[NFL] Wild Card: No touchdown, no party (Detroit Lions vs Seattle Seahawks 6-26)

Il tappettino “commemorativo” della Legion of Boom di Richard Sherman continuerà il tour nelle arene degli Stati Uniti.

Nessuna sorpresa al CenturyLink Field. I Seahawks, imbattuti in casa nei playoff dal 2006, hanno avuto gioco relativamente facile con i Lions e si sono assicurati la possibilità di sfidare Atlanta nel Divisional di domenica prossima.

Il game-plan offensivo di Detroit, considerate le condizioni del dito della mano deste di Stafford, prevedevano una dose massiccia di Zach Zenner e la capacità, da parte dei propri WR, di non lasciarsi sfuggire le poche occasioni che una secondaria del livello di Seattle avrebbe concesso.

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Fin dai primi drive è parso però evidente come il piano dei Lions fosse destinato a naufragare. L’abilità, sui primi down, di Kam Chancellor nel leggere e aiutare sulle corse, con Seattle che giocava sostanzialmente con un uomo in più nel box, per di più unblocked, ha costretto Detroit a troppi 2&long e conseguenti situazioni forate che sono ben riassunte dal 2/11 nei terzi down (0/2 nei quarti) con cui i Lions hanno chiuso la partita.

I drop dei WR hanno fatto il resto riducendo la offense ospite ad un susseguirsi di 3&out che hanno permesso a Seattle di controllare la partita. Fondamentale, sotto questo aspetto, è stato ritrovare, con le 161 yard di Rawls (record di franchigia per yard corse in post season), quel gioco di corsa che per anni è stato marchio di fabbrica della squadra ma che era mancato completamente in questa stagione (25th attacco su corsa, 99.5 ypg) dopo il ritiro di Lynch.

Detto del gioco di corsa, favorito dal buon lavoro di una OL che in partenza dava qualche pensiero al coaching staff dei Seahwks, a sbloccare la sfida (in apertura di secondo quarto) è stata una ricezione da circo di Paul Richardson, autore di una partita impronosticabile, fatta di quattro ricezioni insensate, tutte in momenti importanti, e che hanno spesso vanificato il buon lavoro della difesa dei Lions.

Bene anche Doug Baldwin, leader di questo sottovalutato WR corp, che nell’ultimo periodo ha dato spettacolo: prima con una ricezione insensata e poi “rubando” il TD della staffa a Jimmy Ghraham e chiudendo sul suo personalissimo cartellino con 11 ricezioni per 104 yard.

Nonostante il dominio su entrambi i lati del pallone da parte del team di Pete Carroll, il match è restato in equilibrio per oltre tre quarti grazie ad una difesa ospite che pur concedendo qualcosa sulle corse (Rawls è stato il primo giocatore dal 2012 a finire il primo tempo con +100 yard su corsa) si è dovuta inchinare solo davanti alle catch di Richardson e Baldwin e ad alcune chiamate piuttosto discutibile della crew arbitrale che, in un momento in cui c’era ancora partita e Seattle faticava a concretizzare il proprio dominio, hanno avuto il loro peso sull’economia della partita (face mask di Richardson sul primo TD, blocco irregolare di Wilson per un ampio guadagno di Rawls e almeno due PI generose).

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La sensazione è stata comunque di una Seattle con le mani sempre ben salde sul manubrio, brava nella gestione del cronometro della partita, e capace di prendersi rischi nei momenti chiave(vedi primo TD di Richardson), cosciente dell’impossibilità da parte degli ospiti di far male e che abbia solo aspettato il momento giusto per chiudere una sfida comunque condotta, nel punteggio, dall’ inizio alla fine.

Per Detroit, dopo la buona stagione, è arrivata una doppia beffa finale con il titolo divisionale sfumato all’ultima giornata e l’appuntamento con una vittoria ai playoff, che manca dal 91, nuovamente rimandato. Come ripetuto più o meno da chiunque i Lions sono “buoni” ma non abbastanza.

Stafford ha dimostrato di appartenere all’elite della lega e sarebbe stato interessante vederlo giocare in condizioni fisiche diverse ma in tutti gli altri reparti, nonostante ci sia talento, sembra sempre mancare qualcosa, sia che si parli d’attacco o di difesa. Dopo due apparizioni ai playoff negli ultimi tre anni è lecito attendersi, nella prossima stagione, un definitivo salto di qualità, quello che i tifosi attendono pazientemente da oltre un ventennio, quando, nel 93, i Lions di Barry Sanders vinsero il loro ultimo titolo della NFC North.

Nel Divisional contro Atlanta, il miglior attacco guidato dal miglior OC della Lega, non sarà sufficiente gestire la partita e per avere una chance i Seahawks dovranno essere un po’ più continui con la offense, andando a sfruttare anche quelle che sono le doti di ball carrier di Russell Wilson che, dopo aver avuto qualche problema fisico ad inizio RS ha ritrovato, nell’ultima parte della stagione, l’esplosività e l’elusività che lo hanno sempre contraddistinto.

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La Difesa avrà il compito, non semplice, di mettere la museruola a quella è che oggi è una macchina da punti, capace di far male in tanti modi e con tanti uomini diversi. A complicare l’assunto (per Sea) Dane Quinn, attuale HC di Atlanta con un passato recentissimo da DC dei Sehawks, forse l’uomo che conosce meglio Sherman&Co e che già nella week 6 di RS ha fatto vedere come possa mettere in difficoltà i suoi ex uomini, incluso far perdere la testa al CB#25 (dopo un TD da 35 yard di Julio Jones)

Impossibile indicare una favorita, forse Atlanta per il solo fatto di giocare in casa, ma ci si aspetta una partita equilibrata, che metterà a confronto il miglior attacco e la miglior difesa della NFL e che probabilmente, come in RS, sarà decisa da uno scarto minimo.

Sediamoci comodi e godiamoci lo spettacolo.

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Venite alla nostra festa!!

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Andrea Ghezzi

Padre di Mattia e Lorenzo, Marito di Silvia, Fratello di Zoe (Franci ti voglio bene). Scrivo (poco) e parlo (tantissimo) di Football, anche italiano. Direttore di The Cutting Edge credo solo a tre cose: #mattanza #badaun e #bomboloni.

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