What If – E se il Super Bowl LV lo vincesse…

I “What If” sono belli perché può succedere qualunque cosa. Non importa se questa è totalmente improbabile, distante anni luce dalla realtà: può accadere. Chi, nell’arco della propria vita, non ha fantasticato su un qualcosa di irraggiungibile o praticamente irrealizzabile? Chi ha imparato a conoscermi, sulla chat Telegram di Huddle o nei live di commento a Redzone o semplicemente tramite la descrizione in calce ai miei articoli, sa che tifo Bologna e che ho una predilezione per gli ultimi (e per il trash). Proprio per questo spesso finisco a fantasticare su cose assurde.
E quindi, proprio perché sono assurde, perché non condividerle con voi? Allora chiudete gli occhi (ovviamente in senso figurato, altrimenti come leggete?) e lasciatevi trasportare dalle emozioni.

Domenica 7 febbraio 2021, Raymond James Stadium, Tampa, Florida. Roger Goodell, fischiatissimo da tutti i 75mila spettatori in uno stadio gremito come non mai… (lo so, lo so, c’è il COVID-19 e lo stadio in realtà sarà pressoché vuoto, però è un what if quindi io gli spettatori ce li metto cosi per rendere tutto più bello) …sta per passare il Lombardi Trophy nelle mani del proprietario dei… Lo vediamo dopo.

Ora immaginatevi una franchigia alle prese con una sorta di rebuilding. Una squadra che ha un quarterback, o per lo meno pensa di averlo, ma che si ritrova con uno staff tecnico che da tempo non ha più niente da dire e che, quindi, è ora di cambiare. Cambiamento che avviene anche in maniera piuttosto celere, andando a prendere un nuovo head coach ed il relativo staff che ha già avuto successo in un’altra franchigia, ma che viene da un periodo di fallimenti.
Superato questo primo scoglio se ne presenta subito un altro, sulla scia delle proteste del movimento Black Lives Matter, cioè lo scandalo riguardante il nickname della franchigia. Non una novità, l’argomento ha già causato mille polemiche ma ora, forse per la prima volta, ha davvero la forza di far saltare il banco.

Pubblicità

A questo punto, lo avrete già intuito: sto parlando dei Washington Red… no, Washington Football Team ed il coach a cui mi riferivo è, ovviamente, Ron Rivera.
Il nome, dunque. Battaglia che tiene banco praticamente fino all’inizio della regular season, senza riuscire alla fine a trovare un nome nuovo per la squadra, che sposta di fatto i riflettori da un team con tanti problemi irrisolti, passati in secondo piano perché ogni giorno emergono scandali su scandali a livello dirigenziale. Sull’onda delle proteste, poi, ad agosto arriva in extremis anche un nuovo presidente nella persona di Jason Wright, primo presidente di colore nella storia della NFL. Insomma, un polverone.

Come se non bastasse, visto che al destino piace mettere benzina sul fuoco, perché non ritrovarsi con il proprio capo allenatore, colui scelto per guidare questa rivoluzione a livello tecnico, colpito dalla leucemia? Non sto scherzando su certe cose, intendiamoci, mi permetto una leggera ironia solo perché, come sappiamo, fortunatamente il tutto si è risolto per il meglio ed il mitico Rivera è ora guarito e ne siamo tutti felici. E tra l’altro, per me tifoso del Bologna, è stata come una sorta di deja-vu pensando a Sinisa Mihailovic e al suo destino simile…
Con tutte queste difficoltà come si fa a pensare al football? Eppure, tocca fare anche questo ed a settembre si ritorna in campo.

Dwayne Haskins è il quarterback titolare come confermato ad inizio stagione, e all’esordio arriva una vittoria contro i Philadelphia Eagles. Poi, però, una serie di sconfitte porta alla panchina l’ex Ohio State University e in campo ci va il rampollo di Rivera, Kyle Allen. Una vittoria contro i Dallas Cowboys e poi arriva la sconfitta contro i New York Giants in cui Allen cade vittima di un brutto infortunio; a subentrare, ecco quell’Alex Smith che solo un paio di stagioni fa era stato il salvatore della patria, colui che aveva fatto sognare i playoff ad una tifoseria intera e che un bruttissimo infortunio aveva messo fuori dal campo. Un infortunio che a molti avrebbe stroncato la carriera, ma non a lui, che va praticamente per i quaranta.

Dopo una piccola difficoltà iniziale, più che plausibile dopo quanto capitato, una serie di prestazioni convincenti permettono a Washington di portarsi al primo posto in una Division disastrata. Poi però un nuovo infortunio, il ritorno in campo di Haskins, la sconfitta contro i Seattle Seahawks seguita dalla serata dello stesso Haskins in uno strip club. Un’altra partita incolore e l’ex primo giro viene tagliato. Alex Smith torna in campo all’ultima giornata, quando bisogna solo vincere; succede, ma probabilmente più per la volontà di perdere degli Eagles che per meriti propri.
E dunque per Washington arrivano i playoff, da vincitori della NFC East, con un record negativo di 7-9 quando in AFC i Dolphins finiscono fuori con un 10-6. E’ già poesia questa, ma non vi pare un po’… tronca?

Secondo me, sì. Allora perché Alex Smith nella propria Wild Card, contro il nonnetto terribile Tom Brady non dovrebbe lanciare 3 touchdown, 2 per Terry McLaurin ed 1 per Logan Thomas, e rovinare i sogni di gloria dei Tampa Bay Buccaneers di giocarsi in casa il Super Bowl? Lo fa, lo fa…

Al Divisional Round, ci sono i lanciatissimi Green Bay Packers, con un Aaron Rodgers carichissimo ma a cui ha fatto particolarmente male la bye week. La difesa degli ex Redskins la fa da padrone, un Chase Young superlativo fa vedere i sorci verdi alla linea offensiva priva di David Bakhtiari. Alex Smith si limita al compitino, qualche colpo arrivato nella wild card da Ndamukong Suh e Shaq Barrett ha lasciato il segno ma Antonio Gibson si rivela un peperino niente male. Ed è di nuovo vittoria.

Si arriva dunque a giocare un Championship piuttosto assurdo ed improbabile contro i New Orleans Saints di Drew Brees che, a questo punto, sono i favoritissimi per la NFC. Eppure anche qui qualcosa si inceppa. Brees non è riuscito a riprendersi in maniera soddisfacente dall’infortunio alle costole mentre la difesa dei Football Team riesce incredibilmente ad arginare quel fenomeno di Alvin Kamara mentre Alex Smith continua il suo percorso da sogno, tra riabilitazione e redenzione dallo stato di quarterback stratosferico in stagione ma non ai playoff. Maglietta da campioni della NFC indosso e festeggiamenti. Sobri questa volta, niente strip club! Perché c’è un Super Bowl da giocare.

Dicevamo, dunque, Tampa. Ma noi ci siamo concentrati solo sulla NFC e non sappiamo nulla di quanto sia successo dall’altra parte del tabellone. Detto francamente, chi potrebbe essere il miglior avversario per questa partita se non i Kansas City Chiefs? Quei Chiefs che hanno creduto in Smith quando i 49ers non avevano più fiducia in lui e che proprio Smith è riuscito a risollevare dall’anonimato grazie alla mano sapiente di Andy Reid? Quell’Andy Reid che, ad un certo punto (anche giustamente perché il ricambio generazionale è sempre opportuno quando dovuto), non ha esitato un momento a lasciar partite Smith in direzione Washington per spalancare le porte a Patrick Mahomes?

L’allievo ed il maestro dunque, una sfida che nessuno dei due vuole perdere e che vede i Chiefs portarsi sempre avanti e Smith a riacciuffare almeno il pareggio. Essere arrivati al Super Bowl è già qualcosa di meraviglioso ma, una volta qui, perché non osare? E quindi, nei momenti finali della partita, quando i Chiefs sono in possesso di palla e giocano con il cronometro per preparare il calcio della vittoria, Mahomes forza una giocata e Ryan Kerrigan (sì, proprio lui che è da una vita a Washington, che non ha mai giocato per niente di importante in carriera nonostante lo meritasse assolutamente) intercetta l’ovale. Palla ad Alex Smith che ha trenta secondi per percorrere praticamente tutto il campo.
I primi due tentativi vanno a vuoto, il tempo è pressochè finito e rimane solo la mossa della disperazione: Hail Mary. Smith lancia un passaggio profondissimo che viene ricevuto da Logan Thomas per l’incredibile vittoria di questo Super Bowl!!

Pubblicità

Alex Smith, dunque, batte il suo passato e i demoni di una carriera incompleta vincendo un Super Bowl e l’anello che avrebbe sicuramente meritato prima, per quanto messo in mostra nella sua carriera. La moglie lo raggiunge in campo, con il Lombardi Trophy creato con i ferri che gli tenevano fermo il ginocchio dopo quel bruttissimo infortunio. E lui alza al cielo quel Lombardi Trophy, a fianco a Ron Rivera che stringe quello originale.
Una vittoria contro la piaga del razzismo, contro la leucemia, contro un infortunio al ginocchio stronca-carriera, contro le egocentriche serate negli strip club. Contro tutto e contro tutti. Perché un finale così, dopo una stagione così tribolata per tutti ma soprattutto per Washington, farebbe venire gli occhi lucidi a tutti. E’ il bello del football, dove davvero tutto può accadere.

E sì, sono consapevole anch’io che quanto ho appena narrato è solo frutto dei voli pindarici che abitano costantemente la mia testa e che spesso mi fanno vivere nel mondo dei sogni. Eppure, perché non sognare? Perché non crederci?
Fino a che non arriverà l’eliminazione (probabilmente già questo sabato questo “magnifico” sogno naufragherà…) vale la pena anche solo covarlo. Dovesse andare male, rimarrà l’emozione di averlo vissuto anche solo nella mente o averlo letto. Non solo perché sarebbe una nuova vittoria di Davide contro Golia, ma ancor di più sarebbe la rivincita di chi non si è arreso alle difficoltà ma che comunque, stoicamente, ha continuato ad avanzare ancora verso un sogno di gloria meritato. Non me ne vogliano i tifosi delle altre squadre impegnate nella corsa dei playoff, ma sarebbe un qualcosa di bellissimo da raccontare per sempre e che rimarrebbe scritto negli annali per sempre.

Buon risveglio.

T.Shirt e tazze di Huddle Magazine Merchandising

Eugenio Casadei

Appassionato di calcio (Bologna) e trekking, segue il football assiduamente dal momento in cui vide giocare Peyton Manning con la maglia orange di Denver, divenire tifoso Broncos una naturale conseguenza. Scrive la rubrica settimanale "Indiscrezioni di mercato NFL" in offseason e la "Top Ten" in regular season con grande divertimento e passione.

Articoli collegati

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Huddle Magazine si sostiene con gli annunci pubblicitari visualizzati sul sito. Disabilita Ad Block (o suo equivalente) per aiutarci :-)

Ovviamente non sei obbligato a farlo, chiudi pure questo messaggio e continua la lettura.