[W7] Rams a quota 30 (sconfitte)

E con questa sono 30. Il 34-7 con cui i Dallas Cowboys hanno battuto domenica i St.Louis Rams costituisce infatti la trentesima sconfitta della gestione Spagnuolo in casa bluoro, una cifra che, a St.Louis, ha raggiunto solamente Mike Martz. Che poi Martz abbia abbinato le sue 35 sconfitte a 55 vittorie contro le sole 8 che può vantare Spagnuolo, è un dettaglio insignificante.
Come è stato più volte rimarcato, l’inizio di campionato dei Rams era di gran lunga il più difficile dell’intera lega (e manca ancora New Orleans all’appello…), e la possibilità di partire con otto sconfitte consecutive era qualcosa di più di una pura probabilità statistica. Quello che disturba, però, è il modo in cui queste sconfitte stanno arrivando.
I Rams appaiono una squadra già allo sbando, come se non esistesse una seconda parte di stagione in cui provare almeno a mettere qualche vittoria in cascina, approfittando dei quattro confronti con Seattle ed Arizona che sembrano essere rimasti gli unici davvero alla portata di questa squadra.
Dopo aver acquisito un signor ricevitore come Brandon Lloyd ed aver contemporaneamente dovuto rinunciare per la prima volta a Sam Bradford, infortunatosi nell’ultima azione contro Green Bay, i Rams erano praticamente costretti a confidare maggiormente sulle corse piuttosto che su un gioco aereo guidato da A.J.Feeley, che in carriera non si è mai discostato molto da quella West Coast Offense che Josh McDaniels ha bandito in maniera definitiva da St.Louis. E trovarsi in queste condizioni ad affrontare la difesa numero uno sulle corse non ha certamente aiutato, sebbene Steven Jackson abbia fatto del suo meglio per far funzionare il gioco su terra anche in mancanza di un supporto consistente da parte della propria linea d’attacco.
Con queste premesse, l’attacco dei Rams non ha certo sfigurato. Feeley ha distribuito palloni nel medio corto, ed appena gli è stato richiesto di verticalizzare maggiormente il gioco è arrivato un intercetto, puntuale come le tasse. Tornato a colpire il medio-corto raggio, Feeley ha distribuito ottimi palloni a Lloyd, Salas e Pettis, oltre ad un guizzo improvviso e solitario di Hoomanawanui.
cowboysQuello che ha davvero fatto rizzare i capelli a tutti è stata la prestazione della difesa, il reparto che prima di inizio campionato sembrava destinato a diventare uno dei top 10 della lega e che ora, dopo sei partite e sette giornate, può vantare l’ultimo posto in molte delle classifiche statistiche difensive.
I numeri sono impietosi: il rookie DeMarco Murray, sostituto di Tashard Choice a sua volta backup di Felix Jones (quindi il TERZO runningback, per chi non avesse colto) batte in scioltezza il record di Emmit Smith per yards corse in una sola partita con 253 yards, 91 delle quali in uno splendido buco interno in cui la linea d’attacco dei Cowboys ha letteralmente asfaltato l’intera difesa avversaria spianando la strada per il touchdown di apertura dell’incontro.
Tony Romo non ha nemmeno avuto bisogno di fare i soliti errori con cui rimette in gioco le squadre avversarie nei secondi tempi delle partite, perchè pur avendo qualche occasione per ribaltare l’inerzia della partita, la difesa di St.Louis non ha fatto il minimo sforzo per sfruttarla.
All’ormai riconosciuta inettitudine sui passaggi della secondaria difensiva, si sono aggiunti una selva di placcaggi mancati che hanno consentito ai portatori di palla avversari di guadagnare yards con un second effort, e spesso anche con un third e fourth effort tali da far sembrare i difensori dei Rams tanti funghetti del flipper su cui le palline rimbalzano facendo punti.
A completare il quadretto, arrivano le oramai solite notizie dall’infermeria che parlano, per questa settimana, di due commozioni cerebrali piuttosto serie per Jason Smith e Darrell Scott e due infortuni muscolari per Justin King e Danario Alexander.
E domenica sera tocca a Drew Brees, che questa settimana ha lanciato più touchdown pass (5) che incompleti (4) nel massacro perpetrato ai danni dei derelitti Indianapolis Colts.
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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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