[NFL] Week 8: Kwon gela Ryan in memoria del fratello (Tampa Bay Buccaneers vs Atlanta Falcons 23-20)

“It’s been hard, man, he was my little brother, but I know he’d want me to be strong for him, and I came out here and dedicated this game to him. I was very determined because he wanted me to do it. All he wanted me to do is ball, so dedicated it to him.”

Con queste parole, pronunciate con voce rotta al termine di una partita incredibile, Kwon Alexander ha dedicato la vittoria al suo fratellino diciassettenne che è caduto vittima di una sparatoria nel suo quartiere di Anniston, Alabama, appena 48 ore prima del match.

Quest’incontro ci ha messo di fronte alla più classica partita dentro la partita, ovvero alla tipica storia esterna che, con tutta la potenza della sua drammaticità, si intreccia alla trama principale andandone a modificare irreversibilmente l’andamento.
È esattamente quello che è successo nell’incontro tra Tampa Bay Buccaneers e Atlanta Falcons, tra una squadra che non sembrava avere alcuna possibilità di sopraffare gli eterni rivali ed una che era pronta a difendere il suo inespugnabile Dome per tenere il passo degli incredibili Panthers ancora imbattuti.
Ma qualcosa, come spesso accade negli scontri divisionali, si è intromesso.

Pubblicità

Questa volta però è stato qualcosa di totalmente esterno al match e che prescinde completamente dalla rivalità che scorre nel sangue di queste due squadre; un fatto difficile da digerire anche per chi non ha nessun legame con il ragazzo ma che ha dato al diretto interessato la forza di imporsi e decidere a suon di giocate spettacolari la partita in favore degli sfavoritissimi pirati della baia.
Il momento “migliore” dell’incontro si è tenuto a fine partita nello spogliatoio dei Bucs, quando la guardia veterana Logan Mankins, con parole semplici ma più che mai efficaci, ha consegnato la palla della vittoria ad un Alexander in lacrime.

break

Il QB James Winston, a fine partita, ai microfoni dell’ESPN ha detto “We saw in his eyes that he was here for a purpose” (“vedevamo nei suoi occhi che era qui per un motivo”).
E proprio in virtù di quel motivo, già nel primo drive della partita Alexander intercetta Matt Ryan nella end zone riportando il pallone per 93 yard, (ritorno interrotto da un clamoroso recupero di Julio Jones che brucia compagni e avversari andando a recuperare il rookie lanciato verso l’inevitabile TD). La giocata è vanificata da un offside difensivo ma lascia subito capire su che binari correrà la partita.

Basta infatti aspettare il possesso successivo dei falchetti per assistere ad un’altra giocata strepitosa del numero 58 in maglia bianca; Ryan gioca una traccia interna per Jones che cattura il pallone e dopo aver eluso un primo tackle si lancia in campo aperto; dietro di lui parte all’inseguimento il solito Alexander che in qualche modo riesce a colmare l’enorme divario atletico e, dopo averlo raggiunto, gli strappa letteralmente il pallone dalla mano forte per riportarlo poco oltre e concedere all’attacco un 1st e 10 in territorio nemico.

E ancora; 1’ e 31’’ da giocare prima dell’halftime, 3rd e 5 sulle 44 dei Bucs con Atlanta che sta dando fuoco a tutte le sue armi offensive per muovere il risultato da quei miseri 3 punti messi a segno fin lì; Ryan lancia una palla un po’ lenta per il TE Jacob Tamme che non può far altro che osservare la bandiera dei pirati incisa sul casco del bucaniere che gli sfreccia davanti anticipandolo e intercettando il pallone. Inutile chiedersi chi sia l’artefice dell’ennesima palla recuperata; il dito rivolto al cielo toglie poi ogni ragionevole dubbio.

break

Attribuire però questo risultato alla sola prestazione di un rookie è quantomeno riduttivo.
I tifosi rosso-neri che non hanno assistito alla partita, leggendo le statistiche a fine match, saranno rimasti esterrefatti confrontando il risultato finale con le quasi 500 yard macinate dall’attacco dei propri beniamini, contro le 290 dei rivali.
La realtà, per chi invece ha seguito la partita snap dopo snap, è che Atlanta ce l’ha messa proprio tutta per uscire sconfitta da questo incontro.
Così quei numeri, che al netto degli errori risultavano più che positivi, diventano impietosi.

In questo gioco però gli errori sono tutto (o quasi), non a caso le squadre vincenti sono sempre quelle con il miglior delta sui tournover, e quindi non c’è da stupirsi se i Falcons a 5 minuti dalla metà si sono trovati nella paradossale situazione di 173 yard di total offense, 10 primi down superati, e circa 15 min di possesso palla contro 28 yard di total offense dei Bucs (0 yard lanciate da Winston), 2 primi down e meno di 5 min di possesso, sul punteggio di 3 pari e che, con palla in mano nell’ultimo possesso del primo half, sotto per 6 a 3, sia poi andata a riposo sul punteggio di 3 a 13 contestata per la prima volta della stagione dai “boo” dei propri tifosi.

La spiegazione di questa anomala, per non dire assurda partita, va ricercata in una singola parola: TOURNOVER.
Infatti le statistiche sopra citate prendono un senso quando vengono completate con il dato relativo alle palle perse: Atlanta Falcons 4, Tampa Bay Buccaneers 0.
Dato aggravato dal momento e dalla natura dei tournover: fumble su uno snap rasoterra sulla linea delle 2 yard di Tampa, Intercetto lanciato in territorio avversario nel pieno dei 2 minutes warning e fumble su una play action (che forse voleva essere una corsa) in apertura di terzo quarto, che avrà fatto tornare nella mente dei supporters in maglia rossa gli incubi della notte di due giovedì prima contro i Saints.
Va inoltre considerato l’impatto emotivo di questi cambi di possesso su entrambe le squadre; basti pensare che i Bucceneers hanno messo punti a tabellone solo 4 volte in questa partita (escluso l’OT), esattamente dopo ogni palla recuperata dalla difesa.

Pubblicità

Devonta Freeman Falcons

In questo modo, a ridosso della fine del terzo quarto, i ragazzi della baia si sono trovati a condurre 20 a 3, ma, proprio quando sembrava sufficiente lasciar scorrere il tempo e controllare una partita ormai segnata, sono prepotentemente riapparsi i fantasmi della domenica precedente, quando Tampa Bay, nella riserva dei pelle rossa, ha letteralmente buttato via una vittoria quasi certa, subendo il TD della beffa a 19 secondi dal fischio finale.
Se da un lato è vero che i ragazzi di Dan Quinn hanno giocato un buon football nel 4° quarto, è altrettanto vero che anche i Bucs ci hanno messo del loro per tenerli in partita con una chiamata di coach Lovie Smith quantomeno discutibile.

Poco più di 2 minuti da giocare; 20-13 per gli ospiti e palla in mano; Atlanta senza più time out da poter chiamare; 3rd e 1 sulle proprie 40 e ovvia corsa di Doug Martin, la difesa si chiude e il gioco si esaurisce senza guadagno; 4th e 1 e i Tampa Bay Buccaneers che lasciano l’attacco in campo invece di richiamarlo in favore dello special team ma il tempo sta scorrendo e arrivano il 2 minutes warning.
Chiunque si aspetta un rientro in campo del punt team per calciare la palla (e le preoccupazioni) il più lontano possibile dalla propria end zone ma al termine della pausa è ancora l’attacco a schierarsi sui blocchi di partenza; giusto il tempo di qualche finta di snap per far cadere in offside la difesa e guadagnare quel primo down che chiuderebbe la partita e Lovie Smith chiede il timeout continuando il suo carosello di giochetti per far saltare i nervi all’avversario.

Al rientro in campo l’espressione di Dan Quinn mostra tutto il suo stupore nel rivedere in campo Winston & Co e in tutta fretta richiama la difesa; l’attacco che segue è confuso quanto tutta la gestione di questi ultimi minuti, Winston riceve lo snap, finta un passaggio per poi lanciarsi in una folle corsa (a palla scoperta) verso la linea di scrimmage; Ricardo Allen capisce tutto con anticipo e si frappone tra il 3 bianco e il suo obiettivo; big hit e palla ai Falcons.
Nel drive che segue Atlanta è perfetta e Matt Ryan trova Julio Jones per il TD del pareggio: è overtime.
Al termine della partita Lovie Smith dichiarerà che rifarebbe quella chiamata altre 10 volte in quelle circostanze. Chissà se il coach avrebbe mostrato la stessa faccia sicura e spavalda, se si fosse materializzata l’ennesima sconfitta in rimonta della stagione.

Jameis Winston Tampa Bay Buccaneers

All’overtime la monetina sorride agli ospiti che scelgono di attaccare per primi.
Winston torna sui livelli delle ultime 2 prestazioni, dove aveva lanciato con una precisione del 71% , e invertendo la tendenza della serata, converte 3 terzi down consecutivi e, con l’ausilio di una lunga pass interference del CB Phillip Adams (che per tutto il 4° quarto ha sostituito un Desmond Trufant completamente fuori partita), regala ai suoi 3 preziosissimi punti.
La chance di riacciuffare i rivali passa quindi nelle mani dei Falcons che però cedono alla serrante pressione della linea di Tampa e così al quarto e ultimo tentativo Ryan è costretto a tentare un passaggio disperato, con Gerald McCoy aggrappato alla gamba, che inevitabilmente finisce lontano dai suoi ricevitori.

Ai “dirty birds” di Atlanta restano la solita esaltante prova di Julio Jones, che chiude con 12 ricezioni per 162 yard (112 solo nel primo tempo) e 1 TD; la grande gara di Jacob Tamme con 10 rec per 103 yard e 1 TD, che fa sperare tutta la Georgia di aver finalmente ritrovato quel TE affidabile che manca dai tempi del fenomeno Tony Gonzo; e la prestazione di una difesa che ancora una volta si è dimostrata solida.
Rimane invece il rammarico di aver perso una partita abbordabilissima, che li avrebbe tenuti attaccati al treno delle imbattute, per colpa di errori banali ma che iniziano a farsi preoccupanti se su considera che, con questi 4, arrivano ad essere 12 negli ultimi 3 incontri.
Da tenere sott’occhio anche il numero delle penalità commesse, 11 per 124 yard contro i Buccaneers, che denota una poca attenzione e un nervosismo che non dovrebbe competere ad una squadra con un record di 6-2.

Dal canto loro i Tampa Bay Buccaneers, al di là del risultato, non hanno molto di cui gioire dopo questa partita.
La prestazione è stata insufficiente per la quasi totalità del match: attacco sterile e difesa fragile che non è quasi mai riuscita a forzare i rivali al punt.
La vittoria li porta comunque al record di 3 vinte e 4 perse che di fatto li rimette in corsa per il secondo posto della NFC South anche se, per raggiungerlo, servirebbe un finale di stagione perfetto congiunto al crollo dei Falcons e dei crescenti Saints, reduci da una vittoria epica per 52-49 contro i Giants firmata da un ritrovato Brees che ha eguagliato il record NFL di TD lanciati in una partita trovando per 7 volte i propri compagni nella end zone avversaria.

La squadra di Tampa dovrà adesso affrontare il terzetto della NFC East (in ordine Giants, Cowboys, Eagles) mentre i Falcons voleranno a San Francisco, nello stadio che ospiterà il prossimo Superbowl, per affrontare la complessa condizione in cui versano i 49ers che, reduci dal momento più nero della loro stagione, scenderanno in campo privi del TE Vernon Davis (ceduto ai Denver Broncos) e del QB titolare Colin Kaepernick a cui sarà preferito il suo secondo Blaine Gabbert (5 vinte e 22 perse partendo da titolare).

Pubblicità
Merchandising Merchandising

Gabriele Morelli

Ingegnere 26enne di Torino, appassionato cronico di sport trova nel football l'unione perfetta di tutti i suoi interessi. Non chiamatelo di notte... potreste disturbarlo mentre guarda una partita!

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.