[NFL] Divisional: Ai Panthers basta un tempo (Seattle Seahawks – Carolina Panthers 24-31)

I Carolina Panthers, dopo aver dominato Wilson e soci nella prima metà, resistono al caparbio ritorno di fiamma dei rivali e portano a casa il loro primo match di questi playoff.
La partita, attesa come una delle più equilibrate del divisional round, ha messo di fronte due squadre che per molti versi potevano essere considerate speculari.

Entrambe, infatti, godevano di due apparati difensivi terrificanti, costruiti attorno ad una perfetta sinergia tra pass rush e secondarie che rendeva il gioco aereo degli avversari un vero incubo ma che, nel complesso, risultava solidissimo anche contro le corse; e di due attacchi che gravavano sulle spalle di due giovani quarterback, che fanno della mobilità la propria caratteristica peculiare.

Dopo una regular season incredibile, chiusa con l’insindacabile record di 15-1 che è valso lo spot #1, i Carolina Panthers avrebbero dovuto aprire i battenti del Bank of America Stadium, godendo di tutti i favori del pronostico.
Ma si sa, i playoff sono un discorso a parte, nel quale riemergono i valori oggettivi di quei giocatori che hanno la mentalità e l’abitudine a calcare certi palcoscenici; e, i Seahawks, malgrado fossero reduci da una stagione tutt’altro che esaltante, vantavano grossomodo la stessa rosa stellare che li aveva visti partecipare agli ultimi 2 Super Bowl, nei quali avevano annichilito 43-8 i Denver Broncos, per poi perdere, un anno dopo, con un ultimo sciagurato possesso, contro i soliti Patriots di Bill Belichick.

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Seattle Seahawks at Carolina Panthers

La schiacciante vittoria per 36-6 contro i forti rivali di Arizona all’ultima giornata, aveva poi permesso ai ragazzi di Pete Carroll, di infilarsi nel tabellone dei playoff come il più classico dei giganti addormentati e, dopo aver eliminato i Vikings, trionfando nel gelo siberiano di Minneapolis, quel gigante sembrava essere sul punto di svegliarsi.

La partita punto a punto che tutti auspicavano però di fatto non c’è mai stata ed il punteggio finale è stato frutto della somma di due match quasi estranei uno all’altro.
Nel primo tempo, infatti, i Carolina Panthers sono scesi in campo con la determinazione di chi, malgrado abbia dominato l’intera stagione, deve ancora combattere con le malelingue che cercano di minimizzarne le imprese, trovando crateri in ogni piccola crepa che la squadra ha umanamente lasciato intravedere.
E così le pantere sono saltate alla gola di una preda che, almeno nella prima parte di incontro, è sembrata ancora congelata dai -31 gradi di 7 giorni prima e, con una prestazione non degna del blasone del suo roster, ha offerto il fianco ad ogni affondo avversario.

Con tutta l’attenzione mediatica ragionevolmente concentrata sul ritorno in campo della “bestia di Seattle” Marshawn Lynch, ha rischiato di passare inosservata la notizia del recupero di una pedina fondamentale per lo scacchiere di coach Ron Rivera.
Tornava infatti dall’infortunio al piede, anche il running back Jonathan Stewart che, nel primissimo possesso, ha subito richiamato le telecamere a sé, effettuando una corsa da 59 yard trasformata da lui stesso, 3 azioni dopo, nei primi 6(+1) punti.

È quindi toccato alla difesa, considerata tra le più forti della lega proprio insieme a quella dei Seahawks, dimostrare la sua supremazia; la pressione della linea bianco-azzurra è estenuante e Kawann Short riesce ad agguantare il piede di Wilson appena prima del lancio; la palla che esce dal suo braccio è di difficile concezione e termina centralmente tra le mani del linebacker all pro Luke Kuechly che può correre indisturbato verso il +14.
Sono passati poco più di 3 minuti e la partita è già ben lontana dalla lotta serrata che aveva promesso di essere.

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L’ago che sta facendo pendere la bilancia dalla parte dei padroni di casa, risiede nell’interpretazione della partita da parte delle 2 linee offensive che, già in partenza, erano considerate i punti nevralgici.
Se però da un lato quella dei Panthers, che schierava come left tackle un Michael Oher, ultimamente ricordato meglio per il film “the blind side”, che per meriti sportivi, regge discretamente l’urto di Bennett e compagni; dall’altro quella dei Seahawks si dimostra il vero anello debole della catena di Pete Carroll.

Senza i dovuti blocchi Lynch (che alla fine chiuderà con appena 20 yard racimolate in 6 portate) non può attivare la “beast mode” e le sue corse si esauriscono tutte intorno alla linea di scrimmage; questo obbliga gli ospiti a forzare giochi aerei ma, anche in questo caso, la tasca collassa puntualmente prima che Wilson possa trovare un target e, dopo qualche tentativo di fuga, concluso con palle sparacchiate in campo aperto, Short riesce a mettere di nuovo le mani sul 3 blu atterrandolo.
Sul versante opposto il gioco di corsa invece porta frutti quasi inaspettati e Newton può permettersi di rischiare il primo affronto alla temibile “legion of boom” solo in scadere del primo quarto, completando per altro un terzo e lungo con l’ausilio di Greg Olsen.

In aperura di secondo quarto è ancora Stewart, che chiuderà con 19 corse per 106 yard e 2 TD, a trovare la end zone per il 21 a 0.
Seattle è intontita e il secondo intercetto lanciato da Wilson permette ai Carolina Panthers di infierire sulla carcassa dei rivali; prima il kicker Graham Gano mette altri 3 punti a tabellone; poi si unisce alla festa anche Newton che, con un passaggio millimetrico, permette a Olsen di esibirsi in una ricezione acrobatica straordinaria in piena end zone; ennesima palla regalata ai fortunati bambini delle prime file e la consueta dab dance può avere inizio.

Greg Olsen Carolina Panthers

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Il TE collezionerà 6 ricezioni per 77 yard e 1 TD, dimostrandosi ancora una volta l’arma migliore di questi Carolina Panthers.
Il primo tempo, chiusosi con le squadre sull’impietoso risultato di 31 a 0, lascia ben poche speranze di rimonta; anzi, per quanto visto nella prima metà, la sensazione è che Seattle stia andando incontro ad un autentico massacro.

Nella ripresa però i Seahawks schierano (finalmente) i gemelli buoni delle figurine viste nel primo tempo e Wilson impiega poco più di un minuto per concludere un drive, tanto rapido quanto ben eseguito, nelle mani di Jermaine Kearse (11 rec per 110 yard e 2 TD).
Galvanizzata dalla prova dell’attacco, anche la fenomenale difesa grigio-blu si risveglia dal torpore e per la Newton & co. comincia ad essere maledettamente difficile superare quelle 10 yard.
Wilson, entrato in fiducia, torna a giocare ai livelli della finale di 2 anni fa (chiedete dalle parti di Denver se questo ricorda qualcosa), connettendo con il rookie Tyler Lockette un incredibile TD pass da 33 yard.

Il risultato di 31 a 14 riaccende un flebile barlume di speranza e mette Seattle nella condizione di rischiare il tutto per tutto che, con 3 minuti da giocare nel terzo quarto, si traduce in un 4th e 2 sulle proprie 23 giocato alla mano; il fake punt, tanto efficace quanto sorprendente, è seguito, poche azioni dopo, da una giocata di rara bellezza e difficoltà da parte di Wilson che, con la tasca per l’ennesima volta in collasso, è costretto a indietreggiare per evitare il sack e rilasciare la palla, quasi senza guardare in direzione del bersaglio designato, poco prima di subire il colpo; l’ovale vola nella direzione di Kearse, coperto perfettamente dall’all pro Josh Norman, disegnando una parabola stupenda che può soltanto sfiorare le dita cornerback, per poi cadere dolcemente tra quelle del ricevitore appostato poco dietro.

Il 21-31 ammutolisce uno stadio, in festa fino a poco prima, e lascia posto all’esultanza del 3 blu che, al termine di un secondo tempo esemplare, realizzerà 366 yard completando 31 dei 48 tentativi e mettendo a segno 3 TD macchiati però dai 2 INT della prima metà.
Il tempo rimasto è però risicato e le due segnature che li separano dall’impresa sarebbero tante da recuperare contro chiunque; figuriamoci contro la miglior difesa della lega.
La rimonta si ferma con l’onside kick catturato da Thomas Davis subito dopo il field goal del -7.

Seattle Seahawks wide receiver Tyler Lockett

I Seattle Seahawks hanno dimostrato che nel football un incontro si può definire concluso solo allo spirare dell’ultimo secondo ma, a questi livelli, certe imprese sono ai limiti dell’impossibile e la difesa ha trovato la criptonite quando ormai Superman aveva lasciato un segno sulla partita, troppo profondo per poter essere ricucito in tempo.
Con la grande prestazione del secondo tempo i falchi di mare hanno reso onore a un match che era stato compromesso irreparabilmente nella prima metà.

Seattle chiude un’annata ben più deludente rispetto alle ultime ma che l’ha comunque portata tra le migliori 8 della lega e, francamente, per una squadra senza linea offensiva (alla fine i sack concessi saranno 5), è già un risultato ottimo.

I Carolina Panthers invece avanzano meritatamente all’incontro di Championship che li vedrà ospitare gli Arizona Cardinals in quello che da molti è considerato la vera finale di quest’anno.
Le difficoltà riscontrate nella seconda frazione sono principalmente dovute al football conservativo imposto da Ron Rivera che però, alla fine, si è rivelato proficuo, come confermato da queste parole di Newton (che chiuderà con 16/22 per 161 yard e 1 TD), in conferenza:

“We were conservative, but at the end of the day, you have to trust coaching”

Questa performance consolida il primato nel ranking e li consacra massimi pretendenti a un Super Bowl che sarebbbe il primo nella storia di Carolina e che adesso, è lontano solo altre 2 partite.

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Gabriele Morelli

Ingegnere 26enne di Torino, appassionato cronico di sport trova nel football l'unione perfetta di tutti i suoi interessi. Non chiamatelo di notte... potreste disturbarlo mentre guarda una partita!

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