I Las Vegas Raiders hanno trovato il loro nuovo head coach: sarà Pete Carroll a guidare la franchigia del Nevada per i prossimi tre anni.
Questa turnata di nuovi head coach si sta rivelando pittoresca. Il nome di Pete Carroll sembrava una boutade buttata li giusto per fare numero e valutare un profilo d’esperienza, e presumibilmente proprio quest’ultima ha fatto da ago decisivo alla bilancia. Carroll, 74 anni il prossimo settembre, diventerà l’head coach più anziano di sempre ad allenare in NFL superando il record di Romeo Crennell fermatosi a 73 anni nel suo stint da interim head coach degli Houston Texans nel 2020.
La domanda che si sono posti in tanti in queste ore che si accavallano successive a questa scelta è il perchè una franchigia che pare in rifondazione abbia preso un coach che verosimilmente ha da sparare le ultime cartucce di carriera? Tralasciando la pressochè certezza che l’offensive coordinator dei Detroit Lions fosse la primissima scelta, ma questi ha poi preferito raggiungere Chicago, ai Raiders serviva una figura autoritaria che ricreasse una cultura del lavoro e desse solidità ad un ambiente che dal 2020 ha cambiato ben quattro head coach (Gruden, Bisaccia, McDaniels e Pierce), Carroll per questo è sicuramente l’uomo giusto. Ha voglia di tornare in sideline, la dimostrazione anche nell’atteggiamento ai Seahawks di non mollare il posto da head coach fino a che non ha capito di non aver altre vie. La AFC West è inoltre terra di vecchi volponi dove l’esperienza gioca un ruolo importante con i 66 anni di Andy Reid dei Chiefs ed i 61 sia di Sean Payton dei Broncos che di Jim Harbaugh dei Los Angeles Chargers. Proprio con quest’ultimo sappiamo esserci una forte rivalità ed astio e sarebbe stupido non pensare alla volontà di confrontarsi di nuovo con “acerrimo rivale”.
Nelle ultime ore sta rimbalzando che la scelta sia stata fatta in persona da Tom Brady, perchè come in ogni cosa che va alla ribalta mediatica una bella romanzata non viene mai mal vista, ma questo è uno scenario quanto mai lontano dalla realtà. Brady piuttosto ha avuto sicuramente un ruolo preponderante nella scelta del nuovo general manager John Spytek, arrivato dai Buccaneers. La scelta di Carroll è tutto frutto della volontà del nuovo GM e dell’ottimo colloquio che l’ex Seahawks ha saputo mettere in piedi. Presumibile a questo punto la volontà di creare un connubio tra l’esperienza indiscussa di Carroll e l’inesperienza nel ruolo invece di Spytek stesso.
Ci vorrebbe una pagina solo per parlare delle esperienze di Carroll a livello di coaching ed onestamente non sarebbe nemmeno da dover fare vista la conoscenza del personaggio. Con il nuovo ruolo ai Raiders, Carroll diventerà per la quarta volta un head coach NFL avendo già ricordo questo ruolo ai New York Jets, ai New England Patriots ed ai Seattle Seahawks. Tra questi ultimi due l’intervallo nel college football dove ha allenato per otto anni gli USC Trojans vincendo anche li il titolo. Prima di tutto questo abbiamo l’inizio carriera alla Pacific – sua alma mater – come graduate assistant prima di spostarsi nel 1977 ad Arkansas per un solo anno. Nel 1978 è a Iowa State come secondary coordinator, nel 1979 è a Ohio State con lo stesso ruolo. Nel 1980 per tre anni si sposta a North Carolina State dove diviene defensive coordinator, ruolo che andrà ad occupare anche nel 1983 alla Pacific. Nel 1984 fa il salto in NFL giungendo ai Buffalo Bills divenendo defensive back coach, ruolo che farà anche per i cinque anni successivi ma ai Minnesota Vikings. Nel 1990 la prima grandissima chiamata per la sua carriera da parte dei New York Jets dove diviene defensive coordinator e nel 1994 ottiene – per un solo anno – il posto da head coach. Dopo l’infelice esperienza da capo allenatore sono due gli anni da defensive coordinator ai 49ers prima di tornare head coach nel 1997 ai New England Patriots, da qui ci ricolleghiamo all’inizio di questa “inutile” presentazione.
Pete Carroll è chiamato a portare sicurezza in un ambiente sfiduciato e il suo modo di rapportarsi e prendersi cura dei veterani, di giocatori a cui la carriera potrebbe aver già dato il proprio apice, è sicuramente un fiore all’occhiello. I suoi modi di fare sono aspri ma spesso molto puntuali, vedere anche le cessioni di giocatori sempre mal viste ma che puntualmente finivano con i giocatori ceduti che non riuscivano a performare altrove. Ai Seahawks si è presentato ai playoff 10 volte su 14 stagione e sono numeri che ad una franchigia in difficoltà non posso passare inosservati. Altro nodo da sciogliere sarà senza alcun dubbio quello relativo al quarterback; quest’anno ai Raiders si sono succeduti senza successo Aidan O’Connell, Gardner Minshew e Desmond Ridder e questo può essere un problema non di poco conto. Sicuramente l’ultimo periodo ai Seattle Seahawks, quando ha fatto tornare Geno Smith materiale da playoff, lascia ben sperare per il futuro dei Las Vegas.
L’esperienza di Pete Carroll e la solidità che potrebbe aver questa sua breve esperienza ai Raiders potrebbe far gola a molti possibili coordinatori di livello potendo contare su una quasi certa durata del proprio mandato ma anche sulla possibilità di poter diventare head coach al posto di Carroll qualora le cose dovessero andare bene. A livello di offensive coordinator il nome più forte è quello di Darrell Bevell che con Carroll nello stesso ruolo ai Seahawks dal 2011 al 2017 vincendo anche il Super Bowl, meno forte il nome di Shane Waldron che ha collaborato con Carroll nell’ultimo periodo a Seattle. Possibile anche un atto di nepotismo con i figli Brennan – al momento coordinatore offensivo a Washington – e Nate . Ora passing game coordinator dei Panthers. Come defensive coordinator pare corsa a tre con Gus Bradley profilo d’esperienza che ha lavorato come DC ai Seahawks ma da qualche tempo le sue difese stanno facendo male in NFL; altri nomi con un passato con Carroll che sembrano essere presi in considerazione quello di Kris Richard – con lui a USC – e di Nick Sorensen – assistente ai tempi dianche lui con un passato a USC con Carroll.