Il Super Bowl del 2020 – Kansas City Chiefs

Se devo scegliere due parole per sintetizzare la stagione che ha portato Kansas City alla vittoria del Super Bowl LIV, potrei scegliere “gioia infinita”. Quella partita rappresenta un picco di gioia difficilmente ripetibile, unico per certi versi nonostante oggi i Chiefs siano nel pieno di un ciclo straordinario e impensabile fino a pochi anni fa. Il motivo è abbastanza semplice: l’attesa. KC ha atteso 50 anni prima di tornare sul tetto più alto, dopo stagioni che davano speranze fragili o dure realtà. La finale stessa non è stata priva di tensione e paure ma è esplosa in gioia, nella notte in cui sono nate le ragioni per cui oggi ci fidiamo così tanto di Patrick Mahomes.

La stagione è stata caratterizzata da un mix di pensieri, da quelli più obiettivi e ponderati a quelli più animati e fantasiosi. La testa andava spesso a quel Championship perso contro i Patriots l’anno prima, con quegli errori banali e quell’overtime per noi crudo. Essere arrivati così vicini – l’ultima finale di conference ce la siamo giocata nel ’93… –  e dover rimettere nel cassetto il sogno di tornare al Super Bowl è pesante e, per quanto fossi grato di quanto quella squadra avesse dato, la delusione era tanta. Per questo l’intera annata successiva è rimasta legata a quel match e alle sue conseguenze. Da un lato la fiducia che con Mahomes avremmo potuto sognare ancora, dall’altro la paura di essere finiti nel classico “one shot”, ora o mai più (considerate che chi scrive è particolarmente pessimista 🙂 ). Le risposte che la squadra ha offerto nella stagione 2019 sono state di livello altissimo, con Mahomes in costante crescita ed una difesa che mi sembrava migliore di quella precedente. Poi lo sapete: quando arrivano i playoff è sempre una lotta. Affronti squadre fortissime, che daranno il 784% per vincere a guadagnarsi una chance in più per conquistare l’ambito Trofeo. Contro Houston le maledizioni erano già partite. Poi, come svegliati da un terribile incubo, la squadra l’ha ribaltata in un quarto – ancora oggi non mi capacito di come diamine siano riusciti a rimontala in quel modo. Della partita contro i Titans ricordo principalmente due scene: quella rush di Mahomes, che fa a sportellate contro chiunque si trovi davanti per segnare a pochi secondi dall’intervallo, e quel lancio per Watkins, con il telecronista che urlava il “SAMMY WATKINS” più bello della storia.

La tensione per quel Super Bowl si è fatta sentire pienamente per le due consuete settimane che seguono la finale di conference. Ero così teso che non parlavo di football con nessuno e cercavo di non pensarci neanche per un nanosecondo. A dir la verità, non ricordo cosa feci tra il secondo e il quarto quarto, ho un vuoto totale. Il sogno del 2018 si era spento all’OT del Championship, non volevo pensare che potesse finire in un modo peggiore. Probabilmente a causa di una mezza depressione autoindotta, al 20-10 di San Francisco quasi mi sentivo rassegnato. Come molti tifosi cercavo di aggrapparmi a qualsiasi cosa, consapevole però che sarebbe stata durissima a quel punto. Vero che Brady ha rimontato un 28-3 poco tempo prima ma Brady è Brady…

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E infine arriva il lancio. Quella big play che rianima tutti. Sapete quanto sia emotivo questo sport, legato all’inerzia della partita che viaggia da un lato all’altro del campo in base alle giocate. Quella big play ha cambiato per sempre il Super Bowl LIV e la storia recente dei Kansas City Chiefs. Da quel passaggio a Tyreek Hill al termine, tutto sembrava possibile. Un’attesa di cinquant’anni, finalmente soddisfatta. Il touchdown di Kelce wide open, con quell’urlo stracolmo di carica e energia da far tremare la side line. La ricezione di Williams per il sorpasso e la tenuta difensiva che ha fermato i tentativi di rimonta dei 49ers. La rush finale, da quasi 40 yard, di Williams e l’esplosione di incredulità. Le montagne russe più belle e pesanti possibili.

Tutto quello che oggi pensiamo e sentiamo dire dei Chiefs e di Mahomes passa da quel momento. Un pivot temporale, un “What if…?” gigantesco a cui non oso e non voglio trovar risposta. In quel momento abbiamo davvero capito chi avevamo in squadra.

Adesso pensiamo al rematch, la rivincita per il Super Bowl LVIII. Il numero, per noi di KC, è speciale: il 58 di Derrick Thomas, adorato LB scomparso prematuramente nel 2000. La testa della franchigia ricorderà anche Norma Hunt, mancata quest’anno e ricordata con la patch sulla maglia.

Avere la possibilità di giocarci il Lombardi Trophy quest’anno è davvero straordinario.

Grazie, Chiefs Kingdom.

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Filippo Manzoni

Ex arbitro di calcio nella bergamasca, ho scoperto la cultura sportiva americana e me ne sono innamorato. Tifoso dei Phoenix Suns, malato dei Kansas City Chiefs e di NFL.

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