Prima vittoria (New York Jets vs Los Angeles Rams 23-20)

Quante probabilità ci sono che una squadra con 13 sconfitte e nessuna vittoria riesca a battere una squadra con nove vittorie? Poche, diciamocelo. Persino i bookmakers avevano dato almeno due touchdown di vantaggio ai Rams nella sfida con i “derelitti” New York Jets, che si presentavano al SoFi Stadium come vittime sacrificali. E quante volte, nella storia della NFL, si è verificata una eventualità del genere?

Due. La prima volta successe il 16 dicembre 1962, quando gli Oakland Raiders (0-13 in stagione, 0-19 in striscia di sconfitte consecutive) ebbero la meglio sui Boston Patriots, che avevano un record di 9-3-1, nell’ultima partita di regular season della AFL di quell’anno. E poi è successo domenica sera, quando i New York Jets sono usciti vittoriosi da Los Angeles per 23-20 contro ogni pronostico, lasciando un po’ tutti basiti.

I Rams non hanno mai avuto in mano la partita, che è sempre stata controllata dagli uomini in uniforme verde, capaci di segnare nel drive di apertura per l’ottava volta in stagione, grazie a Ty Johnson, che ha approfittato della prima delle tante amnesie difensive della serata da parte dei Rams e si è fatto trovare completamente solo sulla sinistra per ricevere il passaggio che è valso il 7-0 Jets. I Rams hanno collezionato una serie impressionante di three-and-out lasciando spazio all’attacco di New York, facilitandogli anche, in due occasioni, la vita.

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Prima lo special team ospite blocca un punt di Hekker, poi Goff lancia un pallone quasi perfetto per Woods sperando che l’inerzia porti via dalla traiettoria il rookie Bryce Hall che, invece, compie una vera e propria acrobazia ed arpiona il pallone con una mano intercettando Goff. In entrambe le occasioni la difesa fa buona guardia e limita i danni a 6 punti, forzando entrambe le volte il field goal, ma è chiaro che nei Rams qualcosa non stia funzionando nella maniera giusta. Il drive finale del primo tempo dei Rams sembra, tuttavia, accendere qualche speranza, perché Goff porta la squadra in posizione di field goal con una bella sequenza di passaggi in meno di un minuto, e la prima frazione di gioco si chiude sul 13-3.

Il secondo tempo dovrebbe portare la riscossa di Los Angeles, ed invece sono ancora i Jets a marcare punti, grazie ad un ottimo drive condotto da Sam Darnold e concluso con uno sfondamento centrale da una yard al quarto tentativo dell’immarcescibile Frank Gore. La tetra ombra della sconfitta su allunga sempre di più sulla panchina dei Rams, e qualcosa sembra muoversi. Bastano cinque azioni ai Rams per andare a segno con un passaggio preciso di Goff per Woods, ma i Jets rispondono con un altro field goal di Ficken.

I Rams sono con le spalle al muro: in svantaggio 23-10 a meno di due minuti dalla fine del terzo quarto, devono forzatamente aumentare il ritmo per cercare di mettere in piedi una rimonta che appare tutt’altro che facile ma ancora possibile. Stavolta le azioni sono sei ed il terminale del passaggio di Goff è il tight end Tyler Higbee, che porta lo score sul 23-17.  La difesa di Los Angeles riesce finalmente a mettere un po’ di pressione su Darnold e restituisce la palla ai Rams, che però si inceppano sul più bello, si vedono annullare un bel touchdown di Akers per un holding tanto ingenuo quanto flagrante di Corbett e sono costretti ad accontentarsi di un field goal che porta il punteggio sul 23-20.

Ancora uno sforzo della difesa restituisce palla ai Rams con 5:33 sul cronometro e palla sulle 43 offensive grazie ad un ritorno di punt di Nsimba Webster che si va ad incartare proprio sul punter, invece di evitarlo ed andare a segnare un touchdown che sembrava fatto. Reynolds riceve per quattro yard, poi Akers piazza un’altra corsa delle sue, ma un blocco illegale di Higbee trasforma un guadagno di 22 yard in una perdita di 4. Cooper Kupp riceve per sei yard nel mezzo ed i Rams si trovano con un terzo e 4 dalle 37. McVay chiama un passaggio profondo per Akers, che però si perde oltre la sideline, un po’ perché Akers non ci crede più di tanto, un po’ perché la perfetta copertura su di lui costringe Goff a dare troppa aria al pallone rendendolo praticamente irricevibile.

L’head coach dei Rams, viste le esperienze precedento dei kicker di questa stagione, non si fida a mandar dentro Matt Gay per impattare la partita dalle 51 yard e mandarla in overtime e si gioca il tutto per tutto.

La scelta, però, è abbastanza incomprensibile, perché invece di cercare il primo down manda dentro un home run su… Gerald Everett, che non riesce ad ottenere separazione dal defensive back Marcus Maye, che compie una bella azione deflettando la palla che sembrava arrivare nelle mani di Everett. I Jets potevano, così, mangiare tutto il tempo restante e tornarsene a casa con una vittoria insperata ed inattesa.

LOS ANGELES RAMS

Un disastro totale – È difficile, questa volta, trovare dei punti da commentare, perché il disastro, in casa Rams, è stato totale ed ha coinvolto attacco, difesa, special team, coaching staff e, crediamo anche lo staff dello stadio, quello del parcheggio e chiunque abbia avuto a che fare con la preparazione di questa partita.
Con una pausa di dieci giorni è assolutamente inconcepibile presentarsi in campo impreparati come hanno fatto i Rams e farsi mangiare in testa da una squadra che ha perso tredici partite consecutive ed è reduce dal secondo viaggio da costa a costa in una settimana: quelli stanchi avrebbero dovuto essere i Jets!
I Rams hanno mancato di esecuzione, la linea offensiva ha lasciato entrare di tutto e di più rendendo impossibile correre e lanciare, quando non ha commesso penalità stupide che hanno annullato delle belle azioni (beh, in un paio di occasioni le azioni sono state belle ed hanno portato un gran guadagno proprio a causa delle penalità…). La difesa ha ingranato solo nell’ultimo quarto, ed è riuscita nell’impresa di farsi segnare 23 punti dal peggior attacco (statisticamente) della lega. Gli special team hanno dato il loro contributo, sia con il punt bloccato, ma anche con l’assurda decisione di Webster di rientrare all’interno andando a cercare il placcaggio del punter anziché scartare all’esterno dove aveva una prateria tra lui e la goa line.
Infine due parole su McVay: ti giochi il quarto e quattro, e possiamo anche essere d’accordo, dal momento che il kicking game non dà certezze, quest’anno. Ma bastando quattro yard per il rimo down, perché cercare per due volte il lancio profondo? E, soprattutto, perché nella seconda occasione mandare lungo il tight end (Everett) e corto il ricevitore (Kupp) e non il contrario?
Ai posteri l’ardua sentenza.

NEW YORK JETS

Quale tanking? – Sono ormai settimane che si parla dei Jets come si una squadra che sta facendo tanking, cioè perdere deliberatamente, per arrivare ad assicurarsi la prima scelta nel prossimo draft e prendere Trevor Lawrence, il prossimo fenomeno pronto ad essere mandato in pasto al tritacarne del “fenomeno generazionale unico nel suo genere” che tanti giocatori ha rovinato nel passaggio dal College alla NFL.
Crediamo che la vittoria contro i Rams possa tranquillamente zittire tutti coloro che parlano di tanking. I Jets sono scesi in campo determinati a togliere quello zero dalla casellina delle vittorie, e sono caparbiamente riusciti nel loro intento, Lawrence o non Lawrence.
Intanto la difesa di Frank Bush si è nuovamente dimostrata di un paio di gradini superiore a quella mostrata quest’anno da Gregg Williams, e questo qualcosa vorrà pur dire. Se oi pensiamo che quasi certamente l’anno prossimo anche Adam Gase non siederà più sula panchina dei Jets, abbiamo in breve tempo rimosso due delle maggiori cause dell’annata disgraziata dei Jets quest’anno.
McVay ha telefonato a Gase alle 7:15 del mattino (le 4:15 ora di Los Angeles…) per complimentarsi con l’head coach dei Jets per l’energia e la combattività vista durante lo scouting attraverso i filmati in preparazione della partita. Mai complimento fu più azzeccato per questa squadra, che da questa vittoria potrà trovare sicuramente materiale su cui costruire la squadra del prossimo anno, a partire da Sam Darnold che, al netto di qualche errore assolutamente comprensibile, ha disputato una signora partita, tenendo alti ritmo e tensione per quasi tutta la durata dell’incontro.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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