NFL Preview 2022: Chicago Bears

Un nuovo futuro è alle porte di Chicago, con i Bears che si risvegliano dal torpore del loro letargo e come prima cosa si scrollano di dosso le magagne fallimentari del ciclo precedente. La Halas Hall è tornata in basso, gli ultimi tre anni della gestione Nagy hanno prodotto due record di 8-8 (che nemmeno lui è in grado di spiegare) prima dell’ecatombe 2021, quella del 6-11 e del primo record in negativo dal 2018.

Oggi un nuovo progetto tenta di rilanciare la Windy City del football con Matt Eberflus promosso a capo allenatore e Ryan Poles nominato general manager dopo aver svolto un ammirevole lavoro a Kansas City.

A livello dirigenziale, Chicago sembra aver centrato un bel colpo con Poles. Lui è l’uomo che ha scoperto gente come Kelce, Hill e Mahomes. Uno così deve avere carta bianca e va lasciato lavorare senza intralciare i processi di sviluppo societari. Al draft, Poles, ha deciso di puntellare l’attacco con Velus Jones Jr. nel terzo round; inoltre con Braxton Jones e Zachary Thomas ha messo un pò di peso sulla OLine.

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La strategia di Poles in fase di draft è risultata diametralmente opposta a quelle utilizzate da Ryan Pace. Per l’ex dirigente solo trade up, per Poles solo trade down. Una maniera abbastanza fisiologica per ritrovare gli equilibri interni.

Infine Poles ha liberato un cap space impressionante per il 2023 e Chicago aspetterà quel momento per tutto l’anno.

Sul head coach ci sono delle riserve, non poche: l’esperienza di “Flus” nelle sideline del football sono molteplici e passano da Toledo 1992, dal Missouri, dai Dallas Cowboys per finire agli Indianapolis Colts dove ha ottenuto buoni traguardi come cordinatore della difesa. Ma fare il capo allenatore è un altro paio di maniche, le responsabilità sul piattosono ben più pesanti e con queste il carico di pressioni va saputo gestire, in particlar modo in una piazza che vive di football americano come Chicago!

OFFENSE

Justin Fields ha mostrato di poter essere letale in più di una circostanza. Il quarterback dei Bears ha senz’altro imparato a sopravvivere durante la prima stagione, perchè senza un allenatore con le idee chiare, senza un offensive coordinator che sapesse imporsi e senza una linea offensiva a proteggerlo è un miracolo che Fields sia arrivato tutto intero a fine stagione.

Luke Getsy, l’uomo che ha lavorato al fianco di Aaron Rodgers ai Packers durante gli ultimi anni (e per Rodgers 2 MVP consecutivi), sembra essere la soluzione a tutti i dilemmi che si accavallano nell’attacco di Chicago. Fields non è Rodgers, e non dispone nemmeno di un pacchetto ricevitori paragonabile a quello di Green Bay; anzi, il migliore che aveva, Allen Robinson II, è scappato da Chicago a gambe levate senza pensarci due volte.

I Bears hanno una certezza sul running game che ha trovato la sua stabilità nelle gambe di David Montgomery: 3 anni, 44 partite giocate, 3732 yard di scrimmage e 24 TD (21 su corsa più 3 su ricezione) e soltanto 4 fumble. Numeri da NFL per il ‘back di Chicago. Ma escludendo lui, nè Mooney, nè Kmet hanno impressionato abbastanza da far pensare che il gioco su lancio dei Bears possa essere affidabile.

Sulla base di quel poco che disponiamo, siamo preparati al peggio perchè l’attacco dei Bears è senza ombra di dubbio uno dei più scarsi nella lega. Quantomeno sulla carta è così.

DEFENSE

Quello che per anni è stato il vero punto di forza della squadra si è lentamente trasformato in terreno di conquista per gli avversari.

A metà della stagione scorsa, Chicago ha perso il suo uomo simbolo, Khalil Mack. A fine stagione scorsa, Chicago ha definitivamente perso Khalil Mack, ceduto ai Los Angeles Chargers in cambo di capitale al draft. Rimpiazzare Mack è un’impresa perchè quel mostro che veste la #52 è più che un giocatore; il suo impatto sul gioco era devastante e con quel mix di tecnica e potenza primordiale, Mack era in grado di ribaltare il campo da solo.

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Robert Quinn ci ha messo una pezza, approfittando dell’assenza di Mack e firmando il record di sack a Chicago in singola stagione regolare. I Bears pensano di ripartire da lui. A Bears Italia, qualche riserva sull’ultima affermazione ce la teniamo in tasca perchè non siamo convinti del fatto che Quinn possa sorreggere la difesa come invece faceva Mack.

Un’altra figura importante all’interno del gruppo era quella di Akiem Hicks e dei suoi sei lunghi anni di trincea al Soldier Field. Ma se l’addio di Mack ha scatenato parecchi pareri negativi, quello di Hicks è stato accettato con buona pace nel cuore perchè il veterano DE era ormai troppo spesso indisponibile per questioni legate alla tenuta fisica.

Il nuovo GM ha scelto di ripartire dalla difesa: il CB Kyler Gordon da Washington è stato la sua prima selezione al draft (39° pick assoluto), in più c’è stata subito l’addizione della S Jaquan Brisker da Pen State. Ora, Chicago non aveva una secondaria e per rimettere in sesto questo spogliatoio da qualche parte bisognava pur ripartire. Il capo ha deciso di ripartire dala difesa dopo che la scorsa stagione tutto era stato puntato sulle scelte offensive di Fields e Jenkins.

Alan Williams è stato coinvolto nelle operazioni di cambio e messo a fare il coordinatore difensivo, anche se questa sembra solo una mossa che all’apparenza possa mettere Eberflus nella condizione di comandare le operazioni con la supervisione di un suo assistente di lunga data ai Colts.

SPECIAL TEAM

Richard Hightower sostituirà Chris Tabor. Hightower è al suo primo anno di coordinatore di special team con i Bears. Torna a Chicago dopo aver precedentemente servito come assistente allenatore dello special team per i Bears nel 2016. Hightower ha 15 anni di esperienza da allenatore nella NFL, di cui gli ultimi cinque come coordinatore nello special team dei San Francisco 49ers. L’amore per i ritornatori a Chicago è cosa nota; infatti non è un caso che Velus Jones Jr. sia arrivato in maglia Bears.

COACHING STAFF

Il nodo da scigliere sulle politiche di rilancio dei Bears passeranno indubbiamente dai rapporti interni tra i membri dello staff tecnico.

Eberflus è un allenatore difensivo, il che diventerebbe un punto a sfavore nel caso in cui a Chicago si dovessero ripetere le scene di orgoglio in stile Matt Nagy. Per intenderci meglio, “il capo allenatore sono io e il playbook è mio”. Se Eberflus non dovesse consentire a Luke Getsy di chiamare i giochi in attacco, beh amici, siamo punto a capo!

Questa casistica crea non poche tensioni nelle menti dei tifosi Bears perchè in una lega che ormai da anni volge sempre più verso la direzione degli attacchi atomici, non avere competenze a riguardo creerebbe solo drammi. Proprio come è successo con Matt Nagy.

Luke Getsy è il vero messia di tutta questa parabola e, con ogni probabilità, il solo componente del coaching staff in grado di rivolvere la situazione.

Lo sviluppo di Justin Fields e la crescita di un attacco che non ha punti di riferimento è puramente legata al lavoro di coach Getsy. Convincetemi del contrario e poso la penna nell’immediato.

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Record previsto: 6-11

A differenza del 6-11 del 2021, questo 6-11 ha un sapore totalmente diverso. Se vogliamo molto meno aspro.

A un team giovane, riassemblato, che ha cambiato linee guida e che deve fare esperienza prima di rilanciarsi va concesso del tempo e non serve forzare i processi in nessun caso. Persino Justin Fields deve avere il suo tempo per crescere e svilupparsi, perchè l’anno uno non è giudicabile. Di certo il suo impatto sul gioco deve essere migliore e più costante rispetto al 2021; se c’è un fattore che terremo sotto la lente, è proprio quello legato ai numeri di Justin Fields.

Ormai i QB contemporanei impilano numeri fuori da ogni logica fin dai primi anni, la stessa cosa deve accadere a JF altrimenti non ci siamo. Poi non importa se lui lancia meno e corre di più. Fields deve sbalordire la folla e guadagnarsi la certezza di un investimento su di lui in prospettiva 2023, soprattutto perchè se la scelta di Chicago al draft 2023 dovesse essere alta e un nuovo QB dal profilo di game changer rientrasse nelle possibilità dei Bears, per Fields sarebbe un serio problema.

[review]

alex cavatton firma area 54

I nostri voti

Offense - 5
Defense - 5.5
Coaching Staff - 6

5.5

In termini di risultati scegliamo di non muovere una virgola rispetto a quanto fatto lo scorso anno. L'ambiente riparte dall'ennesimo anno zero e la fiducia sulla possibilità di raccogliere buoni risultati in fretta è ai minimi storici.

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