[NFL] International Series dal vivo

NFL International Series, atto sesto. Il mio primo. Il football dal vivo è uno spettacolo inavvicinabile. Avevo già avuto la fortuna di capirlo negli Stati Uniti. L’esperienza londinese però mi mancava. Un po’ per la cronica latitanza di tempo: in ottobre l’unico weekend libero negli ultimi nove anni è sempre stato dedicato alle finali di flag football. Un po’ per un briciolo di scetticismo: la partita di interesse modesto per i miei gusti e il clima, sia meteorologico sia “spirituale”, poco attrattivo.
Quest’anno mi sono tuffato. Per giudicare con delle basi concrete e non per sentito dire. Nonostante i dubbi restassero, specie dopo aver conosciuto la gara in programma. E per rendere ancora più esaustivo l’esperimento ho giocato il jolly, portando con me fratello, papà e mamma. Se il fratello è un simpatizzante della palla ovale, non fanatico ma discreto appassionato; i genitori sono due extraterrestri. Papà ciclista e calciofilo, comunque poco propenso agli stadi. Mamma tiepidissima tifosa in gioventù: è possibile ipotizzare che non mettesse piede in uno stadio da 40 anni. La voglia di far vivere loro la passione che mi ha contagiato sin da bambino delle scuole medie, e che mai si sono riusciti a spiegare perché mi avesse rapito, mi ha spinto a portarli con me.
L’avvio è stato soft. Giovedì e venerdì da turisti in tutti i luoghi più classici della capitale britannica. Westminster, Big Ben, Tower Bridge, London Eye, Piccadilly Circus, Portobello Road, Buckingham Palace, Covent Garden. Everything.
nike storeI primi contatti con il mondo NFL sono arrivati sabato, dopo la visita a St. Paul. Trafalgar Square è la sede della Fan Rally NFL. Entriamo quando ancora non c’è il pienone e i miei genitori possono farsi un giro tranquilli, scrutando i venditori di hot dog, il negozio della NFL e i mille giochini a disposizione dei supporter. Mio fratello si cimenta con il passaggio. E’ stato quarterback di flag football, poteva fare meglio! La famiglia al completo si accorge di quanta gente muova la partita. I tifosi aumentano dopo un tre quarti d’ora passati all’interno. Seconda tappa dell’antipasto footballistico è il negozio della Nike ad Oxford Street. Per l’occasione si è Nflizzato. Merchandising di tutte le squadre a monopolizzare il pian terreno e l’installazione con tutte le 32 divise già utilizzata per il cambio della guardia a stelle e strisce tra Reebok e Nike. Anche mamma e papà si prestano per foto ricordo mescolandosi tra i tifosi più disparati. Patriots, sì. Rams, anche. Ma di tutto un po’: dai Bears ai Packers, non manca nessuno.
La domenica è il giorno della partita. In giro per la città è impossibile passeggiare senza incrociare un logo NFL. La “tube” è invasa. Westfield, il nuovissimo e mastodontico centro commerciale inaugurato nel parco olimpico da esplorare prima di dirigersi a Wembley, non è da meno.
Ormai è l’ora di muovere verso l’evento. Il tempo non è granché ma non è un problema. Il pubblico arriva allo stadio in metropolitana o in treno. E’ un fiume di appassionati sorridenti quello che si incanala verso i cancelli, si fotografa di fianco ai cartelloni e riceve all’ingresso le bandierine dei Rams. Si scivola all’interno della NFL Experience. Tutti in fila, tutti in festa.
Wembley è accogliente. I seggiolini sono comodi. Gli spazi per muoversi generosi. La visuale è superba. Il mini-concerto dei Train accompagna lo stadio agli inni nazionali. La coreografia durante le note di The Star-Spangled Banner e God Save the Queen avvolge gli 84.004 cuori presenti. L’atmosfera si incendia sul kickoff. La partita parte in quarta, poi declina per la troppa superiorità dei New England Patriots. Tom Brady è un’enciclopedia e da solo vale il prezzo del biglietto. Per spiegare al babbo chi sia bisogna necessariamente paragonarlo a un grande del calcio. “Papà, è come veder giocare Maradona”. Azzardato, forse, però serve per rendere l’idea.
wembley nfl 2012Io dopo essermi goduto la partita ed aver apprezzato gli aggiornamenti di Red Zone e i Fantasy Update, mi divincolo nei meandri di Wembley per le interviste. Deserta la splendida aula dove parlano coach Fisher e Sam Bradford. Stracolma la saletta approntata per Belichick, Brady, McCourty (quasi ignorato) e la coppia Mayo-Wilfork. Peccato che le conferenze stampa siano in contemporanea e il dono dell’ubiquità ancora appartenga a un povero giornalista di provincia (fresca di accorpamento, tra l’altro). Per incrociare qualcuno negli spogliatoi devo correre. E arrivo comunque tardi. La cortesia e la professionalità degli addetti ai lavori (un numero incalcolabile e impressionante) però è mille volte superiore allo sport nostrano. Non serve sottolinearlo. La locker room è in via di smantellamento. Faccio in tempo ad ascoltare Gronkowski e complimentarmi con Lloyd. Due touchdown di cui il primo proprio di fronte a me il giorno dopo averlo tagliato dalla mia squadra di fantasy football. Destino beffardo. Un blitz dai Rams. Due-tre rimasti. Uno però è Finnegan. Nudo come mamma l’ha fatto. Chiede a due telegiornaliste di attendere che si infili le mutande prima dell’intervista. Alla faccia dei silenzi stampa, la più grande dimostrazione di poca serietà del nostro sport. Unica pecca, a scavare per trovarla: la wi-fi che non funziona. Devo rispedire l’articolo il giorno dopo. Saliti sul secondo treno verso il centro città, il primo era riservato al personale NFL (l’avevo detto che erano il doppio di un milione!), si cerca un pub per mangiare. Rimbalzati dallo sports bar della stazione, preso d’assalto dai tifosi usciti per primi e con Giants-Cowboys doverosa cornice su ogni tv, ecco l’amara scoperta: a Londra la domenica sera non è scontato trovare una cucina aperta dopo le 22.30.
Il gran finale così scivola in hotel ed è la testimonianza della presa della NFL sul weekend londinese: assediata e occupata senza difficoltà la hall dell’albergo. Led tv fisso sul match sparato a tutta nello sports bar, di lì a poco anche il successivo Sunday Night.
Ma mamma e papà? La mamma si è divertita e non si è minimamente stancata. Ha avuto modo di alzarsi, andare in bagno, prendere da mangiare. Tutto con calma e facilità. Le è piaciuto il primo touchdown dei Rams, le 50 yard sciroppate da Givens. Ha apprezzato il telo in plastica offerto per ripararsi dalla pioggia mentre aspettava il treno. Il papà: “L’unico peccato è che non ci sia stata partita, troppo forti i bianchi (Patriots, ndr). Certo che hyde parkquei due falli chiamati ai blu… non mi sembrava ci fossero del tutto”. Ma papà, appena conosci le regole! Eppure tutti i torti non ha… La mattina, in albergo e in giro per il centro, e il pomeriggio, in aeroporto, anche per loro è naturale incrociare gli sguardi di chi era allo stadio. “Mamma mia quanta gente è venuta per la partita”. E questa è la cosa che sinora forse è stata meno capita dalla NFL. Londra porta il football in Europa. Non è solo un modo di diffonderlo in Inghilterra. Anzi. C’è tutto il Vecchio Continente sugli spalti di Wembley. Dovrebbe afferrarlo anche chi, Belichick, è scivolato in un’intervista pre-gara, lasciando intuire di non essere troppo entusiasta della trasferta londinese. Parole ovviamente corrette dopo la partita. D’altronde i proprietari apprezzano. E alla fine anche i volti sorridenti dei suoi giocatori nella sgambata di Hyde Park sono stati uno spot positivo.
Il mio giudizio? Promossa. L’International Series merita il massimo dei voti. E l’anno prossimo si ripete. Stavolta però con la moglie. Per la NFL sarà un altro durissimo esame. Quello che ho visto però mi fa dire che supererà alla grande anche questo. Inavvicinabile.

PS: per rendere memorabile il weekend, aggiungere un’ottima compagnia. E in questo la redazione di Huddle non ha eguali.

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