[NFL] Week 4: Atlanta Falcons vs New England Patriots 23-30

I Falcons per confermarsi una delle squadre candidate al titolo della NFC, i Patriots per dissolvere i dubbi di chi li aveva visti vincenti solo a causa della pochezza degli avversari incontrati finora. Erano queste le attese prima del Sunday Night della quarta settimana, partita molto attesa anche per la sfida tra Tom Brady e Matt Ryan, due quarterback dalle caratteristiche tecniche simili, anche se il primo rimane sempre qualche spanna più su in termini di visione di gioco e decision-making.

Atlanta cercava anche di scrollarsi di dosso la nomea di squadra che alla distanza viene rimontata, così come successo una settimana fa contro Miami. Una sconfitta che avrà in ogni caso ben poco in comune con quella che ci apprestiamo a descrivervi.
La verità è infatti che New England è quasi sempre stata avanti nel punteggio, e nessuna rimonta è stata richiesta. Alla base di questo andamento c’è la difesa dei campioni della AFC East, che ad inizio partita ha funzionato ottimamente. Aqib Talib ha preso Julio Jones e l’ha fatto volare basso, diremmo invisibile, per tutto il primo tempo. Unico degno protagonista dell’attacco dei rosso-neri Tony Gonzalez, che sin da subito è parso in serata di grazia, portando a scuola i difensori e finendo con 149 yarde e due touchdown l’ennesima partita leggendaria.
Dall’altra parte Tom Brady inizia un po’ tirato con incompleti per Kenbrell Thompkins e Aaron Dobson. La difesa di Atlanta sembra reggere anche senza Asante Samuel, ma crollerà più tardi, quando sul 3 a 0 per i padroni di casa, Matthew Mulligan segna la prima meta della carriera. Nell’occasione Brady (siamo già nel secondo quarto di una partita davvero veloce) dimostra un equilibrio e una precisione davvero rimarcabili, facendo sfilare la palla tra due difensori avversari. Stevan Ridley e Brandon Bolden si alternano nel backfield.

APTOPIX Patriots Falcons Football
Matthew Mulligan

Bolden, Mulligan, Dobson, sembra la cronaca di una partita di Division II giocata tra illustri sconosciuti. Sono i Patriots dei 14 rookie e dei giocatori sottovalutati; una squadra umile che ha un grande allenatore che non recrimina sulle assenze e mette sempre in piedi una squadra competitiva. Che, attenzione, non vuol dire buona squadra, vuol dire squadra competitiva. Dimostrazione? La pressione sul numero 12: inesistente. E va bene che c’era Sebastian Vollmer, al rientro, e va bene che l’infortunio di Nate Solder non è stato grave, va bene la pocket presence di Tom Brady. Ma non subire pressione per tutta la partita contro chi viene considerato una pretendente al SuperBowl è comunque cosa degna di nota per una squadra che in tutto l’attacco è rimaneggiata a dir poco.

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Sul 7 a 3 si fa male Sam Baker, tackle di Atlanta al rientro, dopo aver commesso due penalità. Lamar Holmes subentra, come già fatto in stagione in varie posizioni sulla linea offensiva, ma Ryan ha meno tempo del dirimpettaio. Il che impatta sulla gara solo nel secondo tempo, dopo che Gonzalez aveva portato sul finire di primo tempo i suoi in parità sul 10-10.
Non ci sono aggiustamenti nell’intervallo, quantomeno per la difesa di New England, che ancora tiene fuori dal gioco Julio Jones, non preoccupandosi troppo del convalescente Roddy White e gradualmente prendendo il tempo ai runningback di riserva Jason Snelling e Jaquizz Rodgers riducendo il loro apporto ad una sessantina di yard totali.

Invece in maglia grigio-blu i runningback performanti ci sono eccome, e hanno un rappresentante insperato: LeGarrette Blount torna quello di Oregon e spacca in due la difesa della Georgia per 47 yarde e il touchdown del 20 a 10 ad inizio quarto quarto. Intanto entra nella partita Julian Edelman (ignorato nel primo tempo ma con 118 yarde nel secondo) e Thompkins mette a segno 6 ricezioni per 127 yard e un touchdown, quello subito successivo per il 27 a 13. La partita finisce lì, perchè se è vero che Atlanta si fa spesso rimontare, lo stesso non riusciamo proprio a immaginarlo per New England. Hightower e Mayo coprono tutto ciò che la linea difensiva fa passare, sporcano le tracce dei ricevitori ed il povero Ryan muore con la palla in mano, intercettato da Talib su una palla per, indovinate chi, Jones.

Tony Gonzalez, Logan Ryan
Tony Gonzalez

Vi diamo due giocate che descrivono la partita, e poi vi daremo due giocatori rappresentativi di essa.
La prima giocata è il quarto e due a ridosso della End Zone avversaria giocato sul 7 a 3 New England da parte di Matt Ryan, che lancia altissimo un inspiegabile pallone per il suo receiver, smarcato. Ma a parte quello, l’idea di Mike Smith (perchè la responsabilità è dell’head coach sempre e comunque) è sembrata imperfetta. Come si fa a concedere il fianco così presto, sapendo che la propria squadra è in difficoltà?
La seconda è un terzo e diciannove per New England a ridosso della Red Zone dei bostoniani. Brady trova un ricevitore in mezzo al campo, in una delle poche giocate che l’ha visto in qualche modo sotto pressione. William Moore commette una penalità per unnecessary roughness (parere personale? Inventata) su di esso, e da altre 15 yard agli avversari, che poi segneranno con Thompkins.

E i due giocatori? Uno è Joe Vellano. No, non è un gangster italiano degli anni ‘30, ma un defensive tackle. E l’abbiamo visto compiere un passo laterale felino ed inseguire Ryan nel backfield. Con Vince Wilfork fuori per tutto l’anno (tendine d’Achille) sarà lui la nuova scoperta Belichickiana?
L’altro è Aqib Talib. Come può una squadra firmare un veterano come lui a quelle cifre e per un solo anno è un mistero. Non lo è il fatto che l’ex-Buccaneers si stia dannando l’anima, come ovvio, per avere più soldi l’anno prossimo. Capolavoro della dirigenza; Julio Jones esce dal rettangolo verde senza una sola segnatura, con le sue 100 yard maturate solo a risultato quasi acquisito.
Un 30 a 23 che rilancia alla grande i Patriots, che si trasformano da squadra fortunata che incontra solo deboli a ciurma giovane che spavente i forti. Complimenti a loro.
E attenzione Falcons: i Saints vanno come un treno verso la Post Season, non vorrete far finire la carriera a Gonzalez (per statistiche secondo miglior ricevente di sempre dopo Jerry Rice) senza una ultima apparizione ai Playoff?

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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