ma che alla fine incidono non poco sul futuro delle rispettive squadre.
Un esempio in tal senso viene da una franchigia che non ha cambiato il capo allenatore. In Carolina infatti Matt Rhule, nominato head coach dei Panthers nel 2020 (con una sola stagione NFL nel curriculum come offensive line coach dei Giants otto anni prima) decise di portarsi dietro otto assistenti da Baylor.
Fra questi l’offensive coordinator Joe Brady, 30enne considerato un guru dell’attacco che, sulla carta, avrebbe dovuto far esplodere la offense dei Panthers. Due stagioni dopo, con un record di 10-23, si dice che Rhule sia riuscito a conservare il posto solo a patto di ingaggiare un nuovo offensive coordinator di esperienza. La scelta è caduta sull’ex head coach dei Giants Ben McAdoo. Un allenatore con esperienza NFL (sedici anni) e, in questo, una netta inversione di tendenza rispetto a Brady (due stagioni come assistente con i Saints).
Con McAdoo sono arrivati anche il wide receivers coach Joe Dailey, l’assistente di linea offensiva Robert Kugler (che sostituirà Tony Sparano Jr.), l’offensive line coach James Campen e la promozione di Kevin Gilbride (defensive analyst di Carolina quest’anno) a tight ends coach al posto del partente Brian Angelichio.
Tutti questi cambiamenti, che al grande pubblico possono sembrare di secondaria importanza, rivestiranno invece un ruolo fondamentale nel tentativo di Rhule di rivitalizzare una offense che è risultata essere 29° in points per game (17.9), 30° in total yards (298.9) e seconda per numero di turnovers concessi (29).
Altra situazione particolare, rispetto alla quale si dovrebbe andare al di là del nome scelto come head coach, è quella dei Bears. Chicago infatti ha deciso di licenziare Matt Nagy dopo una stagione da 6-11 e di rimpiazzarlo con Matt Eberflus, nelle ultime quattro stagioni defensive coordinato di Indianapolis. Con il club dell’Illinois che ha anch’esso come problema principale quello di migliorare un attacco costruito intorno al quarterback al secondo anno Justin Fields, la scelta di un head coach difensivo è parsa alquanto strana. Di conseguenza, l’attenzione si è spostata sullo staff offensivo che Eberflus avrebbe assemblato.
La scelta per la posizione di OC è caduta su Luke Getsy. Al 37enne ex quarterbacks/passing game coordinator dei Packers toccherà quindi il compito di creare un sistema che possa aiutare lo sviluppo di Fields e consentire così ai Bears di migliorare una fase offensiva che nella stagione appena conclusa ha visato Chicago finire 24° in total yards prodotte e 27° in punti segnati.
Per questo, anche se hanno avuto meno highlights, altrettanto importanti quanto quella di Getsy devono considerarsi le scelte del quarterback coach (Andrew Janocko, arrivato dai Vikings) e dell’OL coach (Chris Morgan, ex Steelers) soprattutto se, come sembra, il nuovo OC vorrà introdurre una variante del sistema offensive di Mike Shanahan.
