[NFL] Le favole su RG III

L’infortunio subito da Robert Griffin III domenica sera, ha aperto furiose discussioni sulle responsabilita dell’head coach Mike Shanahan e/o del medico sociale James Andrews, famoso ortopedico.
Il partito dei giustificazionisti invece sostiene che sia il quarterback dei Redskins portato ad infortunarsi, injury prone dicono gli americani, e in risposta a questa teoria citiamo un post che ci è piaciuto molto.

Il weekend delle wild card non è stato molto esaltante, partite che hanno presentato pochi spunti tecnico-tattici di livello e poco pathos: i Bengals hanno deluso giocando la stessa partita dell’anno scorso, Joe Webb ha cancellato ogni speranza di poter avere una partita contro i Packers e i Colts non si sono rivelati ancora maturi per vincere una partita di playoff fuori casa. Poi c’era il matchup più interessante e più equilibrato: Seattle Seahawks at Washington Redskins.

Non faremo una cronaca della partita, anche perché a 2 giorni di distanza non la leggereste nemmeno voi nostri 20 lettori. Parliamo invece delle reazioni che questa partita ha generato tra appassionati e media.

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È stata la partita dell’infortunio a RG III: che sia tutto sulle spalle di Shannahan sembra talmente ovvio che non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo. Non è parlare “a posteriori” lo si diceva e lo si leggeva anche durante la partita, Griffin dopo un brutto movimento correndo verso la sideline non riusciva nemmeno a restare in piedi. Il suo ginocchio, già infortunatosi un mese fa, stava su grazie all’impalcatura che gli era stata costruita attorno, c’erano difficoltà a correre, ma anche a lanciare, perché risultava doloroso perfino caricare il suo peso nelle fasi di lancio sulla gamba infortunata.
Poco male, lo vedevamo noi dalla tv, immagino se ne sia accorto anche chi stava sulla sideline: eppure Shanny&Shanny non hanno fatto una mossa o, più semplicemente, hanno continuato con questo piano con lo spetttatore che piuttosto che aspettarsi il big play, contava gli snap prima che quel ginocchio facesse crack, come poi effettivamente è accaduto e non a causa di un colpo di un avversario, ma per colpa di uno snap uscito male che l’ha costretto a piegarsi: credo che questo spieghi tutto sulle sue condizioni.
Farlo giocare non solo metteva in pericolo il futuro, più o meno imminente, ma sembrava altresì dare poche chance di vittoria alla sua squadra nel presente, tant’è che dopo quella scivolata nel primo quarto che aveva acuito il problema al ginocchio, i Redskins non hanno prodotto più nulla offensivamente.

Fin qui la cronaca, ma questo non vuole essere un processo al coaching staff dei Redskins, anche perché richiederebbe non più di due righe: colpevoli, condannati finanche al licenziamento, fine del processo. Mi piacerebbe di più analizzare il dopo e ragionare sulla favola non di Griffin, ma su Griffin.

La favola inizia con “c’era una volta un giocatore injury prone“: la parola infortunio nella sua carriera collegiale compare una sola volta, al suo secondo anno al college un colpo duro al ginocchio destro, rottura del collaterale, operazione e stagione finita. Capita. I 2 anni successivi a Baylor bisogna ammettere che il suo gioco non sembra quello di uno zoppo, domina le partite da par suo, i successi raggiunti con la squadra gli garantiscono un Heisman (a Baylor!!!) e la seconda scelta assoluta al draft 2012, con i Redskins che si svenano per salire a prenderlo.

Il ragazzo è talmente injury prone che quando, un mese fa, Ngata gli infligge un colpo che manderebbe in IR il 99% degli atleti NFL, lui non solo torna dopo una settimana di pausa, ma continua la cavalcata dei suoi Redskins fino alla conquista dei playoff: schedule, Alfred Morris e un gameplan adattato aiutano all’impresa, ma lui c’è. Non male per uno che si infortunia spesso (così ci dicono) e che ha subito quel colpo tremendo proprio allo stesso ginocchio che si era operato 3 anni fa, quindi immagino più debole.

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Redazione

Abbiamo iniziato nel 1999 a scrivere di football americano: NFL, NCAA, campionati italiani, coppe europee, tornei continentali, interviste, foto, disegni e chi più ne ha più ne metta.

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