[Divisional] Jets vs Patriots
Ancora New York, sempre New York. La Grande Mela, o meglio, le sue squadre stanno diventando la nemesi del coach di New England Belichick: quando sembra che il buon Bill abbia costruito un’imbattibile macchina da guerra ecco che arriva un pugno di uomini da New York che invece di farsi massacrare come gli altri avversari, prima imbrigliano la sua squadra e poi le danno il colpo di grazia con ricezioni da fantascienza.
E’ successo tre anni fa quando in un memorabile Superbowl i Giants piegarono i Patriots del 16-0 in regular season e dei 36,8 punti segnati a partita, e la storia si è ripetuta domenica allorquando i Jets, umiliati 45-3 al Gillette Stadium all’inizio di dicembre, si sono presi una clamorosa rivincita ed hanno espugnato 28-21 Foxborough eliminando dai playoff Brady e compagni favoriti non solo in quella partita ma nella corsa al Lombardi Trophy.
Alla fine insomma i Patriots, una volta assolutamente invulnerabili in casa nella post season, sono stati prima insultati (il cornerback Cromartie ha dato del “asshole” termine che eviterò di tradurre, a Brady) poi sfidati (coach Ryan ha detto che considerava la partita un fatto personale fra lui e coach Belichick) nel prepartita, quindi battuti sul campo in modo sacrosanto. Il grandissimo merito degli uomini di Ryan è stato quello di tirare fuori dal cappello a cilindro la miglior prestazione, soprattutto difensiva, dell’anno quando contava di più, mentre la New England delle tredici vittorie nelle ultime quattordici partite, dell’attacco devastante, del Brady dal rating da Superman, si è smarrita sul più bello.
I blu padroni di casa sono stati incapaci di trovare un minimo di ritmo e nel momento del bisogno nessuno dei playmaker ha sfoderato la grande giocata, quella in grado di cambiare l’inerzia di una partita, quasi la squadra avesse la mente già al prossimo turno e considerasse la gara con i Jets poco più di una formalità. Viceversa è stata la grande vittoria di coach Ryan, criticabile, se volete, per gli atteggiamenti da sbruffone e per aver creato una sorta di sentimento “noi contro il Mondo”, però in grado di caricare al massimo un team che dopo aver conquistato i playoff col peggior record di tutti, è poi stato capace di eliminare nel giro di sette giorni prima Peyton Manning poi Tom Brady, entrambi sorpresi a domicilio.
Che il terzo incontro stagionale con i Jets non sarebbe stato un match come gli altri, i Patriots l’hanno capito sin dal primo possesso: dopo aver attraversato il campo in maniera piuttosto tranquilla, su un primo e dieci sulle 28 dei Jets, Brady si preparava a servire il runner Green-Ellis, ma la presenza del linebacker Pace costringeva il regista di casa ad alzare la traiettoria del pallone, che passava sì sopra la testa di Pace, ma anche sopra quella di Green-Ellis per finire nelle mani del linebacker Harris che interrompeva la serie di 11 partite e 339 passaggi senza un intercetto del regista ex Michigan.
Dopo che New York sbagliava un field goal non certo impossibile, altro campanello di allarme: sulle 7 dei Jets, Brady non riusciva a trovare il tight end Crumpler che aveva battuto il suo controllore sul secondo down, quindi sul terzo veniva messo schiena a terra da Shaun Ellis e New England si doveva accontentare di 3 punti. Dopo altri due punt, l’attacco dei Jets prendeva improvvisamente vita grazie al regista Sanchez che prima pescava Edwards con una bomba da 37 yards, poi Tomlinson per la meta del 7-3 con dieci minuti da giocare nel primo tempo.
Le difese lasciavano poi a secco gli attacchi in altri tre drive e con poco più di un minuto da giocare Bill Belichick si giocava un azzardo che avrebbe pagato caramente: con la formazione schierata per il punt, i Patriots provavano a sorprendere i Jets con uno snap diretto alla safety Chung, il quale, anziché ricevere il pallone e correre per le 4 yards che mancavano al primo down, si lasciva scivolare l’ovale fra le mani e pur recuperandolo veniva inchiodato sul posto. E qui con 66 secondi da giocare, i Jets confezionavano il loro primo capolavoro: prima due corse di Tomlinson da 16 e 6 yards, poi un incompleto di Sanchez facevano da preludio al touchdown segnato da Edwards che dopo aver ricevuto raggiungeva la end zone trascinando con sé per quattro yards anche due avversari che cercavano disperatamente di fermarlo.
Nel secondo tempo la musica per New England non cambiava: la difesa dei Jets mescolando le coperture su ricevitori e tight end disturbava non poco il gioco aereo di New England che inizialmente non produceva nulla. Poi sul finire del terzo quarto, il match sembrava potesse girare: sul primo gioco del drive Brady trovava Gronkowski con un passaggio da 37 yards poi coronava una drive… alla Brady con un lancio in touchdown per Crumpler, cui seguiva la trasformazione da due punti segnata dal runner Morris, che riportava New England a -3 con un quarto ancora da giocare. Ma i Jets non si scomponevano minimamente: Sanchez serviva un pallone corto a Cotchery che tagliava il secondario dei Patriots come il burro prima di essere buttato fuori dal campo sulle tredici di New England. Tre giochi dopo il regista prodotto da USC trovava in fondo alla end zone Holmes che sfoderava una ricezione da circo per il 21-11 che gelava nuovamente il Gillette Stadium.
I Patriots ripartivano dalle proprie 16 ma orchestravano un drive lento come se dovessero difendere un vantaggio anziché recuperare, ed in più l’ennesimo sack subito da Brady li portava a giocarsi un terzo e poi un quarto down con tredici yards da percorrere, impresa che si rivelava impossibile. La partita non era però ancora finita: i Jets andavano nuovamente al punt e grazie ad un grande ritorno di Edelman, New England aveva palla in mano nel territorio dei Jets. Nonostante la ghiotta occasione, l’attacco del team di casa si confermava in grande difficoltà: dopo tre completi, Brady lanciava due incompleti ed un passaggio ricevuto da Welker per una sola yard. Il field goal di Graham riportava New England a -7 al two minutes warning, ma il seguente onside kick veniva recuperato dai Jets con Cromartie che riportava l’ovale fino sulle 25 dei Patriots. La resa definitiva dei padroni di casa avveniva due giochi dopo allorchè Greene prendeva di infilata la difesa dei blu e correva per le 16 yards che lo separavano dalla meta. I pochi tifosi di New England rimasti, ammutoliti per l’incredibile sviluppo del match, vedevano Brady e compagni accorciare nuovamente le distanze grazie al touchdown pass a Branch a 30 secondi dalla sirena finale, ma l’ultimo, disperato onside kick veniva recuperato da Smith che faceva calare il sipario sul match e sulla stagione dei Patriots.
Subito dopo al fine del match chi si attendeva qualche screzio fra i due coach veniva fortunatamente deluso da un abbraccio prolungato fra i due “nemici” Belichick e Ryan, ennesimo insegnamento di civiltà sportiva che ci arriva da oltre oceano. Alla fine le statistiche totali dicevano 372 a 314 le yards guadagnate a favore dei Patriots, ma naturalmente la differenza la facevano l’intercetto subito da Brady, la palla recuperata sulla finta di punt e soprattutto il rating dei due quarterback, con Sanchez che faceva segnare un impressionante 127,3 (frutto di 16 passaggi completati su 25 per 194 yards e tre mete) mentre Brady, dopo aver avuto una media in regular season di 111, si fermava a 89 con in più cinque sack subiti contro nessuno da Sanchez.
Naturale la grossa delusione che traspariva dai volti di Belichick e Brady nelle interviste di fine gara, però credo sia giusto spezzare una lancia sportiva a favore proprio di Belichick e dei suoi. Il coach originario di Nashville ha dapprima messo insieme un draft 2010 da 30 e lode, poi ha scaricato un Moss ormai alla frutta per una terza scelta nel draft 2011, quindi ha guidato i suoi al miglior record della Lega. OK, la difesa era fra le peggiori a livello di yards concesse, ma ha giocato a lungo con quattro rookie come titolari. L’attacco invece dopo aver faticato un po’ nel primo mese, ha potuto contare su un Brady devastante, un Woodhead degnissimo sostituto di Faulk, sulla rinascita del figliol prodigo Branch, sull’esplosione di due tight end rookie dal futuro interessantissimo come Hernandez e Gronkowski e persino sul rendimento al di là delle attese di un runner onestamente ordinario come Green-Ellis. Vero, come probabilmente lo stesso Belichick direbbe, il successo nella NFL si misura solo con i risultati, e a Boston il titolo manca dal 2005, però con queste premesse i Patriots potrebbero presto smettere di preoccuparsi della sindrome da New York…
E’ successo tre anni fa quando in un memorabile Superbowl i Giants piegarono i Patriots del 16-0 in regular season e dei 36,8 punti segnati a partita, e la storia si è ripetuta domenica allorquando i Jets, umiliati 45-3 al Gillette Stadium all’inizio di dicembre, si sono presi una clamorosa rivincita ed hanno espugnato 28-21 Foxborough eliminando dai playoff Brady e compagni favoriti non solo in quella partita ma nella corsa al Lombardi Trophy.
Alla fine insomma i Patriots, una volta assolutamente invulnerabili in casa nella post season, sono stati prima insultati (il cornerback Cromartie ha dato del “asshole” termine che eviterò di tradurre, a Brady) poi sfidati (coach Ryan ha detto che considerava la partita un fatto personale fra lui e coach Belichick) nel prepartita, quindi battuti sul campo in modo sacrosanto. Il grandissimo merito degli uomini di Ryan è stato quello di tirare fuori dal cappello a cilindro la miglior prestazione, soprattutto difensiva, dell’anno quando contava di più, mentre la New England delle tredici vittorie nelle ultime quattordici partite, dell’attacco devastante, del Brady dal rating da Superman, si è smarrita sul più bello.
I blu padroni di casa sono stati incapaci di trovare un minimo di ritmo e nel momento del bisogno nessuno dei playmaker ha sfoderato la grande giocata, quella in grado di cambiare l’inerzia di una partita, quasi la squadra avesse la mente già al prossimo turno e considerasse la gara con i Jets poco più di una formalità. Viceversa è stata la grande vittoria di coach Ryan, criticabile, se volete, per gli atteggiamenti da sbruffone e per aver creato una sorta di sentimento “noi contro il Mondo”, però in grado di caricare al massimo un team che dopo aver conquistato i playoff col peggior record di tutti, è poi stato capace di eliminare nel giro di sette giorni prima Peyton Manning poi Tom Brady, entrambi sorpresi a domicilio.
Che il terzo incontro stagionale con i Jets non sarebbe stato un match come gli altri, i Patriots l’hanno capito sin dal primo possesso: dopo aver attraversato il campo in maniera piuttosto tranquilla, su un primo e dieci sulle 28 dei Jets, Brady si preparava a servire il runner Green-Ellis, ma la presenza del linebacker Pace costringeva il regista di casa ad alzare la traiettoria del pallone, che passava sì sopra la testa di Pace, ma anche sopra quella di Green-Ellis per finire nelle mani del linebacker Harris che interrompeva la serie di 11 partite e 339 passaggi senza un intercetto del regista ex Michigan.
Dopo che New York sbagliava un field goal non certo impossibile, altro campanello di allarme: sulle 7 dei Jets, Brady non riusciva a trovare il tight end Crumpler che aveva battuto il suo controllore sul secondo down, quindi sul terzo veniva messo schiena a terra da Shaun Ellis e New England si doveva accontentare di 3 punti. Dopo altri due punt, l’attacco dei Jets prendeva improvvisamente vita grazie al regista Sanchez che prima pescava Edwards con una bomba da 37 yards, poi Tomlinson per la meta del 7-3 con dieci minuti da giocare nel primo tempo.
Le difese lasciavano poi a secco gli attacchi in altri tre drive e con poco più di un minuto da giocare Bill Belichick si giocava un azzardo che avrebbe pagato caramente: con la formazione schierata per il punt, i Patriots provavano a sorprendere i Jets con uno snap diretto alla safety Chung, il quale, anziché ricevere il pallone e correre per le 4 yards che mancavano al primo down, si lasciva scivolare l’ovale fra le mani e pur recuperandolo veniva inchiodato sul posto. E qui con 66 secondi da giocare, i Jets confezionavano il loro primo capolavoro: prima due corse di Tomlinson da 16 e 6 yards, poi un incompleto di Sanchez facevano da preludio al touchdown segnato da Edwards che dopo aver ricevuto raggiungeva la end zone trascinando con sé per quattro yards anche due avversari che cercavano disperatamente di fermarlo.
Nel secondo tempo la musica per New England non cambiava: la difesa dei Jets mescolando le coperture su ricevitori e tight end disturbava non poco il gioco aereo di New England che inizialmente non produceva nulla. Poi sul finire del terzo quarto, il match sembrava potesse girare: sul primo gioco del drive Brady trovava Gronkowski con un passaggio da 37 yards poi coronava una drive… alla Brady con un lancio in touchdown per Crumpler, cui seguiva la trasformazione da due punti segnata dal runner Morris, che riportava New England a -3 con un quarto ancora da giocare. Ma i Jets non si scomponevano minimamente: Sanchez serviva un pallone corto a Cotchery che tagliava il secondario dei Patriots come il burro prima di essere buttato fuori dal campo sulle tredici di New England. Tre giochi dopo il regista prodotto da USC trovava in fondo alla end zone Holmes che sfoderava una ricezione da circo per il 21-11 che gelava nuovamente il Gillette Stadium.
I Patriots ripartivano dalle proprie 16 ma orchestravano un drive lento come se dovessero difendere un vantaggio anziché recuperare, ed in più l’ennesimo sack subito da Brady li portava a giocarsi un terzo e poi un quarto down con tredici yards da percorrere, impresa che si rivelava impossibile. La partita non era però ancora finita: i Jets andavano nuovamente al punt e grazie ad un grande ritorno di Edelman, New England aveva palla in mano nel territorio dei Jets. Nonostante la ghiotta occasione, l’attacco del team di casa si confermava in grande difficoltà: dopo tre completi, Brady lanciava due incompleti ed un passaggio ricevuto da Welker per una sola yard. Il field goal di Graham riportava New England a -7 al two minutes warning, ma il seguente onside kick veniva recuperato dai Jets con Cromartie che riportava l’ovale fino sulle 25 dei Patriots. La resa definitiva dei padroni di casa avveniva due giochi dopo allorchè Greene prendeva di infilata la difesa dei blu e correva per le 16 yards che lo separavano dalla meta. I pochi tifosi di New England rimasti, ammutoliti per l’incredibile sviluppo del match, vedevano Brady e compagni accorciare nuovamente le distanze grazie al touchdown pass a Branch a 30 secondi dalla sirena finale, ma l’ultimo, disperato onside kick veniva recuperato da Smith che faceva calare il sipario sul match e sulla stagione dei Patriots.
Subito dopo al fine del match chi si attendeva qualche screzio fra i due coach veniva fortunatamente deluso da un abbraccio prolungato fra i due “nemici” Belichick e Ryan, ennesimo insegnamento di civiltà sportiva che ci arriva da oltre oceano. Alla fine le statistiche totali dicevano 372 a 314 le yards guadagnate a favore dei Patriots, ma naturalmente la differenza la facevano l’intercetto subito da Brady, la palla recuperata sulla finta di punt e soprattutto il rating dei due quarterback, con Sanchez che faceva segnare un impressionante 127,3 (frutto di 16 passaggi completati su 25 per 194 yards e tre mete) mentre Brady, dopo aver avuto una media in regular season di 111, si fermava a 89 con in più cinque sack subiti contro nessuno da Sanchez.
Naturale la grossa delusione che traspariva dai volti di Belichick e Brady nelle interviste di fine gara, però credo sia giusto spezzare una lancia sportiva a favore proprio di Belichick e dei suoi. Il coach originario di Nashville ha dapprima messo insieme un draft 2010 da 30 e lode, poi ha scaricato un Moss ormai alla frutta per una terza scelta nel draft 2011, quindi ha guidato i suoi al miglior record della Lega. OK, la difesa era fra le peggiori a livello di yards concesse, ma ha giocato a lungo con quattro rookie come titolari. L’attacco invece dopo aver faticato un po’ nel primo mese, ha potuto contare su un Brady devastante, un Woodhead degnissimo sostituto di Faulk, sulla rinascita del figliol prodigo Branch, sull’esplosione di due tight end rookie dal futuro interessantissimo come Hernandez e Gronkowski e persino sul rendimento al di là delle attese di un runner onestamente ordinario come Green-Ellis. Vero, come probabilmente lo stesso Belichick direbbe, il successo nella NFL si misura solo con i risultati, e a Boston il titolo manca dal 2005, però con queste premesse i Patriots potrebbero presto smettere di preoccuparsi della sindrome da New York…