Fields domina in New England, il MNF è dei Bears (Chicago Bears vs New England Patriots 33-14)

Sorpresa inaspettata, o forse no? Dal lato Bears sì, senza dubbio. Da quello dei Patriots il quesito è più insidioso e il nodo da sciogliere sembra più ingarbugliato di quello che si potesse pensare.

Chicago vince per 33-14 al Gillette Stadium con una bella prova di squadra, un lavoro corale che manda fuori giri gli avversari del lunedì notte e persino i tifosi di parte; difficile leggere questi Bears, i quali passano da due sconfitte insipide, senza tono, voglia e gioco, ad una vittoria catartica su un campo storicamente ostico agli orsi. Come si possa schizzare in aria da zero a cento in una settimana rimane un mistero, ma gli indicatori a questo punto volgono al positivo perchè nella notte i Bears mostrano carattere, muscoli e forte volontà, di fatto gli elementi che erano mancati durante tutto il pregresso di questo difficile mese di ottobre.

Queste sono le vittorie che gasano e che possono rilanciare le speranze di un gruppo fin qui molto poco solido, per caratteristiche tecniche e per qualità individuali o di sistema di gioco che si voglia…

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Queste sono le iniezioni di energia che caricano il serbatoio, perchè una vittoria in New England nel prime time è adrenalina pura persino per chi ormai ha già rinunciato a qualsiasi “sogno di gloria”.

Questo è un risultato da accogliere con grande gioia e profonda ammirazione, poichè alla pioggia di critiche piovuta sulla squadra dopo la desolante sconfitta contro Washington ha fatto seguito una reazione degna di lode. Quanto incida la pochezza dei Patriots durante il Monday Night Football rimane un fattore da non sottovalutare, perchè la staffetta Zappe-Jones inciampa costantemente sulla brillante difesa di Chicago, abile nel mettere a segno ben 3 intercetti!

Splendono Kyler Gordon, Jaquan Brisker ed il solito, marmoreo, Roquan Smith (ieri notte 1 intercetto, 12 tackle e 1 sack). La luce di questi tre difensori abbaglia i quarterback di casa più dei riflettori nella fredda foschia del Foxborough, l’attacco di New England riaggangia il vagone per una tratta ma poi perde il treno e deraglia impietosamente fuori dai binari nonostante qualche lampo da parte dei suoi ricevitori.

Chicago vince con la testa, ma soprattutto con le gambe: quelle di Khalil Herbert che supporta il primario di ruolo David Montgomery (anch’esso bene), e quelle di Justin Fields che percorrono più yard di tutti solcandone ben 82 con anche un touchdown.

Decifrare Justin Fields a questo punto diventa più complesso che mai perchè l’up and down legato alla costanza del suo rendimento è quasi inspiegabile. Come un QB possa essere totalmente incapace di convertire i down, di segnare, o di impostare il gioco come in occasione della sfida contro i Commanders, per poi presentarsi pochi giorni dopo devastando non una formazione a caso, ma la formazione del grande Bill Belichick, resta un mistero. Fields si è mosso bene, ha persino lanciato pulito se pur l’immancabile intercetto arrivi con estrema puntualità e se pur i suoi numeri sul lavoro aereo siano sempre poco incisivi.

Gli scatti di Justin bruciano il terreno e le sue movenze nello scrambling sono qualcosa di favoloso, specie se valutiamo l’ennesima prova incolore di una linea offensiva trasparente.

Oggi Chicago si sveglia con il sorriso dopo qualche settimana di bronci pesanti e musi lunghi. Fa specie il fatto di ritrovare questa squadra sul record di 3-4 appaiata con i cugini del Wisconsin; due record identici, ma due sensazioni totalmente opposte poichè da una parte il progetto Rodgers 2.0 avrebbe dovuto guidare Green Bay a nuove vette, mentre dall’altra “l’anno zero numero 10” avrebbe dovuto consegnare una stagione irrilevante agli almanacchi del football col solo ed unico obiettivo di presentarsi al 2023 in una nuova condizione e con una forma tutta diversa.

Forse oggi “soffrono” gli scettici, quelli che davano Chicago alla prima scelta assoluta nel prossimo draft. I Bears, fin qui, non hanno avuto particolari meriti e la cosa bisogna ammetterla (io per primo ho esposto il mio pensiero che, vista la situazione, forse questa squadra avrebbe meritato di perderle tutte). Ma la stagione è lunga e cambia da un momento all’altro e ancor di più, noi, essendo di casa, sapevamo che la sostanza in gran parte mancava ma il progetto sarebbe potuto essere meglio delle predizioni degli esperti; quindi abbiamo pronosticato un 6-11 come record finale con tutta la serenità del caso.

Oggi abbiamo “scollinato” e siamo a metà strada da questo piccolo e forse inutile obiettivo, da qui in avanti il nostro cammino potrebbe essere in discesa (o meno insidioso).

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alex cavatton firma area 54

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