Uno sguardo al 2022: Dallas Cowboys

Dopo aver riscattato l’annus horribilis 2020 con la vittoria del titolo divisionale nel 2021 i Cowboys sono partiti con grandi ambizioni per la stagione 2022.

COME DOVEVA ANDARE…

La stagione 2021 si era chiusa con un record di 12 vittorie e 5 sconfitte e il titolo divisionale, non sufficiente a saltare il Wild-card week-end dove i Cowboys uscirono sconfitti in casa dai San Francisco 49ers. L’obiettivo della dirigenza e degli esigenti tifosi da troppi anni in astinenza di trionfi, era l’approdo al Championship game NFC se non alla vittoria finale.

I ritorno di Dak Prescott ai fasti dei primi anni e la sua riconosciuta leadership, insieme al pieno recupero di Zach Elliott e all’esplosione del suo complemento Tony Pollard, RB potente il primo, velocissimo ed elusivo il secondo, le belle prestazioni di CeeDee Lamb e Michael Gallup come ricevitori, supportate dall’ottimo Dalton Schultz nel ruolo di TE promettevano un attacco spettacolare e prolifico, rinforzato dagli innesti di un WR esperto come T.Y. Hilton e da tre rookie interessanti: l’OL Tyler Smith, il WR Jalen Tolbert e il TE Jake Ferguson.

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La difesa, già forte della presenza di Trevon Diggs, fratello minore del più celebre Stephon, WR di Buffalo, e dell’immenso LB Micah Parsons, era stata rinforzata dall’arrivo dei rookie Sam Williams, DE e del CB DaRon Bland. Insomma, gli ingredienti per una grande stagione c’erano tutti.

…E COME E’ ANDATA

Le aspettative erano molto alte e non sono state completamente soddisfatte. Nonostante la replica del record vincente dell’anno precedente, 12-5, il titolo divisionale é andato, con pieno merito, ai sorprendenti Philadelphia Eagles, il turno di wild-card é stato brillantemente superato vincendo a Tampa contro i Bucs, ma poi é arrivata l’eliminazione per mano ancora dei 49ers, che ha fatto sfumare l’obiettivo del Championship Game. Nel complesso una stagione positiva, ma per i tifosi di Dallas, memori del passato glorioso della “Lonely Star”, conta soprattutto il ritorno al vertice.

COSA HA FUNZIONATO…

Nel complesso il gioco d’attacco é stato ben bilanciato con 531 giochi di corsa e 556 tentativi di passaggio, ben gestito da Dak Prescott e molto ben coadiuvato dalla OL. Il reparto ha confermato la sua disciplina fornendo prove convincenti anche quando Prescott, assente per infortunio, ha ceduto la guida della squadra al buon Cooper Rush che tutto sommato ha risposto nel modo migliore. L’offense ha avuto una stagione positiva soprattutto nel gioco di corsa grazie alla coppia Elliott-Pollard, in particolare del secondo che ha totalizzato 1007 yard in 193 portate nella regular season, cui vanno sommate le 371 yard da ricevitore, 347 delle quali guadagnate dopo la ricezione.

Nel gioco aereo Prescott ha potuto contare su un CeeDee Lamb in gran spolvero, 1359 yard in 107 ricezioni , ma soprattutto nelle prestazioni del TE Dalton Schultz con 577 yard e dell’altro TE, il rookie Jake Ferguson, che con 19 catches su 22 ha coperto 174 yard.

Bene é andata la difesa contro il gioco aereo: i Cowboys hanno esercitato una buona pass-rush, che ha effettuato 54 sack e buonissima copertura sui passaggi da parte del secondario, con 16 intercetti. Protagonisti nel defense team sono stati il LB Micah Parsons con 13,5 sack e 13 tackle for loss e i CB Trevon Diggs con 3 intercetti e 14 pass breakup e il rookie DaRon Bland con 5 intercetti e 7 Pass Breakup, confermando le aspettative riposte in loro alla vigilia.

…E COSA NON HA FUNZIONATO

Quando hanno girato al meglio, i Cowboys hanno dato l’impressione di poter arrivare fino al SB. Hanno giocato diverse partite ad alto livello, come la vittoria per 40-3 a Minneapolis contro i Vikings che erano nel loro periodo migliore.

E’ mancata però la continuità. A volte é sembrato che la squadra abbia sottovalutato gli avversari, come nella partita di esordio contro Tampa, persa 19-3, o nelle due sconfitte in OT a Green Bay e a Jacksonville, per non parlare della sconfitta per 6-26 a Washington all’ultima giornata, in cui la scarsa reattività si spiega solo con la constatazione che una vittoria non avrebbe cambiato il posizionamento in griglia. Va notato come in tre delle quattro sconfitte citate, anche le prestazioni di Prescott siano state molto al di sotto della media stagionale a conferma dell’influenza che un Dak Prescott poco motivato possa avere sulle prestazioni della squadra. Un dato per tutti: a fronte di una percentuale di completi stagionale del 66,2%, contro i Bucs in week 1 Prescott fece il 58,7%, contro i Packers 48,3% e nell’ultima contro Washington il 37,8%. Oltre a ciò, la difesa non é stata altrettanto brillante contro il running game, concedendo 4,4 yard per portata.

Resta il fatto che perdendo cinque partite Dallas ha perso la leadership della division e la possibilità di giocare i play-off dal seed 1 o 2.

E ADESSO?

La cosa più importante, oltre a migliorare il reparto difensivo, é lavorare sulla capacità della squadra, e soprattutto del suo leader, di mantenere sempre alta la concentrazione e la cattiveria agonistica. Con un po’ di convinzione e di attenzione in più questa squadra può davvero tornare protagonista al ivello più alto: “Play it again, Dak!”

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Francesco Di Taranto

Nato a Foggia, nel 1953, risiedo a Brescia dal 1987 e in precedenza ho abitato a Bologna, dove mi sono laureato in Ingegneria Elettronica. Ho cominciato a seguire il football dalla notte del Super Bowl 1982 vinto da san Francisco sui Cincinnati Bengals. Terminato il servizio militare, nell'aprile '82 ho cominciato a seguire assiduamente, a Bologna, alle partite dei Doves e dei Warriors. Per alcuni mesi, nel 1984, ho partecipato agli allenamenti di una squadra bolognese in formazione, gli Atoms, che sarebbero poi diventati Phoenix San Lazzaro, che ho poi dovuto lasciare a causa del trasferimento per motivi di lavoro. Da allora non ho più smesso di seguire il football, sia professionistico (NFL e poi USFL, AAF e quest'anno XFL), sia dilettantistico in Italia, ma anche in Germania, grazie ai video in streaming della GFL

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Un Commento

  1. Caro Francesco,
    grazie per il tuo articolo.
    Personalmente rimango convinto che Prescott manchi proprio di quella capacità di caricarsi la squadra sulle spalle nelle partite decisive e trascinarla alla vittoria, perché è uno step che avrebbe già dovuto raggiungere da qualche anno, non essendo più un giovincello.
    Di solito invece nel momento topico piazza un intercetto che ammoscia la squadra.
    Temo fortemente sia un eccellente QB ma non un vincente.
    Spero di essere presto smentito, e sarò felice di ricredermi.

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