[NFL] Week 7: Indianapolis Colts vs Denver Broncos 39-33

Quando si torna a casa dopo un lungo periodo fuori, si sa, tremano un po’ le gambe. Se ti accolgono con un filmato che mostra quanto di buono hai fatto in quella casa, che confronta il passato di quella casa con il florido presente che tu gli hai garantito, ancora peggio. Ti dimentichi di chi ha criticato notando che in realtà in quella casa hai fatto ben poco, saluti i tuoi amici rimasti lì e ti sembra di far male a te stesso facendo male a loro.

Se questo sito fosse un club di prosa probabilmente spiegheremmo così i motivi per i quali Peyton Manning ha giocato una delle sue peggiori partite di sempre proprio nel giorno in cui tornava al Lucas Oil Stadium, l’impianto che senza i suoi successi in maglia Colts non sarebbe mai sorto. Visto che invece parliamo di football, elenchiamo brevemente i motivi per cui i Broncos del numero 18 hanno perso.
Primo fra tutti la pressione di Robert Mathis (2 sack) e compagni. Approfittando della povertà tecnico-fisica della linea offensiva ospite che per tutta la partita non è riuscita a garantire che Manning potesse agire come ha fatto nelle sei occasioni precedenti.
In secondo luogo la bontà individuale dei DB dei Colts. Antoine Bethea c’era già quando Manning giocava a Indy, ma nella serata di domenica non sembrava uno dei più anziani in campo.
E’ stato subito chiaro che l’apparente facilità con cui i Broncos avevano annientato Ravens, Giants e tutti gli altri non si sarebbe vista.
Soprattutto perchè forse i sentimenti descritti nel paragrafo iniziale o forse i due fattori elencati poco fa contribuiscono ad un rarissimo calo di prestazioni del 18. Già nel primo quarto palle inspiegabili come se piovesse, senza spirale, senza tocco, imprecise, “overthrown” ed “underthrown”.

Andrew Luck
Andrew Luck entra in td

La partita sembra comunque essere aperta in quanto Trent Richardson non fa male alla buona difesa sulle corse di John Fox, e T.Y. Hilton lascia cadere un paio di palloni importanti. Trindon Holliday, secondo giocatore più determinante nei Broncos, si lascia sfuggire il fumble che consentirà il 10 a 7 dei padroni di casa, instillando quella fiducia che mancava agli uomini di Andrew Luck per condurre la partita.
Fiducia che consente a Luck stesso di chiudere un down con una corsa prendendo perlomeno tre colpi abbastanza duri dalla difesa di Denver. E’ in quel momento, su quella corsa contestata, che la partita si spezza in due. Manning nel secondo quarto viene depredato del pallone nella sua End Zone, e poi la sua difesa consente due passaggi da TD al suo erede con il numero 12. Il canovaccio recita 26-14 a fine primo tempo.
Manning si inginocchia e raggiunge lo spogliatoio degli ospiti, quello che prima delle operazioni al collo mai avrebbe pensato di occupare. Questa volta anche per lui quelle gambe, quel collo, quelle braccia tremano un po’ troppo.

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Le prime fasi del terzo quarto sono fisiche, poco spettacolari, confuse. Chuck Pagano vuole che Richardson e Donald Brown tengano Peyton lontano dal campo, ma i due runningback lo tradiscono. L’avversario però non riesce a sfruttare i palloni che la sua difesa gli riconsegna, e il primo a segnare è ancora Luck, con una corsa.
Anche se nell’ultimo periodo di gioco i Colts fanno di tutto per far rientrare in partita i Broncos concedendo un fumble critico, il risultato a un minuto e mezzo dalla fine è 39 a 30. Due segnature sono troppe, Prater mette i punti del 33-39 finale e la squadra del Colorado non ricopre l’onside kick determinando la cocente L in una delle partite più attese nella storia della regular season NFL.

Il quarterback dei Broncos ammasserà 386 yard con un 29 su 49 a tratti orribile, mentre il più giovane collega dei Colts 228 yard con un 21 su 38 che però sa molto più di praticità rispetto ai numeri fini a sè stessi di chi, usando un modo di dire americano, ha costruito la casa in cui gioca. Sta diventando un marchio di fabbrica del prodotto di Stanford: numeri normali ma utili.
Il destino è beffardo: torni a casa con il migliore attacco della lega, continui a inseguire tutti i record possibili ma sei secondo in classifica nella tua division e chi ora occupa la tua residenza si ritrova già quasi qualificato ai Playoff avendo battuto quelle che sono le tre migliori squadre in NFL (49ers, Seahawks e proprio i tuoi Broncos).

Peyton Manning, Wes Welker, Julius Thomas
Welker, Manning, Thomas

Rimane anche il retrogusto amarissimo dell’infortunio all’anello di congiunzione tra Manning e Luck Reggie Wayne, che rompe un legamento del ginocchio e starà fuori per tutta la stagione. Insomma, non proprio una serata indimenticabile per entrambe le squadre, anche se per motivi diversi.
I Broncos non godono perchè i Chiefs sembrano essere davvero pericolosi e sono ora la comando della AFC West. Se Denver ha sofferto della pass rush dei Colts cosa farà mai contro la migliore squadra della lega in questo settore? Inoltre Jack Del Rio deve assolutamente rivedere il reparto arretrato che anche con Champ Bailey al rientro (e a onor del vero anche quello di un buon Von Miller) ha deluso nuovamente sui passaggi.
I Colts dal canto loro non possono sedersi sugli allori: senza Wayne una grossa risorsa e soprattutto la migliore arma a disposizione di Luck se ne va. Non abbiamo dubbi che il fenomento con il numero 12 riuscirà a distinguersi lo stesso, ma rimaniamo ansiosi di vedere come se la caverà in quelle situazioni che non possono trarre vantaggio dalle mani insicure di Hilton o dalla sola velocità di Darius Heyward-Bey.

I due team sono paradossalmente sulla stessa barca: manca un passettino per renderli dei veri e proprio contender. I playoff, per tutti e due, non sembrano in pericolo ma mentre la boa di metà stagione si avvicina ricorrere al mercato sembra a tutti gli effetti una mossa più che saggia per vincere già in questo 2013.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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7 Commenti

  1. beh articolo un po’ severo nei confronti dei broncos e troppo esaltante per i colts…definire orribile la prestazione di P18 è assurdo….definire pratica quella di Luck lo è altrettanto…Quando il giovane collega da stanford avrà accumulato quello che ha già accumulato il collega vecchio da Tennesse fatemi un fischio….definire P18 uno che ha fatto ben poco in quella casa è offensivo…vai a dirlo ai tifosi dei colts…

  2. Ciao. Grazie di aver letto e commentato.

    Sono stato durissimo con Manning (giocatore che stimo oltre ogni immaginazione) perchè questa era la sua partita. Doveva vincerla, non dico fosse una partita di playoff, idealmente, ma poco ci mancava.

    La cosa orribile è il 29 su 49, considerando che grossa parte dei suoi completi è arrivato durante la rimonta, e che, come detto, durante il primo tempo si sono viste davvero alcune palle incomprensibili per un giocatore del suo livello.

    Luck ora vince le partite. Ha vinto contro Seattle e San Francisco (coi loro problemi ma due squadroni) e adesso ha fermato i Broncos. Non voglio paragonarlo al 18 perché non reputo nessun QB della lega paragonabile a Manning, ma fatto sta che in questo istante, cioè dopo questa sconfitta dei Broncos, se dovessi scegliere chi mettere dietro il centro contro (sparo una squadra a caso ma non tanto) i Chiefs prendo il 12 di Indy.

    La prima frase si riferiva ai commenti settimanali di Irsay, se questo si è perso nella metafora del primo paragrafo mi dispiace; ma di sicuro non volevo dire che Manning ha fatto poco a Indianapolis. D’altra parte ho anche scritto che quello stadio senza il 18 non sarebbe nemmeno stato costruito.

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