[NFL] Week 1: Miami Dolphins vs Cleveland Browns 23-10
La prima partita della stagione 2013 era molto attesa sia dai Dolphins che dai Browns, ed a ragione. Due squadre più o meno nella stessa situazione, impegnate in una faticosa scalata verso la nobiltà ed alle prese con tutti i problemi tipici di una ricostruzione, entrambe con presenze ingombranti con cui fare i conti nella division ed ambedue con un quarterback al secondo anno sulle cui spalle poggiano gran parte delle speranze dei fans.
Al termine di una gara non bellissima ma intensa stavolta ha vinto Miami, dimostrando, se non altro, di essere un po’ più avanti nel lavoro rispetto ai rivali.
L’impressione che hanno lasciato i Browns è infatti quella di una squadra con qualche buon punto di partenza ma con ancora diversi buchi da sistemare.
La difesa è riuscita a mettere per larga parte della gara una notevole pressione all’attacco di Miami; per quasi tutto il secondo quarto Ryan Tannehill è stato in grossa difficoltà, con la tasca che gli collassava di continuo e nessuna possibilità di combinare qualcosa: all’intervallo le due squadre avevano avuto quasi lo stesso numero di giochi in attacco (32-30 per Miami) ma i Dolphins ne avevano ricavato poco più della metà delle yards ottenute dai Browns (89 contro 145).
Il running game dei Dolphins era stato nullo (7 – sette – yards) e il cornerback Joe Haden aveva dato il suo buon contributo per far praticamente sparire dal campo Mike Wallace, la nuova stella dell’attacco di Miami. Poi, un po’ alla volta l’inerzia si è spostata e i limiti dei Browns si sono fatti sentire. Brandon Weeden dopo il tremendo inizio con i tre intercetti lanciati nel primo tempo ha iniziato a stabilizzare di più il suo gioco e a sbagliare di meno, ma a qual punto i Dolphins avevano già preso il sopravvento e l’assenza di Josh Gordon ha pesato più del dovuto.
Per tutta la partita Weeden è sembrato avere solo due bersagli: lo slot receiver Davone Bess – ex di turno – e soprattutto il tight end Jordan Cameron, la ‘nuova meraviglia’ della NFL che in questa occasione ha confermato in pieno tutte le buone cose che si dicono su di lui (9/13, 108 yards e una bellissima ricezione in touchdown). Fermato il running back Trent Richardson (47 yards finali per lui), a Miami non serviva fare molto altro, coach Chudzinski ha esaurito le armi a disposizione e la partita non ha avuto altro sbocco possibile.
Anche i Dolphins però hanno i loro motivi di riflessione. Al di là della vittoria, quello che coach Philbin riporta a casa dall’Ohio sono soprattutto una lunga lista di domande e grattacapi sulla linea d’attacco. Per quanto buona sia la front seven di Cleveland (e lo è) per una squadra che aveva gli obiettivi di imporre un gioco di corsa e di far guadagnare tempo al suo giovane qb prima del lancio, per evitargli errori e magari consentirgli di pescare il nuovo asso Mike Wallace sul profondo, il livello di gioco espresso dalla linea non è sicuramente soddisfacente.
Miami torna a casa con un bilancio di 20 yard corse su 23 portate (per la ‘stratosferica’ media di 0,9 yards a portata), dopo un primo tempo quanto meno mediocre, chiuso sotto 7-6 nonostante tre intercetti a favore e un tempo di possesso superiore di cinque minuti e, come ciliegina sulla torta, registrando anche le dichiarazioni ‘poco amichevoli’ di Wallace che, primo a rivestirsi e a lasciare gli spogliatoi dopo la gara, alla domande dei cronisti che gli chiedevano spiegazioni sul perché nel primo tempo non gli fosse stato lanciato nemmeno un pallone rispondeva secco “Chiedete al coach. Non è il mio game plan.”
Non tutto, però è negativo. Al di là della vittoria nella colonna dei positivi va registrata l’ottima prova della difesa, apparsa già in buona forma e con un Cameron Wake già devastante (per lui 4 tackles e 2 sack e ½ sui 6 totali della squadra), l’affidabilità del solito Brian Hartline (9/15, 114 yards e 1 TD) ma anche del nuovo arrivato Brandon Gibson (7/10, 77 yards) e, soprattutto, i progressi costanti dimostrati da Ryan Tannehill (24/38, 272 yards, 1 TD, 1 int) in quasi tutte le situazioni di gioco, incluse le situazioni critiche nel quarto periodo.
Per i tifosi di Miami, quest’ultima è la notizia più importante, per Joe Philbin è un buon inizio.
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La linea di difesa fa spavento. In mezzo la rotazione Starks-Odrick-Soliai è notevole. Wake è un mostro (giocava contro Joe Thomas…), e Dion Jordan ha tempo per crescere bene. Credo che i 3 INT siano molto Weeden-related. Ora ci aspetta Luck. Vedemm
La linea di difesa è uno ‘storico’ punto di forza di Miami che, fortunatamente, non solo non è stato smantellato ma è stato rinforzato. Sono molto più colpito dalla buona prova della secondaria e mai mi sarei aspettato tre intercetti (di cui due di Patterson). Vado a memoria, ma ricordo nei tre int solo un lancio veramente sbagliato di Weeden (e Cameron stava quasi per prenderlo lo stesso) mentre sugli altri due le colpe del qb secondo me sono equivalenti ai meriti della difesa ed alla ‘sfortuna’ (palloni deviati). Detto ciò, la vera notizia per Miami non è la difesa ma i progressi costanti e visibili di Tannehill; piedi per terra (lo so, difficile da dire ad un tifoso Dolphins…) ma, ad esempio, Weeden da l’impressione di crescere meno rapidamente. Certo che Luck è cresciuto molto più in fretta (ma mica per altro è stato lui ad essere chiamato al numero 1).
tentare di fermare Wake col RB? Certo… ahahah
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