[NFL] Week 6: Vittoria vecchio stile (Philadelphia Eagles vs Washington Redskins 20-27)

Corse, dominio in trincea, semplicità negli schemi. La vittoria dei Washington Redskins si bea di questi concetti, fermi nel tempo della storia NFL, e li usa per piegare i Philadelphia Eagles, alla seconda sconfitta consecutiva e in bilico tra il nuovo che sembrava poter vincere e la consapevolezza che la solidità è ben lungi dall’essere raggiunta.

Le brutte notizie per gli Eagles erano giunte molto prima del fischio d’inizio. Con la sospensione per abuso di sostanze proibite di Lane Johnson, fondamentale pezzo della linea offensiva neroverde, si era irrimediabilmente ridotta la speranza di orchestrare un attacco potente come visto fino a settimana scorsa.

E infatti le prime giocate degne di nota della cronaca portano la firma di Ryan Kerrigan, che infligge due sack a Carson Wentz nel primo possesso dell’incontro. Si innesca così una serie di three and out che si trascina fino alle ultime battute del primo quarto, quando Kirk Cousins trova dapprima DeSean Jackson per 35 yard di guadagno, e poi Jamison Crowder per il 7-0.

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Kerrigan comincia la seconda frazione con un altro placcaggio ai danni del rookie di Philly, che è così costretta all’ennesima punt di una partita che sembra già essere in salita. Le sensazione è vidimata dal successivo possesso di Washington, nel quale i pellerossa (si può, vero?) macinano 90 yard in 5 minuti e che si conclude con il TD di Vernon Davis, tight end ex San Francisco 49ers e campione del Mondo in carica con i Broncos.

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Robert Kelley e Matt Jones si alternano, in uno schema di corse forse poco vario ma che evidenzia come la linea offensiva dei capitolini possa avere vita facile e garantire possessi lunghissimi e profittevoli alla squadra di Jay Gruden.

Lo stesso Gruden assiste allo spettacolo sicuro di aver stabilito un gioco d’attacco redditizio tanto quanto uno difensivo pieno di mismatch positivi – il sostituto di Johnson, il rookie Halapoulivaati Vaita, è una porta girevole.

Quello che Jay non ha contato è che il football è fatto anche di variabili imprevedibili. Il pareggio arriva in un batter d’occhio quando Wendell Smallwood ritorna un kick-off in meta (prima occorrenza di tale evento in NFL quest’anno) e quando Malcolm Jenkins, in forma strepitosa, ritorna in touchdown un intercetto su un pessimo lancio di Cousins. 14 punti a testa, e tutto da rifare.

Rifare come? Innanzitutto sfruttando un roughing the passer ingenuo di Fletcher Cox per ripresentarsi con Jones sulla linea di meta avversaria per il 21-14, poi rimanendo fedeli al proprio credo tecnico-tattico.

Il terzo quarto inizia con altri sette infiniti minuti di possesso casalingo, con Philadelphia che inizia ad accumulare penalità in maniera alquanto imbarazzante (saranno 13 per 114 yard regalate alla fine), con la difesa presa alla gola dalla stanchezza e il continuo lavoro che deve affrontare. Arriva il field goal del +10; nonostante fino a questo punto in sostanza Philadelphia non abbia potuto giocare, una partita esiste, ed è inverosimilmente incerta.

In quello che è un grosso attestato di metà semestre, Wentz trova probabilmente quello che è il migliore passaggio della carriera, quello per Jordan Matthews nel terzo quarto. Le 54 yard che copre in un terzo down vitale sono figlie di un posizionamento del pallone perfetto, che sconfigge la doppia copertura di safety e cornerback soddisfando la traccia del ricevitore.

Una vera bellezza a cui alleghiamo un attacco, che riteniamo opportuno, a chi guarda solo le statistiche: il ragazzo dal North Dakota chiuderà con il 50% e 179 yard, ma date le circostanze potrebbe aver mostrato il suo meglio proprio contro Washington e lo scatenato Kerrigan, che costantemente gli mette le mani addosso.
Con quel lancio dà una speranza ai suoi, con il field goal successivo si arriva infatti a un possesso di distanza.

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Peccato per gli Eagles che Cousins risponda con quello che è la sua di perla rara. Vede Davis (Jordan Reed era ai box in questa partita) sulla sinistra e lo centra con tempismo accuratissimo. Sono 37 yard che portano all’ennesimo calcio: 27-17.

I due pugili si scambiano quindi il loro colpo migliore, che non basta per il KO. Non vacilla Washington sul successivo fendente di Philadelphia, salvata da una falsa partenza di un uomo di linea mentre Darrenn Sproles chiudeva il down a 5 yard dal 27-24. È ancora Caleb Sturgis a dover entrare in campo per il 27-20 finale.

Rob Kelley redskins

Gli Eagles ottengono nuovamente il pallone ma si fermano sul quinto sack subito da Wentz, e nel delirio della capitale Matt Jones chiude, con la sua ultima corsa da 57 yard su terzo down, una contesa emozionante quanto imperfetta.

La ragione di tale imperfezione è quasi tutta partorita dalla squadra della Pennsylvania. Tutte le penalità di questa settimana e della scorsa hanno portato a due sconfitte, le prime in stagione. Come evidenziato a seguito della vittoria contro Pittsburgh, il coaching staff ha tutte le conoscenze adatte a sopperire all’assenza di Lane Johnson, ma probabilmente non è riuscito ad approntare un piano partita efficace per questa sfida.

A forzarlo la prestazione antidiluviana di Washington. Se gli Eagles tentano sempre la option, di coinvolgere il loro giovane quarterback anche sul gioco di corsa, abbassando il tempismo dell’esecuzione dei giochi di corsa, i Redskins fanno l’opposto: palla a Jones (o Kelley) e via. Sfruttano la differenza che c’è tra le linee per trovare spazi, che sono subito arrivati. A quel punto il solco era tracciato, gli Eagles avrebbero avuto poco possesso e mai una reale opportunità.

Sono servite infatti due giocate quasi casuali per entrare in gioco. L’intercetto e il ritorno hanno fatto venire i brividi ai tifosi sugli spalti, illusi dalle prime giocate di vedere una contesa a senso unico.

Difficile stabilire, in conclusione, il futuro di queste due squadre. I Redskins sanno quello che fanno, indubbiamente, ma è un sistema di gioco, come in questa partita, richiede nervi d’acciaio in sfide punto a punto (come ammesso anche da Gruden e i suoi giocatori sulle pagine del Washington Post). Con una squadra più completa di Philly, a cui mancava il miglior uomo di linea offensivo, potrebbe cambiare molto qualsiasi previsione.

Per quanto riguarda gli ospiti pensate che avrebbero potuto vincere con due o tre penalità in meno. Sono il riflesso del loro quarterback: mostrano sempre talento. Ci sbilanciamo: non possono vincere ai Playoff, ma rimangono una delle franchigie più insidiose da incontrare, in barba alle fredde statistiche in uscita dal FedEx Field.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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