[NFL] Week 15: il flu game di Peyton e la corona divisionale (Denver Broncos Vs. San Diego Chargers 22-10)

Negli Stati Uniti è una strana settimana in cui indirettamente si ricordano le imprese di Michael Jordan. Principalmente a causa del sorpasso nella classifica dei marcatori di tutti i tempi in NBA da parte di Kobe Bryant, e secondariamente per quanto successo domenica a San Diego.
Nel pre-partita una voce parte dal ritiro californiano dei Denver Broncos: Peyton Manning avrebbe un febbrone da cavallo e sarebbe sotto trattamento anti-influenzale. Per sua fortuna a San Diego si scende raramente sotto i 15 gradi centigradi, e la sua presenza in campo non è in dubbio.

Il 18 scende sul terreno di gioco del Qualcomm Stadium regolarmente. Il primo drive va bene, porta ai primi tre punti dei 15 segnati nel pomeriggio dal kicker Connor Barth. Denver però si incaglia in Red Zone, e stenta a chiudere la partita nel primo tempo. Le difficoltà nelle ultime venti yard di campo sono talmente pronunciate da costringere il fuori forma quarterback da Tennessee a bloccare per una corsa senza fortuna del runningback C.J. Anderson. Il flu game di Jordanesca memoria di Manning continua con una coscia malandata, anche a causa del contatto su questa particolare situazione.
Denver Broncos vs the San Diego ChargersIl primo tempo vede due grossi alleati per i Broncos, che con una vittoria vincerebbero anche la AFC West per la terza volta consecutiva nell’era Manning. Il primo è il cronometro. Ormai come sono soliti fare, le corse rappresentano l’unica arma usata dall’attacco blu-arancio: primo down e secondo di corsa, terzo con un passaggio corto. Il cronometro va, Anderson ammassa tentativi e la difesa di San Diego lentamente esaurisce le batterie. Il secondo alleato è il kicker dei Chargers, Nick Novak, 20 su 21 nelle prime 13 partite e 1 su 3 domenica.

Finisce il primo tempo con Peyton negli spogliatoi già da due serie e Brock Osweiler al timone della corazzata di John Fox. E di corazzata indubbiamente si tratta. La difesa è talmente forte da ridurre i possessi dei Bolts a timide parentesi: Aqib Talib è dominante come gli succede spesso (non sempre), difendendo alcuni passaggi cruciali di Philip Rivers, mentre Chris Harris non esita a farsi sentire con placcaggi duri. E la pass rush? Anche solo con i quattro uomini di linea, Rivers deve ben destreggiarsi per rimanere in piedi: ci riesce egregiamente quando ha successo nell’avanzare, ma con Keenan Allen ben coperto, l’unico bersaglio agevole è il monumentale Antonio Gates, una istituzione della città californiana e unico mismatch nel tiepido pomeriggio dicembrino. Ma Novak sbaglia il secondo facile field goal sprecando l’opportunità di portare i suoi sul 6-9.

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È tempo che il flu-game del numero 18 di Denver diventi vincente. Diminuendo drasticamente il tempo di rilascio e sedendosi nella shotgun, i ricevitori del Colorado trovano spesso il pallone. Manning è preciso come molte volte nonostante la febbre e la coscia dolorante, facendo cadere l’ovale tra le mani dei suoi compagni e dietro le linee difensive. Demaryius Thomas e Emmanuel Sanders (migliore coppia di ricevitori in NFL) ne beneficiano e il primo passeggia in End Zone con la palla del 16-3, quasi risolutivo. La temperatura, sugli spalti, si era alzata vertiginosamente perché il pubblico sa che con una vittoria i loro Chargers sarebbero con un piede e mezzo ai Playoff, ma ciò non distrae l’attacco dei Broncos, che volano verso la Post Season e il titolo della AFC West, proprio a scapito degli avversari di giornata.

Rivers trova Gates per il touchdown del 16-10 che dà un senso al quarto periodo, ma poi è Barth a mettere in ghiaccio la corona divisionale, con un eccellente e rischioso field goal da 49 yard.
Disperato, Rivers lancia due intercetti e il kicker degli ospiti manda a referto altri tre punti, per fissare il punteggio sul 22-10 finale.
La temperatura al Qualcomm Stadium scende, e mentre i tifosi di San Diego sfollano verso le loro case lasciando la datata struttura, impossibile non notare la loro delusione per l’ennesima stagione da comprimari.

Eddy Royal Chargers20 sack in 14 partite: in questo dato tutte le difficoltà dei Chargers. Una pass rush deficitaria ha impedito a questo gruppo, molto forte in qualsiasi altro reparto, di emergere. E servirà un miracolo nelle ultime due trasferte contro San Francisco e Kansas City per raggiungere una Post Season davvero lontana.
Dall’altra parte si festeggia moderatamente per quello che doveva essere l’obiettivo minimo della stagione. Purtroppo per i Broncos, però, la sconfitta nettissima con i Patriots toglie molte speranze di primo seed assoluto in AFC, secondo obiettivo minimo per una squadra davvero stellare.
E fantastici i Broncos sono sia da un punto di vista dei singoli che dell’organizzazione di gioco. Le ultime tre partite hanno visto Manning giocare molto meno del solito, ed emergere Anderson e il running game. Lo scopo è molto semplice, da libro di testo: stancare la difesa con le corse per punirla con uno dei migliori QB che si siano visti su un campo da football. Per togliergli un po’ di pressione e qualche passaggio che potrebbe accorciare una carriera straordinariamente longeva.

Domenica Peyton Manning ha siglato il suo personalissimo “flu game”, come Michael Jordan fece nel 1997. Ha tentato di bloccare su una corsa uscendone malconcio, ha zoppicato fino agli spogliatoi, e chissà che alla fine non abbia passato il lunedì a letto. Ma, proprio come Jordan, ha vinto la partita, supportato dai suoi compagni e dal suo kicker. Nell’attesa, straziante per gli appassionati di questo grande sport, che il cerchio si chiuda, Manning ha vinto una partita decisiva. Da grande condottiero, evidentemente ferito.
A Denver sperano che abbia in serbo almeno altri cinque di questi colpi prima di febbraio.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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