[NFL] Week 4: Gia fatto? (Miami Dolphins vs Cincinnati Bengals 7-22)

Il quarto Thursday Night della stagione è filato via inaspettatamente veloce, chiudendo sotto le tre ore di partita. Come in tante altre occasioni (fare pronostici nella NFL è un esercizio facilissimo, indovinarli è molto più difficile) anche questa gara alla vigilia veniva vista abbastanza in bilico mentre alla fine è stata totalmente sbilanciata da un lato. Senza troppi sforzi, i padroni di casa hanno prevalso 22-7, ma il divario visto sul campo è stato anche più largo di quanto il punteggio non dica.

Per essere ancora più precisi: i 7 punti dei Dolphins sono venuti sulla loro seconda azione della partita – forse l’unica buona riuscita loro in attacco per tutta la serata – un preciso lancio da 74 yards di Ryan Tannehill per Kenny Stills, che aveva rotto la traccia prevista essendosi accorto di un buco enorme nel campo; eliminando questa azione il divario di 22 punti a zero sarebbe molto più aderente a quanto visto in campo al Paul Brown Stadium.

Una squadra (Cincinnati) che ha giocato complessivamente in modo più che discreto, con un gameplan semplice e – soprattutto – ben eseguito, affidandosi ai suoi punti di forza (…ehm ehm… AJ Green…) e cercando di sfruttare le debolezze degli avversari (…ehm ehm… la secondaria…), contro una squadra (Miami) che ha giocato complessivamente in modo molto meno che discreto, con un gameplan talmente male eseguito da risultare ininfluente e incapace di superare le sue difficoltà contingenti date, nello specifico, dalle pesanti assenze soprattutto nella linea offensiva. Per tacere delle difficoltà “strutturali”.

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La partenza però, è stata un po’ fuorviante. Per tutto il primo drive dei Bengals la difesa di Miami sembra giocare benino e riesce a limitare i padroni di casa ad un field goal. Poi, senza preavviso, in due-giochi-due Miami segna e sembra davvero che si stia per vedere una partita favorevole agli ospiti. Peccato che, da lì in poi, l’attacco tutto-arancio (ricordate la Color Rush?) non ne azzeccherà quasi più una.

Le due squadre si scambiano due 3&out con Miami che piazza un punt da 66 yards (!) costringendo i Bengals (in tutto-bianco-con-motivo-di-tigre-sulle-spalle) a partire dalla proprie 10 yards. Ma lì entra in gioco il numero 18. AJ Green inizia ad abusare della giovane secondaria di Miami (chiuderà con 10 ricezioni, 173 yards e 1 touchdown) e in 7 giochi e poco meno di tre minuti e mezzo i padroni di casa segnano e tornano sopra 10-7. È un’avvisaglia di quello che succederà anche più avanti, con i Bengals e Andy Dalton attenti a sfruttare tutte le debolezze avversarie e la difesa Dolphins incapace di uscire dal campo.

Quando poi ci riesce, l’attacco fa del suo meglio per farcela tornare presto. Non si salvano in molti, da quel lato della palla (forse solo il solito Jarvis Landry), ma si capisce subito che la linea offensiva proprio non c’è; l’assenza anche del LT titolare Branden Albert costringe i Dolphins a un rimescolamento completo dei ruoli, con il rookie Laremy Tunsil che debutta nel suo ruolo naturale, ma gli equilibri già fragili nel reparto saltano del tutto.

Ryan Tannehill è sempre sotto pressione e a volte ci mette pure del suo; come a due minuti dalla fine del primo tempo quando non vede arrivare Carlos Dunlap e, con lui, il fumble che i Bengals convertiranno in altri tre punti per il 16-7 di metà gara.

All’intervallo i numeri di tempo di possesso, giochi e yards sono imbarazzanti per i Dolphins e raccontano una partita in cui i padroni di casa hanno tenuto palla per il doppio del tempo degli avversari. E nel secondo tempo si capisce presto che la musica non è destinata a cambiare molto: 4 minuti e mezzo di drive per Miami, chiuso con un ennesimo sack su un terzo down cruciale; 4 minuti di drive per Cincinnati, chiuso con il quarto field goal di Mike Nugent.

Dopo un altro 3&out degli ospiti, non si vede come la gara possa riaprirsi. Un piccolo sobbalzo lo si ha alla fine del terzo quarto, quando a Dalton sfugge uno snap e la palla rotola indietro di una quindicina di yard, ma il quarterback di casa riesce a ricoprire il fumble e, per soprannumero, i Bengals chiudono anche il drive con un altro field goal.

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L’attacco di Miami continua nella sua serataccia e, poco dopo la seconda e unica azione pregevole della serata, 25 yard di passaggio su Landry, Ryan Tannehill provvede a demolire qualsiasi piccolo eventuale capovolgimento di inerzia con un lancio troppo basso e in bocca al cornerback avversario. Mancano cinque minuti, ma tutto finisce lì.

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La curiosità adesso è sul capire se sta finendo anche la pazienza di Adam Gase. Dopo la stentatissima vittoria con Cleveland aveva ammonito i suoi con un minaccioso “Now perform or get benched”, “Da adesso chi non produce va in panchina”.

Dopo questa sconfitta, che catapulta i Dolphins 1-3, sono in molti a doversi preoccupare. La partenza della stagione era sicuramente dura, con tre trasferte difficili su quattro partite, e ne sono uscite altrettante sconfitte; è però il modo in cui le partite sono state giocate (soprattutto le ultime due) il vero problema e adesso, con quattro partite in casa di fila, è imperativo capovolgere la tendenza o i playoffs anche per quest’anno rimarranno una chimera.

I Bengals hanno pareggiato la classifica (2-2) e già questo non va male. Però l’impressione è che quest’anno la squadra abbia perso qualcosa rispetto allo scorso anno e che non sia più una forza indiscussa come nel recente passato, specialmente in una AFC North dal ritrovato equilibrio.

Il rientro dalla squalifica di Vontaze Burfict darà soprattutto una mano alla difesa, che finora è stato il reparto più in difficoltà ma bisognerà attendere gli scontri divisionali veri più avanti (al di là dalla sconfitta con gli Steelers della seconda giornata) per chiarirsi le idee sulle vere possibilità delle tigri dell’Ohio. Che comunque, almeno per una notte e vestite di bianco, sono tornate a ruggire nella loro tana.

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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