[NFL] Un giorno alla Hall of Fame

2392 PASSI NELLA STORIA

Tanti ne sono serviti (stando a quanto dice la app Android) per percorrere in lungo e in largo la Hall of Fame del football nella leggendaria Canton, in Ohio.
La guida cartacea dice che servirebbero un paio d’ore per visitarla, ma se veramente un appassionato la volesse assorbire tutta, gli ci vorrebbe almeno una giornata piena. Forse.

Lo scorso anno, andando in auto da Indianapolis a nord della Pennsylvania, vidi il cartello stradale per Canton e lo dovetti tristemente oltrepassare senza potermi fermare, ma dovendo questa volta fare il percorso inverso, la Mecca era lì che mi aspettava e non mi sono fatto sfuggire l’occasione.

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Chi legge le pagine di questo sito non ha certo bisogno di essere informato su cosa sia la Hall of Fame, gli americani ne hanno una un po’ per tutti gli sport e non solo (c’è anche quella del Rock & Roll, ad esempio).
E’ un modo secondo me meraviglioso per celebrare chi ha reso grande e popolare la disciplina in cui si è cimentato, chi ha trasmesso emozioni, gioie e dolori, chi ha regalato vittorie e inferto brucianti sconfitte e per ringraziare per sempre gli uomini che hanno contribuito a far sì che noi oggi ci godiamo uno spettacolo unico.
Da noi questa “usanza” non c’è, ed è un vero peccato, perchè sia nel mondo dello sport che dello spettacolo ci sono tanti personaggi che meriterebbero di essere ricordati, onorati e ringraziati per sempre, senza essere superati dal tempo e rimanere nei ricordi vivi solo di chi ha l’età per averli vissuti personalmente.

Tornando al di là dell’Oceano, perchè Canton? Perchè i primi 10 pionieri proprietari di pseudo squadre professionistiche si riunirono lì nel 1920 per formare l’American Professional Football Association, quella che due anni dopo sarebbe diventata la National Football League, NFL per gli amici.
La Hall of Fame non è molto grande, si sviluppa su due piani, credo anche ci sia un percorso da seguire, ma io, inebriato da tutto ciò che mi circondava, sono andato dove mi portava il cuore, quindi ve la racconto con la sequenza che trovate anche nelle fotografie (link a fine articolo).

Cupola HoF

All’arrivo si vede l’inconfondibile la cupola bianca e ocra, che c’è anche nel logo ufficiale e che tante volte si è vista in televisione, per me ha la stessa valenza del Cupolone romano…

All’ingresso, fatto il biglietto, ci sono in bella vista i ritratti di chi, il 2 Agosto, sarà immortalato per sempre nella Hall of Fame, con tanto di busto e caratteristica giacca giallognola, durante una cerimonia che ha, nei discorsi di ringraziamento dei giocatori, il punto più emozionante sia per loro che per chi assiste.

Pat TillmanLa prima sala ha a che fare col football, ma anche con gli eventi storici che durante gli anni hanno in qualche modo influenzato questo sport, c’è la maglia dei Cardinals e l’uniforme di Pat Tillman – del quale ricorre l’anniversario della scomparsa in questi giorni – che si ritirò dal football nel 2002 per arruolarsi nell’esercito. Nel 2004 purtroppo morì in battaglia in Afghanistan in circostanze fra l’altro non del tutto chiarissime…
Poi c’è un richiamo agli eventi dell’11 Settembre 2001, quando la lega sospese le operazioni per una giornata per poi onorare le vittime e gli eroi di quei giorni ed altre storie di giocatori relative alla seconda guerra mondiale

Si prosegue attraverso un corridoio, con dei murales raffiguranti alcuni dei più grandi giocatori del presente e del passato – Montana, Rice, Brown, Payton, Munoz e via dicendo – che porta ad un salone circolare dove al centro campeggia la statua di Jim Thorpe, il primo giocatore professionista di un certo spessore e dove viene narrata la storia della lega divisa in decadi; ci sono i caschi e paraspalle degli inizi, che a vederli da vicino ti chiedi come facevano i giocatori a non morire; ci sono documenti, pagine di playbook, palloni, divise e scarpe donate dai protagonisti e indossate nel giorno particolare di un record stabilito, ci sono riferimenti alle date importanti nella cronologia della NFL, i primi contratti televisivi, l’arrivo della “rivale” American Football League, i cambiamenti nel regolamento, il tentativo di espandersi oltreoceano fatto con la creazione della World League of American Football nei primi anni novanta, insomma, una scorpacciata di storia che è sempre bello ripercorrere.

HoFDa lì si sale al secondo piano dove si viene accolti da un enorme tabellone che riassume tutti i record di partite vinte-perse di tutte le squadre presenti e passate di tutti gli anni, con l’indicazione di chi ha vinto il Super Bowl, chi ha vinto la conference, ecc… a lato un computer dove si può scegliere la squadra e l’anno e appare la foto dell’epoca e un breve racconto della stagione.
Prosegue la raccolta di cimeli, la stagione degli imbattuti Dolphins del ’72, la pezza del campo sintetico di Pittsburgh dove Franco Harris fece la famosa e famigerata “Ricezione Immacolata”, addirittura la targa dell’ascensore che il proprietario degli Steelers prese per scendere negli spogliatoi convinto di aver perso quella partita, salvo poi vedere i festeggiamenti una volta arrivato a destinazione, la scatola di cereali dedicata alle rimonte di Elway, gli occhiali di Eric Dickerson, e via dicendo.

Ci si può fingere arbitri e chiamare un gioco nella cabina dell’Instant Replay, cercando di indovinare l’effettiva decisione presa, ovviamente ho perso un timeout nell’occasione.
Ci sono poi riproduzioni anatomiche di mani, gambe e braccia di alcuni giocatori, così uno le può confrontare con le proprie e andare a nascondersi con vergogna.

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Nell’auditorio a fianco due simpatici volontari raccontano un po’ di storia e aneddoti e sfidano gli spettatori con un semplice giochino: si tratta di indovinare se alcune vecchie franchigie sono “defunte” o ancora in attività; a chi risponde correttamente regalano una figurina, io azzecco i Canton Bulldogs (vabbè era facilissima) e chi mi regalano? Julian Edelman! Faccio presente con faccia di tolla che odio i Pats e me la faccio cambiare con Troy Polamalu, eccheccavolo…

Alcuni racconti in effetti sono sorprendenti e non li conoscevo, consiglio di andarsi a cercare la storia di queste squadre di pionieri, certe storie sono molto interessanti e divertenti.
Ad esempio al tempo era consueto che i giocatori cambiassero spesso squadra da una partita con l’altra e quindi poteva capitare di incontrare gli stessi avversari anche 4 o 5 volte nello stesso campionato, c’era la squadra formata in gran parte da operai che costruivano i binari del treno, giocavano sempre in trasferta a seconda di dove si trovavano con le rotaie, c’era chi aveva fondato la squadra solo per andare di città in città a vendere piccoli cuccioli domestici, insomma uno spaccato di storia americana.

HoFProsegue la visita e si entra nel salone più importante dell’edificio: quello dei busti.
Ogni giocatore che viene “introdotto” nella Hall of Fame viene immortalato in un busto in bronzo, la stanza è impressionante e anche un po’ inquietante, forse con qualche luce in più sarebbe stata meno “funerea”, ma vedere i volti dei grandissimi fa un certo effetto; tra qualche anno dovranno anche espanderla perchè lo spazio a disposizione sta terminando.

Un’altra galleria mostra altri reperti storici, vi lascio alle foto per dargli un’occhiata e continuando si entra nel salone dedicato alle altre leghe professionistiche che si sono affacciate con successo o meno alla scena sportiva americana.
La fa da padrone la AFL che nel 1960 cominciò le operazioni sfidando apertamente la NFL e coinvolgendo altre città come Boston, Oakland, San Diego, Houston, Denver, ecc… grazie a uomini come Ralph Wilson e Al Davis per citarne solo due.
La lega ebbe un ottimo successo, tanto è vero che a fine anni ’60 la AFL e la NFL si unirono nel famoso “merger”, diventando le attuali AFC e la NFC e la finale prese il nome Super Bowl per la prima volta.

C’è poi una zona dedicata alla World Football League che durò un anno e mezzo nel ’74/’75 e alla più recente United States Football League che molti di voi ricordano, la lega primaverile che anche se ebbe una breve esistenza – 1983-85 – vide tra le sue fila la presenza di futuri Hall of Famers come Steve Young, Jim Kelly e Reggie White e portò un po’ di scompiglio perchè alcuni ottimi giocatori di college furono attirati dai dollari della nuova lega e ignorarono le chiamate dalla NFL.

Si passa poi al salone dedicato alla stagione 2013 ed ai suoi record e protagonisti, una teca è dedicata al Pro Bowl e un’altra al tentativo di internazionalizzazione del football, con i vari American Bowl (partite di precampionato giocate in Europa o Messico) e la nascita della WLAF, poi diventata NFLE. In questa lega erano presenti squadre europee e chi vi scrive ha percorso chilometri e chilometri con altri temerari per andare ad assistere al World Bowl, la finale, il primo vero impatto con il football Pro dal vivo.
Questa lega serviva anche per far fare un po’ di gavetta a diversi giocatori al tempo secondari, e qualche personaggio ha detto la sua anche nella NFL, come Adam Vinatieri e Kurt Warner.
Presente anche la maglia #2 di Dameyune Craig, indossata nel giorno in cui giocando con i Scottish Claymores, stabilì il record a livello professionistico, tutt’ora imbattuto, di 611 yards lanciate.

Vince Lombardi TrophySi passa poi al salone meraviglioso dedicato alla storia del Super Bowl, anche qui presenti molte divise, palloni e altri cimeli, tutta la serie degli anelli che vengono dati ai giocatori della squadra vincitrice – veramente splendidi – e, a centro sala, il Vince Lombardi Trophy, e qui non servono altre parole, le immagini parlano da sole.

La visita termina qui, non prima di aver giocato a Madden 25 nella zona interattiva e, soprattutto, dopo essere passati attraverso l’immenso e incredibile negozio, dove si può trovare di tutto e di più di tutte le squadre e sulla Hall of Fame, un posto dove se non si mantiene la calma si può svuotare il conto in banca in un amen.

Che dire, per me è stato un vero e proprio pellegrinaggio, quale appassionato di storia, record e statistiche ho avuto la fortuna di visitare un luogo che le racchiude tutte e se è vero che con internet tutte queste nozioni si possono comunque apprendere, vedere certe reliquie dal vivo in un posto che trasuda leggenda fa tutto un altro effetto (e grazie al bip, direte voi).

Qualche minima critica è per la sala dei Super Bowl, i primi sono bene rappresentati, mentre i successivi sono raggruppati e la quantità di materiale è minore, seppur sempre molto interessante.
Gli americani non hanno molta storia, in generale, ma la poca che hanno sono in grado di farla rendere al massimo, bravi bravi.

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Inutile anche dire che, se passate da quelle parti, saranno i 23 $ meglio spesi del vostro viaggio.
Un viaggio di 2392 passi.

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