Disastro! (Chicago Bears vs Arizona Cardinals 9-29)

Dopo la terribile sconfitta contro Washington, si sperava che i Bears avessero finalmente imparato dai propri errori. Purtroppo, il risultato della partita contro Arizona dice esattamente il contrario, demolendo anche l’ultima certezza che aveva accompagnato il bistrattato percorso della franchigia di Chicago sotto la guida di Matt Eberflus.
I 29 punti concessi dalla difesa di Chicago ai Cardinals (in realtà 27, essendoci stata anche una safety concessa dall’attacco) sono un episodio che non si verificava da molto tempo e, sebbene sia una cosa che in un certo tipo di football può accadere, è un pessimo indizio.

Ci sono altri indicatori, mezze frasi, comportamenti strani. Tutto fa pensare che il coaching staff abbia perso il rispetto dei giocatori, e che si sia raggiunto un punto di non ritorno.
E, detto francamente chi scrive pensa, e ha detto molte volte, che perdere il rispetto dello spogliatoio sia la conseguenza naturale del fatto che Matt Eberflus non ha la stoffa per essere un Head Coach in NFL. È un ottimo defensive coordinator e i risultati si sono visti (ricordate Vic Fangio a Denver?) ma come Head Coach non funziona. Non è detto (ma non penso che ci siano molti margini di miglioramento in tal senso) che non potrà esserlo in futuro, ma i Bears non possono certo sprecare gli anni del contratto di Williams aspettando la sua maturazione.

Passando alla partita, a fronte di un numero di primi down presi praticamente uguale (anche se qualcuno di quelli dei Bears sono frutto di garbage time) i Cardinals hanno avuto in mano la partita dal primo minuto di gioco e non si sono mai guardati indietro. La chiave, ancora una volta, è stata l’enorme pressione del front seven sulla nostra già martoriata linea offensiva, e ha messo Williams sotto pressione nel quasi 50% dei dropbacks. Badate bene che questa percentuale era del circa 30% nelle altre partite dei Cardinals.
Questo vuole dire che, se il DC della squadra avversaria ha un po’ di sale in zucca e abbastanza talento difensivo, la chiave per battere i Bears (non che ci voglia poi molto, in ogni caso) sta nella costante pressione di 3 – 5 uomini. Lo dicevamo a inizio stagione, e la prima colpa del coaching staff è non essere riusciti a risolvere questo fondamentale problema.
In questa partita, la pressione costante si traduce in 241 yards di total offense, un misero 3.4 yards per play, e 6 sack subiti, con la ciliegina sulla torta della safety nel quarto quarto.
Non c’è abbastanza stabilità per programmare un gameplan, per aspettare che le giocate si sviluppino e che i ricevitori corrano le tracce. Cole Kmet, che tanto aveva fatto bene nelle scorse settimane, viene per la seconda settimana di fila ignorato completamente dall’OC Waldron.

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Uniche note positive, le 104 yards in ricezione di Odunze, e l’aver ancora una volta vinto la battaglia dei turnover. Ma i meriti della difesa si fermano qui: 350 yards concesse di cui 213 sulle corse (impensabile per una squadra con una difesa come quella di Chicago) e 6,1 yard per play concesse. Ora i Bears affrontano New England, che sembra al momento l’unica squadra battibile, per poi iniziare ad affrontare le rivali divisionali che sono tutte molto più in palla della squadra dell’Illinois.

Stefano-Fagioli

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