[NFL] Week 6: Cielo, una squadra di football! (Miami Dolphins vs Tennessee Titans 38-10)

C’era molta attesa attorno a questa partita: dopo la batosta di Londra, il licenziamento di Joe Philbin e Kevin Coyle, le promozioni di Dan Campbell a head coach e Lou Anarumo a defensive coordinator, le voci di mercato su Sean Payton, la settimana di riposo, gli echi positivi sui nuovi allenamenti… insomma dopo tutto il parlare che i media avevano avuto sui Miami Dolphins adesso stava per arrivare la prova dei fatti.

E anche di fatti niente male, se è vero che le prime quattro partite nella NFL di Marcus Mariota gli sono bastate per ritrovarsi appiccicata addosso l’etichetta di “real deal” e per far scatenare i dietrologisti sulle critiche a Tampa Bay per aver scelto Jameis Winston al suo posto come primo assoluto.
Insomma, la trasferta a Tennessee, per Miami, era decisamente importante. Ed è andata come neanche il più ottimista dei fan aqua-arancio si sarebbe aspettato: una bella prestazione, una nettissima vittoria 38-10 e un ottimo inizio per l’arduo compito che attende coach Campbell.

Pronti, via ed è subito spavento: Damien Williams, il ritornatore designato dei Dolphins, cicca il kickoff ma riesce a ricoprirlo. Sembra un triste segnale ma non è così, perché quella in campo con la divisa bianca non è la solita squadra e si vede subito. Miami corre, tre corse di Lamar Miller nei primi quattro giochi, poi altri due passaggi e ancora di corsa, col trick play che chiude il drive.

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Ryan Tannehill finta lo screen sulla sinistra e consegna un handoff al solito Jarvis Landry che corre a destra, sfrutta degli ottimi blocchi dei compagni, ci mette del suo rompendo un placcaggio e arriva in endzone dopo 22 yards. I Dolphins quest’anno non avevano mai segnato punti nel loro primo drive, ma questa è un’altra squadra.

Entra Mariota e i Titans vanno in attacco. Il quarterback uscito da Oregon ha un bel passo e completa i suoi primi quattro passaggi ma, una volta arrivati in red zone, la difesa di Miami inizia a stringere le maglie e i Titans devono accontentarsi di un field goal. E sul successivo drive, la marcia su terra dei Dolphins riprende. Miller continua a correre, Tannehill ci aggiunge uno scramble dei suoi e quasi alla fine del primo quarto Andrew Franks piazza un calcio dalle 30 yards e porta gli ospiti in doppia cifra: 10-3.

Marcus Mariota Titans

Il secondo quarto ha un nome e un cognome: Cameron Wake. Il defensive end dei Dolphins, una delle più grosse delusioni fin qui, esplode letteralmente e trascina con sé tutta la difesa che, solo in questo quarto, atterra Mariota ben cinque volte. Wake da solo ne mette quattro, uno dei quali anche con un fumble ricoperto da Miami. Se mai ci fossero ancora stati dubbi sul fatto che questa è un’altra squadra, ora sono definitivamente fugati.

I Titans escono da questo quarto lasciando sul terreno cinque sack, un fumble perso e due infortuni ambedue gravi: uno perché perdono il centro Brian Schwenke e uno perché occorso proprio a Mariota, su un intervento non pulitissimo di Olivier Vernon. Il giovane quarterback accuserà il colpo, pur rimanendo in campo, ma non riuscirà più ad essere così incisivo come era stato ad inizio gara.

In mezzo a tutta questa difesa, Miami comunque riesce a segnare un altro touchdown con Miller e ad andare al riposo sul 17-3 nonostante sia palese la giornata non brillantissima di Ryan Tannehill che, sempre in questo secondo quarto, lancia due intercetti. Alla ripresa ci si attende la carica dei Titans ma, nonostante un altro intervento al limite di Vernon e le conseguenti 15 yard di penalità, i padroni di casa non riescono ad avvicinarsi.

La difesa di Miami continua a giocare bene, Mariota è quasi sempre pressato e non ha spazi fino a quando, circa a metà periodo, Reshad Jones anticipa secco un passaggio di Mariota per il tight end Delanie Walker e si invola 30 yards fino al salto mortale in end zone per il touchdown del 24-3 che, in pratica, chiude già la partita.

Succederanno altre cose, certo: il touchdown dei Titans con un passaggino da 3 yards di Mariota per Dexter McCluster, giusto alla fine del terzo quarto; il bell’intercetto di Brent Grimes su Mariota; i due ulteriori touchdown per i Dolphins che Tannehill lancia sui suoi due tight ends, il primo per Dion Sims e il secondo per Jordan Cameron; e l’ingresso, solo nel finale, di Zach Mettenberger al posto di un Mariota infortunato che in molti hanno considerato un po’ tardivo. Ma, fondamentalmente, l’esito della partita non è più stato in discussione dopo il touchdown segnato dalla difesa ospite.

Jarvis Landry Dolhpins

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Nella partita dei Dolphins non c’è stato molto di uguale a quanto avevano mostrato in campo nelle prime quattro gare. Ma due cose su tutte hanno costruito questa vittoria: il running game e la difesa, soprattutto in pass rush. Lamar Miller è ritornato a correre, e con l’efficacia mostrata lo scorso anno: ha chiuso con 19 portate e 113 yards, per un’ottima media di 5,9 YPC, e un touchdown. Alla festa hanno partecipato anche Jonas Gray e Damien Williams, lo stesso Tannehill e, nell’occasione del primo touchdown, anche Jarvis Landry per un totale di 180 yards guadagnate sulla terra: una cifra totalmente inimmaginabile per la squadra vista a Londra contro i Jets. Infatti, questa è un’altra squadra (per caso, è già stato detto?).

Dan Campbell non avrà la bacchetta magica, si sentirà ancora un giocatore, ha sicuramente pagato l’emozione dell’esordio sulla sideline con decisioni avventate come un timeout buttato via nel primo quarto, magari non avrà fatto chissà che dal punto di vista tecnico ma la sua promessa di ‘lasciare liberi’ i suoi quattro uomini di linea ha cambiato faccia alla difesa di Miami. Vernon, Mitchell, Suh (sempre costantemente raddoppiato) e soprattutto un Wake in versione ‘unstoppable’ hanno suonato la carica, vincendo la battaglia delle linee e costringendo il povero Mariota a una giornata da incubo.
Senza di lui e con i running back costantemente bloccati (per Tennessee alla fine saranno solo 63 le yards conquistate su terra) i Titans non avevano molte altre speranze di portare a casa il risultato, e men che meno contro una difesa caricata a molla come quella vista al Nissan Stadium.

Adesso per i Titans l’attenzione si sposta tutta sulle condizioni di Mariota. Le prime diagnosi parlano di una lesione non grave del legamento. Coach Whisenhunt, che ha criticato pesantemente l’intervento di Vernon  all’origine dell’infortunio, ha comunque a disposizione un piano B non disprezzabile come Mettenberger ma la cosa sarà ovviamente valutata con calma.
Marcus Mariota si è comunque confermato anche in questa partita un gran bel giocatore su cui Tennessee può iniziare a rifondare con fiducia. E non appena il potenziale fisico del rookie Dorial Green-Beckam (ieri per lui 3 ricezioni e 57 yard, con rispettabilissima media di 19) si incrocerà con la curva di apprendimento di ogni giovane ricevitore che entra nella NFL inizierà a concretizzarsi  una connection che, nella AFC South, non avrà nulla da invidiare alla più celebrata Luck-Hilton dei rivali di Indianapolis.

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Per i Dolphins il bello viene adesso. Dan Campbell ha iniettato nuova vita in una squadra dal grosso potenziale finora sprecato. Il suo discorso nello spogliatoio alla fine della partita è esemplare dell’approccio dato da una persona che (è palese) si sente ancora più giocatore che allenatore e che, proprio per questo, sa benissimo come parlare e come motivare dei giocatori di football. Gettare la croce addosso a Philbin adesso è un esercizio facile quanto inutile e, forse, neanche del tutto giusto. Però la trasformazione è evidente, lo spirito è completamente diverso e i giocatori svogliati e persi visti in campo fino a Londra ora sorridono, si divertono con i duri allenamenti del nuovo coach e promettono scintille già dalla trasferta a Houston di domenica prossima. Per dirla con le sue parole: “The sleeping giant is awake”.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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