[NFL] Week 14: New Orleans Saints vs Carolina Panthers 31-17

Talvolta basta sentire le dichiarazioni pre-partita di un coach per capire come la sua squadra perderà la contesa seguente. Quando Ron Rivera, intervistato prima di questo Sunday Night, dice che non vuole perdere con i lanci profondi dei Saints, che vuole che la sua difesa stia di fronte agli avversari abbiamo pensato subito che il campo avrebbe fermato la corsa dei suoi fantastici Carolina Panthers.

Drew Brees, Thomas Davis
Drew Brees

Perpetrando quello che è lo stesso errore fatto dagli Indianapolis Colts la sera dell’unico trofeo nella storia dei New Orleans Saints, la franchigia di Charlotte ha prestato il fianco ai lanci sul medio raggio di Drew Brees, che ottimamente protetto dalla sua linea ha distrutto gli avversari con 313 yard e 4 TD, due per Jimmy Graham e due per un enciclopedico Marques Colston (9 ricezioni per 125 yard).

La partita era iniziata con una premessa abbastanza corposa: se le due squadre, dal record identico, si fossero divise i due scontri diretti e vinto tutte le altre partite, i Saints avrebbero avuto il bye e i Panthers no. Quindi obbligatorio per Carolina vincere al SuperDome e trionfare anche in casa tra due settimane. E non che il piano offensivo fosse malvagio. DeAngelo Williams viene utilizzato subito, e già dalle prime portate trova buoni guadagni; nel frattempo Cam Newton usa la read option e spesso tiene il pallone per qualche ottimo primo down. Manca sempre il passaggio finale, ma Carolina chiude sul 6 a 0 il primo quarto, dimostrando che può tenere agevolmente fuori dal campo uno degli attacchi più forti della lega.

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Jonathan Stewart, Malcolm Jenkins
Jonathan Stewart

Nel secondo parziale però i Saints non ne sbagliano più una davanti e, nonostante perdano la battaglia del possesso palla per 18 minuti a 12, segnano tre volte e si portano sul 21 a 6. Certo, non trovano i ricevitori sul profondo per 70 yard come Rivera si era sincerato di prevenire, ma spesso è troppo facile centrare qualche ricevitore per 25 o 30 o aprire il campo con uno screen per mettere ancora più sotto pressione la difesa avversaria. Poi la differenza la fanno gli interpreti in Red Zone. Colston prende qualsiasi cosa, Brandon LaFell no; Brees è un campione, Newton deve ancora diventarlo.

Un altro difetto di Carolina che per New Orleans non ha lo stesso impatto offensivamente è la velocità, il ritmo. Lo staff nero-azzurro deve trovare un modo di dare agilità al suo attacco, perchè, anche data l’imprevedibilità di Newton e della read option, contro New Orleans i lanci diventano banali e facili da anticipare. Niente di meglio per la difesa di Rob Ryan, che dimentica la ripassata di Seattle e si riprende concedendo qualcosa solo a partita abbondantemente finita sul 31 a 6, permettendo l’unico TD alla prima scelta assoluta di tre stagioni or sono. Il risultato finale è anche troppo stretto per quanto visto in campo, i Saints hanno dominato come sempre fanno tra le mura amiche, dove con ogni probabilità giocheranno la loro prima partita dei Playoff a gennaio. Forse proprio contro Carolina, che non ha dimostrato di essere cresciuta a sufficienza per vincere contro Sean Payton in casa sua.

Un Payton che in quanto a scelte sorprendenti non ha perso la voglia di stupire. Come quando coadiuvato dal suo QB ha rifiutato un primo down per accettare un secondo e 3 per poi, due azioni dopo, lasciare palla agli avversari. Come quando sul 21 a 6 si è accontentato di un field goal dalla linea della 1 yard ospite. Che per la post season stia preparando qualche bel colpo a effetto? Sicuramente dovrà escognitarne per fare paura a Seattle o a San Francisco, unici pericoli nella sua conference.

Marques Colston
Marques Colston

quanto riguarda Carolina, non solo la sconfitta e brutte notizie come l’infortunio di Johnathan Stewart, ma anche aspetti positivi. Innanzitutto l’atteggiamento della squadra. Ci hanno creduto dal primo all’ultimo. Una dimostrazione è la performance di alcuni difensori, primo su tutti Mike Mitchell, un vero e proprio avvoltoio, con una presenza fisica straripante e una capacità di impedire le ricezioni uno contro uno da notare. La squadra è arrivata al SuperDome con tutte le intenzioni di vincere, e nonostante Cam non abbia combinato moltissimo, la notte della Louisiana in un modo o nell’altro conferma la bontà di un roster sul quale si può fermamente puntare.

La questione è un’altra: il coaching staff crescerà con esso? Tenterà di dare una dimensione più veloce all’attacco, magari perdendo qualche partita durante il processo ma sfruttando il vantaggio di gioventù e forza sugli avversari?
Gli ingredienti per battere i grandi Saints in casa loro ci sono, ma c’è uno chef abbastanza bravo da metterli insieme? Appuntamento tra due settimane a Charlotte per un altro assaggio.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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