[NFL] Miami Dolphins 2016: che ne sarà di noi?

Ok, i Miami Dolphins hanno battuto i New England Patriots nell’ultima giornata della regular season NFL. I Patriots, che non vincono a Miami da quattro anni, si stavano giocando il primo posto nella AFC e hanno giocato piatti e senza intensità (…cioè non da Patriots), i Dolphins giocavano solo per il pubblico e per l’orgoglio e hanno giocato concentrati e determinati (…cioè non da Dolphins).

Tutto questo non deve però far dimenticare quanto successo durante tutto l’anno, visto che nel sud della Florida l’offseason è ufficialmente iniziata e che i prossimi giorni/settimane/mesi porteranno cambiamenti drastici nell’organizzazione dei Dolphins in tutti i settori legati al football giocato. Le uniche due “certezze certe” sono che il prossimo anno il Sun Life Stadium avrà una copertura nuova di zecca (il che consentirà a Miami di rientrare nel giro del Super Bowl) e che l’unica persona sicuramente salva è Mike Tannenbaum, Vice President of Football Operations.

Del resto, quest’anno il capo allenatore, l’offensive coordinator, il defensive coordinator e il general manager che avevano iniziato la stagione non sono arrivati all’ultima partita. Tutti licenziati in corso d’opera, probabilmente per la prima volta nella storia della NFL: la chiara dimostrazione di quanto sia stato grave l’errore di confermare Joe Philbin lo scorso anno e di quanto male fosse costruito lo staff organizzativo dei Dolphins.

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La decisione più grossa è quindi quella di riempire le caselle di comando: trovare un nuovo General Manager, un nuovo Head Coach e, con lui, un nuovo staff tecnico. E il primo posto è stato già riempito, a tempo di record, da quello che era un candidato interessante e interno al tempo stesso, cioè Chris Grier, attuale capo degli scout e molto ben considerato fra gli addetti ai lavori nella NFL.

Sul fronte coach, al nuovo capo allenatore verrà chiesto prima di tutto di “riparare” quarterback e difesa; il “prescelto”, chiunque sarà (e Tannenbaum ha già detto più volte che la ricerca non escluderà possibilità di alcun tipo) dovrà saperlo fare e/o dotarsi di uno staff in grado di farlo. Al momento è in corso la fase delle interviste, sia con coordinatori ritenuti pronti per il passaggio di ruolo (Teryl Austin da Detroit, Anthony Lynn da Buffalo, Adam Gase da Chicago), che con persone già esperte nel ruolo di capo allenatore (Mike Shanahan, Doug Marrone, Mike Smith); in mezzo alle tante voci emerge anche la quasi certezza che Dan Campbell non sarà più al comando il prossimo anno.

Miami Dolphins interim head coach Dan Campbell

L’interim coach ha dimostrato di avere della buona stoffa e avrà sicuramente un’intervista formale e la possibilità di giocarsi le sue carte per il “posto fisso” ma si è visto che non ha ancora l’esperienza per essere un capo allenatore di successo; quasi nessuno dei problemi che ha ereditato dalla gestione precedente è stato risolto, il suo record finale – al di là di qualche buona prestazione – rimane deludente e, a meno che non trovi il modo di circondarsi di assistenti di prim’ordine, il “cambio di cultura” chiesto dal proprietario Stephen Ross non depone a favore delle sue possibilità di rimanere head coach (ma non sarebbe del tutto sorprendente una sua permanenza a Miami con un ruolo inferiore).

In attesa della scelta del coach, del mercato e del prossimo draft (dove i Dolphins sceglieranno al numero 8) vale comunque la pena di fare qualche compitino per casa, buttando un occhio al roster per iniziare a capire cosa potrebbe succedere in vista del prossimo anno e – soprattutto – valutando gli impatti delle possibili mosse sul monte salari, senza cui tutti i discorsi sono solo la classica “aria fritta”.

Premessa 1:  le cifre a cui si fa riferimento ora sono comunque provvisorie (le trovate qui); al momento i Dolphins sarebbero in grossi problemi, dovendo rifondare la squadra quasi completamente e trovandosi più o meno a 6,5 milioni di dollari sopra il salary cap previsto per il 2016. Però ci sono alcune operazioni elementari (a.k.a. “tagli e ristrutturazioni contrattuali a giocatori che adesso prendono più soldi di quanto hanno dimostrato di meritare”) che potrebbero riequilibrare la situazione in modo abbastanza semplice, creando un buono spazio di manovra per free agency e draft 2016.

Premessa 2: questa non vuole essere una lista esaustiva e le sorprese sono all’ordine del giorno, soprattutto in una lega professionistica come la NFL in cui, al di là della passione dei tifosi e dell’aspetto sportivo, “business is business”. Le mosse che i Dolphins dovranno fare sono tante, per riequilibrare un roster che nel 2015 ha mostrato tutti i suoi limiti, soprattutto dal punto di vista della profondità nei vari ruoli. E questo a prescindere da quanto male questo stesso roster sia stato allenato nell’ultimo anno.

Quarterback

Ryan Tannehill non andrà da nessuna parte, a meno una clamorosa trade tutta da scrivere. Nel 2016 peserà circa 11,5 milioni di dollari sul cap che non sono pochi ma sono un prezzo che ci può stare per un quarterback di valore. Potrebbe esserci una richiesta di ristrutturazione ma ciò che è lecito attendersi è che arrivi a Miami un po’ di concorrenza per lui, quella che da quando è stato scelto al pick numero 8 (coincidenza…) non ha mai avuto. Il 2016 deve essere per Tannehill l’anno del “make or break”, anche perché dal 2017 il suo contratto lascia poco scampo. Motivo ulteriore per trovare un nuovo coach che sia un “quarterback whisperer” e che riesca a capire se l’investimento dei Dolphins sull’ex-Aggie può ancora fruttare o se è meglio cambiare rotta.

Ryan Tannehill Miami Dolphins

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Nel draft 2016 a Miami pare piaccia molto Paxton Lynch, ma difficilmente il quarterback di Memphis sarà ancora disponibile quando toccherà ai Dolphins scegliere; in free agency non ci sono, al solito, molte opzioni attraenti con i vari Cousins, Bradford e Osweiler a guidare il pacchetto ma che presumibilmente rifirmeranno per i loro attuali club. Fra gli “unrestricted free agent” (UFA) c’è anche il backup Matt Moore che probabilmente quest’anno potrebbe lasciare Miami liberando 2,6 milioni nel cap. Qualche settimana fa Miami aveva attivato il terzo qb Logan Thomas (ex Arizona Cardinals) dalla practice squad ed è probabile che la mossa avesse l’obiettivo di non rischiare di perdere il giocatore: a lui potrebbe essere data la possibilità di competere per il ruolo di backup.

Running back

Lamar Miller è UFA e quest’anno non è stato trattato benissimo dallo staff tecnico. A lungo dimenticato nel play-calling, le volte che è stato chiamato in causa ha sempre offerto il suo contributo dimostrandosi una delle armi migliori in attacco. Ciononostante, nel finale di stagione le sue statistiche sono scese e questo rende la decisione sul suo futuro una delle più interessanti dell’offseason.

lamar-miller-miami-dolphins

Il mercato dei running back non è più quello di una volta ma a 24 anni e avendo dimostrato il suo valore è facile ipotizzare che altre squadre possano offrire cifre interessanti all’ex-Hurricane. La domanda è cosa saranno disposti ad offrire i Dolphins ma per la risposta bisogna aspettare; l’ipotesi più probabile è che Miller finisca per accasarsi altrove e che i Dolphins decidano di puntare a tempo pieno sul rookie Jay Ajayi, magari affiancandogli qualcuno di più produttivo di Damien Williams, se non addirittura un fullback.

Wide receiver

Le poche certezze che si possono avere sul futuro roster dei Dolphins sono qui: il prossimo anno i primi tre ricevitori in aqua-orange saranno Devante Parker, Jarvis Landry e Kenny Stills: giovani, forti ed economici (circa 4 milioni di impatto sul cap fra tutti e tre) e non c’è altro da dire.

Jerome Landry Miami Dolphins

È invece molto probabile che Rishard Matthews (UFA) trovi altri lidi: visto il rapporto conflittuale con il vecchio staff e il livello di prestazioni che ha esibito non dovrebbe faticare molto a trovare una squadra che lo paghi più di quanto Miami potrebbe fare per un quarto ricevitore. Greg Jennings ha un impatto stimato di 5.5 milioni, il che lo rende uno di quei tagli ovvi accennati prima; potrebbe tornare al minimo sindacale come “presenza anziana nello spogliatoio” ma è tutto da vedere che abbia voglia di farlo o che, a 32 anni, non decida addirittura di appendere il casco al chiodo.

Tight end

Un’altra operazione ovvia è il contratto di Jordan Cameron: 9,5 milioni sono decisamente troppi per un tight end che non abbia l’impatto di Gronkowski e Cameron, ovviamente, non lo ha. La sua situazione sarà una delle prime decisioni che andranno prese dal nuovo staff: Cameron è un eccellente giocatore anche se quest’anno è stato usato poco e perderlo aprirebbe un problema ancora più grosso.

Jordan Cameron Dolphins

A quelle cifre, comunque, quantomeno una ristrutturazione gli verrà proposta: lo scorso anno Charles Clay è stato sacrificato per molto meno. Dion Sims, l’altro tight end, non sembra in discussione e Jake Stoneburner, che qualche buono sprazzo lo aveva mostrato, è free agent ma con Miami che ne detiene i diritti esclusivi.

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Offensive line

È da troppo tempo ormai il cuore di tutti i problemi dei Dolphins (e in parte anche di quelli di Tannehill, che detiene il triste primato di quarterback più sackato della lega con 186 sack subiti in 4 anni). Anni di tentativi, di scelte alte al draft (Jake Long, Jonathan Martin…), di free agent costosi (Jake Grove, Shelley Smith, Damion McIntosh, Justin Smiley, Marc Colombo… ok, può bastare) e di coach/guru chiamati al capezzale di un malato sempre grave (qualcuno si ricorda di Hudson Houck?) con la costante di pochi risultati apprezzabili per un reparto tuttora alla ricerca di stabilità e rendimento.

Mike Pouncey Miami Dolphins

Questa offseason si ricomincerà partendo da tre pezzi: il centro Mike Pouncey e i due tackle JaWuan James e Branden Albert. James è ancora sotto il contratto da rookie ma gli altri due pesano sul cap per 10 milioni a testa, quindi una ristrutturazione sarà sicuramente tentata. Quasi ogni altro giocatore in organico nel reparto è nulla più di un backup (ehm, ehm… Jason Fox) quindi se qualcuno rimarrà sarà (auspicabilmente…) solo in quell’ottica.

Defensive tackle

28,6 milioni di dollari: i servizi di Ndamukong Suh per il 2016 a Miami hanno questo prezzo. È ovvio che qui DEVE esserci margine per ristrutturare perché nessuno nella NFL vale quei soldi per un solo anno e un’operazione del genere conviene ad entrambi.

Jordan Phillips Miami Dolphins

Dato per assodato che una partenza di Suh da Miami sarebbe una sorpresa per tutti, il prossimo anno al suo fianco è sicura la presenza di Jordan Phillips, che nel suo anno da rookie ha bene impressionato e fatto vedere ottime potenzialità. Earl Mitchell, invece, impatta sul cap 2016 per 3,5 milioni, troppi per un DT di riserva ed è probabile che venga sacrificato. Il resto sono solo riempitivi, compreso DeAndre Coleman, prossimo UFA.

Defensive end

Per quanto triste sia, a 33 anni, reduce da un infortunio grave e con un peso sul cap di 9,8 milioni di dollari, è probabile che Cameron Wake abbia giocato la sua ultima partita in maglia Dolphins. La possibile partenza del #91 apre una voragine nel roster, considerando che il suo sostituto designato, cioè Dion Jordan, verrà ricordato come il peggiore draft bust nella storia dei Dolphins (e ha comunque un impatto sul cap 2016 di più di 6 milioni, sempre a proposito di operazioni “ovvie”).

Cameron Wake Miami Dolphins

Diventa quindi critica la situazione di Olivier Vernon che, per quanto incline a qualche stupidaggine o falli gratuiti di troppo in campo, è un ottimo giocatore e il migliore pass rusher nell’attuale organico; sfortunatamente è anche free agent (come pure Derrick Shelby) e in questo ruolo – si sa – girano molti soldi. Quanto i Dolphins vorranno/potranno spendere per trattenere l’ex-Hurricane influenzerà molto tutte le strategie di mercato e del draft.

Quinton Coples, firmato a stagione inoltrata dopo essere stato tagliato dai Jets con un contratto che cuba 7,7 milioni, rientra fra le operazione ovvie di cui sopra.

Linebacker

I Dolphins stanno ancora pagando la sciagurata offseason del 2013 quando tagliarono Karlos Dansby e Kevin Burnett (entrambi giocatori da 100 tackles a stagione) per rimpiazzarli strapagando Donnell Ellerbe e Philip Wheeler. Nessuno dei due è più a roster da un pezzo ma sul cap pesano ancora quasi 3 milioni di ‘dead money’ del contratto di Wheeler; nel frattempo nel ruolo si è creato un vuoto preoccupante mai più riempito.

koa misi miami dolphins

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Koa Misi, il giocatore più esperto, non è mai stato un fuoriclasse e nel 2016 peserà quasi 5 milioni di dollari, quindi anche per lui il taglio è un’eventualità probabile. Jelani Jenkins e Kelvin Sheppard sono i due giocatori più migliorati ultimamente ma il primo è reduce da un infortunio e il secondo è UFA. Quest’anno fra gli undrafted si sono fatti notare Zach Vigil e – soprattutto – Neville Hewitt e sono gli unici due per i quali si può essere ragionevolmente sicuri di un ritorno in un qualche ruolo. Insomma, qui c’è davvero da metterci le mani…

Cornerback

Per Brent Grimes vale quasi lo stesso discorso fatto per Cameron Wake, con l’eccezione dell’infortunio. Ha 33 anni, è il migliore a roster nel suo ruolo ma ha un impatto esagerato sul cap 2016 (9,5 milioni). Quest’anno ha iniziato a mostrare chiari segni di declino (un cornerback non particolarmente alto come lui o gioca sull’anticipo sorretto dall’atletismo o, contro i ricevitori che girano oggi nella NFL, non ce la può fare – e a Grimes tocca sempre il miglior ricevitore avversario) e comunque, come detto, rimane il migliore cornerback dei Dolphins. Se aggiungiamo al quadro i problemi creati nell’ambiente dall’esuberante moglie ci sono tutti gli indizi per immaginare che un suo addio non sia così assurdo o improponibile. Lo scenario più probabile potrebbe essere un rinnovo a costi inferiori.

Miami Dolphins cornerback Brent Grimes

 

Il vero problema è che dietro a Grimes c’è poco. Jamar Taylor, il titolare designato scelto al secondo giro nel disgraziato 2013, ne ha fatte di tutti i colori e sarà quasi certamente tagliato (risparmiando poco più di un milione). Brice McCain peserà 3,5 milioni, che sono troppi per un giocatore che avrebbe dovuto essere il nickel corner. Bobby McCain e Tony Lippett, i rookie di quest’anno, hanno mostrato potenzialità ma, appunto, devono ancora crescere. Serve decisamente qualcos’altro.

Safety

Per quello che conti, rimane comunque inspiegabile come mai Reshad Jones non sia stato scelto per il Pro Bowl. La safety al sesto anno ha avuto un’annata strepitosa, con un livello di gioco elevatissimo per tutta la stagione; è il leader nonché probabilmente il miglior giocatore di tutta la difesa, conterà 8,2 milioni contro il prossimo salary cap ma, sul serio, li vale tutti. Per chiarimenti, riguardare la sua marcatura su Gronkowski nella partita di chiusura della regular season in cui – prima volta in stagione – Gronk è stato tenuto senza neanche una ricezione fino al quarto periodo.

Reshad Jones Miami Dolphins

Ciononostante, è probabile che un tentativo di ristrutturazione sarà fatto anche con lui perchè 8 milioni sono tantini. Al suo fianco Michael Thomas è UFA, è migliorato abbastanza nel suo gioco ed è un pezzo importante degli special team, quindi è possibile che possa essere rifirmato. Tutta da chiarire la situazione di Louis Delmas, alla luce del recupero dal grave infortunio. Per il resto, anche qui si può migliorare.

Specialisti

John Denney (il long snapper) ha 37 anni, quindi qualche punto di domanda inizia ad esserci. Per quanto riguarda i due rookie, Andrew Franks, kicker, non è dispiaciuto e non dovrebbe essere in discussione. Su Matt Darr, il punter, qualche pensiero in più sarà probabilmente fatto, perché la sua precisione non è sempre stata impeccabile ed il numero di touchback concessi è stato eccessivo. Sembra una banalità ma è solo l’ennesima dimostrazione di come, questa offseason, a Miami nessuno sia salvo. A parte Mike Tannenbaum.

Andrew Franks dolphins

Merchandising Merchandising

Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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2 Commenti

  1. Spiace davvero per Jones, meritava un posto al ProBowl.
    Spiace anche che se ne vada Miller (non è detto ma probabilissimo), e c’è da sperare che il cambio coach e qualche intervento (deciso) sulla O-line ci permettano di fare anche il gioco di corsa.

    Alla fine mi sa che per questioni salary cap, rimarranno sia kicker che punter…

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