[NFL] Week 1: Quanta fatica i Seahawks (Miami Dolphins vs Seattle Seahawks 10-12)

Era la partita più sbilanciata della prima giornata della nuova stagione NFL: i Miami Dolphins, secondo allibratori, esperti, pronosticatori (e ehm… anche secondo i tifosi) erano nettamente e completamente sfavoriti, e non avrebbero avuto alcuna speranza di uscire dal Century Link Field di Seattle senza che i Seahawks e il loro “dodicesimo uomo” si fossero accuratamente presi cura di loro, rifilandogli un congruo carico di punti sul groppone. Di tutto questo scenario una cosa sola si è verificata: la vittoria dei padroni di casa. Tutto il resto è andato un po’ diversamente.

La partita l’hanno fatta i Dolphins: quest’affermazione non va intesa come mancanza di rispetto o un giudizio negativo sulla prestazione dei padroni di casa. Solo che i Seahawks hanno fatto esattamente quello che ci si aspettava da loro: la solita difesa monstre, aggressività a mille con gli special team (menzione d’onore per il defensive end Clinton Marsh, autore di tre o quattro giocate da applausi) e attacco saldamente basato sulle gambe di Thomas Rawls e Christine Michael e sull’intelligenza footballistica di Russell Wilson. Tutto come sempre, con la collaudata ricetta che tanti trionfi ha fruttato a Pete Carroll e compagnia.

Sono invece stati i Miami Dolphins a sparigliare le carte. Invece della squadra in ricostruzione e ‘soffice’ che in molti si attendevano, al cospetto del dodicesimo uomo si è presentato un gruppo di giocatori compatto e aggressivo, con un gameplan – in fondo – abbastanza semplice su entrambi i lati della palla.

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In attacco, essere concentrati al massimo, e cercare di sfruttare ogni piccolo spazio che una super-difesa come quella di Seattle ti può concedere, tanto più in casa propria. In difesa, coprire con il tuo punto di forza il tuo punto di debolezza; ergo, cercare di pressare quanto più possibile il quarterback in modo da non dargli il tempo di lanciare verso i tuoi defensive backs.

La prima parte ha funzionato molto bene all’inizio, quando i Seahawks si sono trovati un po’ spiazzati dall’aggressività di Miami e hanno faticato un po’ (un pochino, eh?) a entrare a regime. Fino a che ci sono stati due piccole ‘sliding doors’ che, a posteriori, avrebbero potuto cambiare parecchio il corso della partita.

Una è stata a poco più di un minuto dalla fine del primo quarto, con i Seahawks avanti 3-0 e palla in mano ai Dolphins (dopo un drive molto buono) già nella red zone avversaria, sulle 17 yard, con un quarto down e una yard da prendere. Invece di andare col manuale, tentare un facile field goal e pareggiare la partita, coach Adam Gase decide di giocarsela. Arian Foster prova a sfondare nel mezzo ma un blocco sbagliato di Jarvis Landry consente all’onnipresente Kam Chancellor di bloccare il tentativo e respingere la minaccia lasciano Miami a mani vuote.

L’altra è arrivata all’inizio del secondo quarto, sul possesso immediatamente successivo a favore dei Dolphins, dopo un rapido 3&out dell’attacco di Seattle. Ryan Tannehill, che fino a quel punto non aveva ancora lanciato un incompleto (5/5), ha lasciato partire a sorpresa una bomba profonda (il suo storico punto di debolezza) mirando giusto fra le mani di un Kenny Stills stranamente libero a una decina di yards dalla end zone avversaria.

Sarebbe stato il touchdown di un clamoroso 3-7 per gli ospiti (sfavoriti) e la partita sarebbe sicuramente cambiata. SE Kenny Stills avesse ricevuto quel pallone che aveva in mano. Ma non è stato così e, alla fine, queste due occasioni consecutive non hanno sortito alcun effetto sul punteggio finale, se non quello di aver lanciato il messaggio che i Dolphins erano lì per giocarsela.

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La seconda parte del game plan ha funzionato forse anche meglio della prima. Contro tutte le attese, infatti, la difesa di Miami ha giocato una partita concentrata e precisa, sbagliando tutto sommato poco e costringendo l’attacco dei Seahawks a fare una fatica mostruosa per costruire qualcosa.

La linea di difesa, che fronteggiava forse il reparto peggiore di Seattle, ha pressato Wilson per tutta la partita, non lasciandolo correre quasi mai, dandogli quasi sempre pochissimo spazio e tempo per lanciare, sackandolo tre volte e facendogli anche prendere un certo spavento quando, in un contatto con Ndamukong Suh, la sua caviglia si è girata in un modo doloroso anche solo a vederlo.

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Si è temuto che non ce la facesse a tornare in campo (Seattle non ha un backup di ruolo a roster) ma Wilson, debitamente fasciato, non ha perso nemmeno un down anche se visibilmente menomato sulla caviglia dolorante.

Insomma, un piano perfetto. Anzi, quasi perfetto; perché ha ceduto proprio alla fine quando, a quattro minuti dalla fine e con Miami passata avanti 10-6 (touchdown di Tannehill) i Seahawks sono partiti per l’ultimo drive. Tre minuti e mezzo, 14 giochi e 75 yards dopo, Russell Wilson pescava in end zone Doug Baldwin per il touchdown del 12-10 che liberava l’urlo del pubblico, spaventato dalle difficoltà impreviste della partita d’esordio.

Come detto, quindi, la partita l’hanno fatta i Dolphins. Nulla da eccepire sulla prestazione di Seattle, anche una qualche registrata nella linea offensiva andrebbe data, ma nel complesso la squadra ha dimostrato di esserci, e non solo – com’era prevedibile – in difesa. Adesso andrà verificato se e quanto è serio l’infortunio di Wilson perché, nello sciagurato caso, dietro di lui c’è solo il rookie Trevon Boykin.

L’amaro per la vittoria sfumata solo nel finale, in casa Dolphins, non deve far dimenticare né i considerevoli progressi messi in mostra rispetto allo scorso anno e anche rispetto alla preseason né il lavoro che comunque attende ancora coach Gase e tutta la franchigia. Dopo l’inizio improbo, del resto, il calendario può solo migliorare.

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Mauro Rizzotto

Più vecchio di quello che sembra, continua a sentirsi più giovane di quello che è. Fra una partita della sua Juve e una dei suoi Miami Dolphins sceglie la seconda. Fra una partita dei Dolphins e la famiglia... sceglie sempre la seconda. Vabbè, quasi sempre. Sennò il tempo per scrivere su Huddle dove lo trova?

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