[NFL] Week 6: i Dolphins battono i Rams

I Dolphins aspettavano questa partita dallo scorso febbraio, da quando, cioè, Jeff Fisher scelse di diventare head coach dei Rams rifiutando le offerte, anche molto allettanti dal punto di vista economico, di Miami. Nonostante per tutta la settimana Fisher abbia cercato di evitare l’argomento e minimizzare il tutto, è indubbio che a Miami non vedevano l’ora di dimostrargli che anche senza il suo aiuto erano stati in grado di mettere in piedi un progetto convincente in grado di far fare alla squadra quel salto di qualità che manca da anni. Esattamente quello che Fisher sta cercando di fare a St.Louis, tra l’altro.
Ne è venuta fuori una partita strana, interessante ed incerta fino alla fine che, in fondo, ha lasciato soddisfatte entrambe le squadre, anche se il rammarico in casa Rams è molto forte, per aver perso una partita dopo averla in gran parte dominata.

Miami DolphinsLa squadra della Florida si presentava infatti forte di una delle migliori difese sulle corse dell’intera lega, ma il primo gioco su terra dei Rams valeva un guadagno di ben 44 yards per il rookie Richardson che, in un colpo solo, portava a casa due terzi delle yards su corsa normalmente concesse dalla difesa dei Dolphins in una sola partita.
Veniva così meno il game plan difensivo dei Dolphins che consisteva nel mettere forte pressione su Bradford contando sul fatto che i Rams sarebbero ricorsi pesantemente al gioco aereo, una volta bloccato quello di corsa. Potendo invece contare su un attacco bilanciato, i Rams sorprendevano la difesa avversaria diverse volte, permettendo a Bradford di cercare, e trovare, i propri ricevitori anche sul profondo.
Il problema fondamentale per la squadra di Jeff Fisher, però, era che una volta arrivati in red zone l’attacco si inceppava letteralmente. Le corse non funzionavano più, i passaggi non andavano a segno ed il drive andava in stallo proprio sul più bello, costringendo i Rams ad accontentarsi di due field goal del proprio fenomeno rookie Zuerlein.
La difesa bluoro faceva buona guardia, soffocando ogni tentativo di Reggie Bush e lasciando pochissimo spazio a Tannehill ed i suoi ricevitori, ma alla fine l’incapacità di segnare touchdown presentava pesantemente il conto. Bastava infatti un drive decente da parte dei Dolphins ed un errore marchiano di copertura di Jenkins per permettere a Tannehil di trovare un sorpresissimo Moore in completa solitudine per la segnatura del sorpasso. Dopo aver macinato yards su yards in attacco e concesso una sola azione in difesa, i Rams si trovavano quindi sotto 7-6.

A peggiorare le cose per i Rams, ci si metteva anche Zuerlein, che infilava i suoi primi due errori da professionista, interrompendo a 15 la striscia record di field goal consecutivi per un rookie. Particolarmente sfortunato in occasione del primo calcio, il kicker bluoro, con un maligno refolo di vento che deviava il pallone lateralmente di quel tanto che bastava per trasformare una traiettoria a fil di palo in un field goal largo di qualche centimetro.
I Dolphins sfruttavano anche un erroraccio di Miller, che perdeva palla su un kickoff return calciato corto, per mettere altri tre punti sul tabellone ed andare al riposo sul 10-6.
Nella seconda metà di gioco i Dolphins operavano diversi aggiustamenti in attacco e difesa, che culminavano in un drive vincente che li portava sul 17-6 e che sembrava aver ribaltato l’andamento della partita, dal momento che stavolta erano i Dolphins a fare gioco e tenere in mano le redini dell’incontro.
I Rams però non si davano per vinti, e riuscivano ad accorciare le distanze grazie ad un touchdown letteralmente conquistato da Sam Bradford che, effettuando uno sneak dalla una yard, riusciva a portare la palla oltre la linea nonostante avesse letteralmente aggrappato alla testa un difensore avversario che cercava di sospingerlo indietro.
La successiva trasformazione da due portava le due squadre ad essere separate da un solo field goal, ed era proprio Zuerlein che, a tempo scaduto, mancava (per direzione ma assolutamente non per distanza) un calcio da 66 yards che avrebbe portato le squadre all’overtime, oltre che stabilire il nuovo record NFL per il field goal più lungo realizzato.

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St. Louis RamsI Dolphins riuscivano quindi a strappare una vittoria forse non meritata in base al gioco espresso, ma assolutamente legittima per la capacità dimostrata di saper fare quello che più conta in una partita: fare più punti dell’avversario.
Non è certo colpa dei Dolphins, infatti, se i Rams hanno percorso per quattro volte tutto il campo senza varcare la linea di meta accontentandosi di calciare quattro field goal. E non è colpa loro nemmeno se due di questi quattro field goal non sono andati a buon fine.
Un piccolo campanello d’allarme, però, in Florida è sicuramente suonato, perchè concedere quasi 500 yards di total offense non ti garantisce sempre di vincere la partita, soprattutto se il tuo attacco ne mette assieme poco meno di duecento.
A Rams Park, invece, la delusione per una sconfitta sentita come immeritata, ha fatto subito spazio alla considerazione che comunque la strada intrapresa è quella giusta, ed i continui aggiustamenti non potranno che portare i Rams più in alto.

Un’ultima nota sulla crew arbitrale, che è riuscita a scontentare entrambe le squadre, salvo poi vedersi riconosciuta l’assoluta correttezza delle decisioni prese a posteriori. Sono stati principalmente tre gli episodi contestati: due fumble dei Rams annullati ed un touchdown non assegnato a St.Louis.
In occasione del primo fumble da parte di Bradford, l’applicazione della controversa “tuck rule” è stata assolutamente corretta. Si può discutere sulla validità o meno della regola in sè (siamo tra i primi a considerarla una cattiva regola), ma non sulla sua applicazione, che in questo caso è stata perfetta.
Anche in occasione del fumble di Gibson trasformato in incompleto bisogna dare atto alla crew che finchè la regola stabilirà determinati criteri per assegnare il possesso di palla in caso di presa volante, quello era un passaggio incompleto e non un fumble.
Che poi in entrambe le occasioni se avessero assegnato il fumble nessuno avrebbe protestato più di tanto, è tutto un altro discorso.
Corretta anche la non assegnazione del touchdown a Givins nell’azione precedente alla segnatura di Bradford.
Dalle immagini si può solamente intuire che sia fisicamente impossibile per un giocatore che si trova sulla linea di meta, tenere la palla aderente al corpo ed allo stesso tempo non fargli attraversare la medesima linea, ma se nelle stesse immagini la palla non si vede mai, manca la prova inconfutabile necessaria a sovvertire una decisione presa sul campo. Anche in questo caso, se avessero convalidato il touchdown nessuno avrebbe avuto da ridire, ma non c’erano gli estremi per cambiare la decisione al replay.

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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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