[NFL] Week 16: il Natale malinconico dei leoni (Detroit Lions vs Dallas Cowboys 21-42)

I parenti se ne vanno, si spengono le luci, l’albero e devi uscire anche te. Fuori fa freddo, ti trovi immediatamente con la sensazione di dover riempire quel vuoto di colori e suoni che ora non hai più intorno.

Un Monday Night di lunedì 26 dicembre può essere terribile alla stessa identica maniera. Ancora di più se i tuoi rivali hanno brillato il 24 e la partita che devi affrontare, isolato sotto i riflettori dei media, è contro la migliore squadra in NFC, sul suo campo.

I Detroit Lions vanno con questa sensazione a Dallas, quella di chi è su un’ultima spiaggia strana, giustificata dal fatto che con una vittoria si va ai Playoff e con una sconfitta gli si dice quasi addio. In bilico tra gli avversari di questa settimana, forti ma demotivati, e quelli di settimana prossima, arrabbiati ma meno performanti. Con l’incognita di sapere quanti e quali titolari Jason Garrett risparmierà.

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In breve, il coach del primo seed nella NFC dice “no”. Non risparmierà nessuno. Titolari contro titolari, come doveroso sia, almeno fino al primo infortunio che ti fa mangiare il cappello e dire addio al Super Bowl.

E da spettatori abbiamo sentito lunedì notte il calore dell’eccellenza di questo gioco, scaldarci con un primo tempo incredibile prima che, incomprensibilmente, il forward thinking estremo di Jim Caldwell spezzasse l’incantesimo. Ma ci arriveremo.

Tutti in campo, come detto. Le due linee offensive danno a Dak Prescott e Matthew Stafford tutto il tempo per lanciare. I Cowboys vanno avanti con Brice Butler che riceve dopo che grazie a Cole Beasley Prescott aveva preso qualche primo down cruciale. Lo imita Zach Zenner con il primo dei sui due touchdown, giunto alla fine di un drive lungo in cui Stafford non deve mai affrontare un terzo tentativo.

Poco dopo stesso copione: da una parte Ezekiel Elliot corre per 55 yard l’ennesima meta di un anno indimenticabile, dall’altra i Lions, con maggiore fatica, pareggiano con una corsa dello stesso Stafford su un quarto down. Siamo già abbondantemente dentro il secondo quarto e nessuno se ne è accorto.

Il primo guizzo di una difesa (sack più incompleto su altra pressione) permette a Detroit di non subire per la prima volta in serata, e sul possesso successivo ai Cowboys non succede la stessa cosa. Il prodotto di Georgia trova Eric Ebron per un terzo down convertito brillantemente, poi chiude ancora Zenner: 21-14, Lions avanti e ai Playoff.

Il pareggio arriva poco prima dell’intervallo con Dez Bryant, finalmente protagonista, che riceve il passaggio di Prescott su terzo down. Da notare che solo una penalità aveva poco prima dato nuova speranza ai Cowboys, il cui drive si sarebbe dovuto esaurire prima del passaggio decisivo.

Situazione all’intervallo: pareggio, difese in sede di assestamento, gioco di corse produttivo per entrambe le squadre. Caldwell, perché come già dicemmo in occasione del Super Bowl tra Colts e Saints nel 2010 è lui a doversi prendere la colpa, pensa di non utilizzare più Zenner: ci saranno solo due portate per lui, che nel primo tempo aveva totalizzato 92 yard. Forward thinking, dicevamo, cioè fasciarsi la testa prima di essersela rotta, pensando gli avversari si adeguino e agendo di conseguenza. Finirà 21-42, con Dallas incredula a doppiare una Detroit scomparsa dal campo nella seconda frazione.

Il primo drive del secondo tempo è il primo segnale. Non succede spesso che un possesso si chiuda con un primo down preso ma con una perdita di yard. I Lions ci riescono e Stafford lancia il suo primo intercetto dell’incontro in modo abbastanza prevedibile. Campo corto per i Dallas Cowboys e altra corsa per Elliott, stavolta di una yard.

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Il gameplan, da conservativo, passa a delirante per i Lions. Il loro quarterback è sempre in shotgun, spesso usa la no-huddle, quasi sempre punta a chiudere il down con un passaggio. Ne esce il nulla totale, se pensate che Detroit chiuderà con 20 giochi offensivi in più degli avversari e ventuno punti di svantaggio.

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Segnano anche Jason Witten e ancora Dez. Doppiati, i Lions spengono l’albero ed escono di casa. Con una vittoria sarebbero stati ai Playoff anche in caso di sconfitta settimana prossima contro i Packers, che fanno paura oggi come oggi. Con questa sconfitta, invece, nulla si può dire, potrebbero addirittura andarci i Redskins ai Playoff in caso di L con Green Bay.

Cosa è andato bene? Moltissimo. La linea non ha mai letteralmente abbandonato, anzi, ha dominato il primo tempo, paradossalmente uscendone vincitrice sul campo della migliore in NFL. Stafford è sempre lui, più preciso del solito; insomma, l’eredità del primo tempo è ingombrante, e su di essa Caldwell dovrà costruire quello che ora sembra un miracolo.

Ci scusiamo per il poco spazio lasciato ai Cowboys. Sappiate solo che si comportano bene. Se avranno l’accortezza di far riposare i titolari senza farcelo vedere (leggasi “sperimentando”, per darcela a bere almeno), arriveranno ai Playoff in forma. Questa Dallas del 2016 ci lascia davvero spiazzati: prima irresistibile, poi nella media, poi ancora totalmente superiore a un buon avversario come Detroit. Mai sospendere i giudizi fino alla chiusura della stagione è parso così opportuno.

Così come sembra opportuno identificare in questi Detroit Lions la manifestazione suprema di quel let-down che abbiamo tutti una volta che il Natale passa, i sorrisi scemano e la città è fredda nell’accoglierci. E pensare che bastava riproporre il primo tempo per vincere, o quantomeno per provare a farlo. E invece è come quando le vacanze natalizie terminano e torniamo a lavoro, rimproverandoci per non averle sfruttate a dovere.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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