[NFL] Week 11: Denver Broncos vs Kansas City Chiefs 27-17

Il viso di Jack Del Rio non è dei più sereni: ha portato i suoi Denver Broncos, di cui detiene le redini come allenatore a interim, a un vantaggio molto più che sicuro contro gli imbattutti Kansas City Chiefs. La testa della classifica e il vantaggio del campo per tutti i playoff è quasi conseguito, ma su un quarto e due attorno alle 20 avversarie, Peyton Manning non si gira nemmeno verso la sideline e rimette in campo la sua linea offensiva: vuole un touchdown, non vuole i soli tre punti.
Ma perché? In vantaggio di 14 con meno di dieci minuti sul cronometro come si fa a voler completare il down al posto che andare avanti di 17 e, semplicemente, vincere. Le opzioni sono tre: Manning vuole tutti i record, soprattutto quello di TD in una singola stagione; a lui 17 punti di vantaggio sembrano pochi per la vittoria e sopravvaluta i Chiefs; il numero 18 vuole ancora più potere, riducendo la direzione tecnica a degli impiegati sovrastipendiati.
Vediamo dalla cronaca se riusciamo a capire i motivi del quarterback in testa alla AFC West.

Jamaal Charles, Mike Adams, Kayvon Webster
Jamaal Charles

I Chiefs che si presentano in Colorado nel Sunday Night non sono una squadra che riflette la classifica: è vero, sono i migliori nel pressare il QB avversario, hanno un runningback fantastico nel picco della sua carriera e tutto l’entusiasmo di chi passa dalla prima scelta al draft a un record intonso a distanza di sette mesi. Ma è anche vero che hanno affrontato i seguenti quarterback: Gabbert, Locker, Eli nel periodo in cui lanciava quattro intercetti a partita, Pryor, il pessimo Schaub versione 2013, Thaddeus Lewis alle prime da titolare.
E senza nulla togliere a questo elenco, una squadra come i Broncos è capitolo molto diverso. Con 20 punti segnati, i Chiefs avrebbero potuto vincere tutte le partite fino a questo showdown con i rivali divisionali. Ma i Broncos sono squadra da venti punti? Essendo la squadra pià produttiva della storia no, per questo i blu-arancio erano dati come assoluti favoriti nonostante la similitudine tra i due record, nonostante il record di 13-0 di Andy Reid nelle partite di ritorno dal bye.

Ci siamo ormai abituati nelle frequenti cronache dei Broncos a far partire la sfida da oltre la metà del primo quarto per Peyton Manning. Infatti la sua precisione e il suo ritmo entrano in gioco un po’ dopo, quando già è arrivato un three and out e un fumble per i Broncos. L’unica occasione che hanno di ribaltare il pronostico però i Chiefs la sprecano con Anthony Sherman, che lascia cadere un pallone che Danny Trevathan (insostituibile ormai) recupera. Sul drive successivo finalmente scatta la seconda fase delle partite di Denver, quella in cui il 18 domina e nessuno può fermarli, compresa la migliore pass rush della lega. Prima Demariyus Thomas guadagna 70 yard sulla copertura di Marcus Cooper (settima scelta di SF scaricata in prestagione), poi Julius Thomas riceve uno slant facile per il 10 a 0.
Alex Smith, l’altra prima scelta assoluta a lanciare in questo Sunday Night, rallenta il ritmo della partita, e sempre dalla shotgun riesce a guadagnare il campo necessario al 10 a 7, trovando alla fine Dwayne Bowe (ottimo al ritorno dall’arresto per guida pericolosa e possesso di marijuana) per il primo touchdwon dei suoi, quando il cronometro recita 13:23 rimanenti nel primo tempo.
Ma il canovaccio non cambia. Passaggi corti e tanto Knowshown Moreno, come successo altre volte ai Broncos in questa fase della partita. Il touchdown è di Montee Ball (che forse il coaching staff preferisce in Red Zone a Moreno) e il 17 a 7 è giusto per quanto visto in campo. A propostito di goal line, sul successivo drive l’attacco di Andy Reid è ancora performante e giunge fino alla linea della 1 yard avversaria. Denver, che difensivamente è in rapido e costante miglioramento, ferma Jamaal Charles e costringe i rossi ad accontentarsi del field goal del 17 a 10 del riposo.

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Eric Decker, Quintin Demps
Eric Decker

Il terzo quarto, a dimostrazione che a ogni modo la difesa degli ospiti è un ottimo reparto, non inizia come al solito con il TD di Denver. La partita si decide qui, ma a Kansas City manca evidentemente il talento per appaiarsi agli avversari. Smith soffre nella tasca, Donnie Avery droppa un passaggio e i Chiefs non creano nulla in avanti. Dopo qualche drive non fertile, Manning torna a completare, questa volta per il vero uomo che stretcha il campo per i suoi: Eric Decker. A concludere la cavalcata è ancora Ball, che segna il 24 a 10 e la fine delle speranze per gli ex imbattuti.
L’indicazione per l’attacco di casa è quindi ora quella di tenere la palla, giocare conservativi e mangiarsi il cronometro. A inizio quarto periodo KC non gioca un quarto down, e la palla torna nella mani di Manning con 11:48 sul cronometro finale. E’ proprio qualche gioco dopo che ci ritroviamo nella situazione iniziale: quarto down, Manning che vuole giocarlo e Del Rio che lo guarda come se fosse pazzo. Il quattro volte MVP (quasi cinque) chiama timeout perchè la difesa di Kansas City reagisce bene, e i tecnici ne approfittano per mandare in campo Matt Prater quasi di soppiatto per suggellare la vittoria.

Ci sarà gloria per Anthony Fasano nel finale per il TD del 27 a 17 finale.
Il più grosso passo avanti per i vincenti non è solo quello in classifica. La protezione del quarterback ha raggiunto finalmente un livello sufficiente. Volete le condizioni traballanti del 18 (fasciate entrambe le caviglie e il ginocchio), volete l’importanza della partita ma fatto sta che i zero sack e i zero colpi subiti fanno della prestazione di Manning una tranquilla giornata in un ufficio poco affollato. E ora, con il vantaggio su Kansas City e la testa di tutte le classifiche, Denver vede i Playoff ormai conquistati e il ruolo di protagonista ben saldo nelle sue mani. Settimana prossima, forse senza Wes Welker uscito malconcio da una commozione cerebrale, si va a Foxborough per l’ennesimo capitolo della rivalità Brady-Manning per ribadire, qualora ce ne fosse bisogno, il dominio della AFC.

Montee Ball
Montee Ball

Dall’altra parte, i Chiefs si sono dimostrati quello che sono: un’ottima squadra che però manca di quelle caratteristiche utili a vincere nel football moderno. Ha una difesa eccezionale ma che non ha giocato come al solito contro l’avversario più temibile. Ha un quarterback (21-45 per 230 yard di cui molte giunte in garbage time) che non riesce a spezzare il gioco con passaggi profondi, che il suo compito lo fa ma non va troppo oltre. Ha, in generale, poco talento per poter stare al passo con chi segna più di 35 punti a partita di media, ed è già un ottimo risultato aver tenuto i Broncos, che a onor del vero hanno un po’ alzato il piede a un certo punto, a 27.

Ad un miglio di altezza sul mare si è vista una partita magari non dominata ma saldamente in mano a una delle due squadre, e poco importa che Peyton lanciasse in punta dei piedi, che non avesse appoggio sul piede destro. La partita era finita a fine terzo quarto, e scusate se è poco quando si affrontano i due migliori record stagionali. Se le migliorie in difesa e in linea offensiva continuano, nessuno potrà fermare i Broncos, almeno fino all’appuntamento di New York del prossimo febbraio.

I coriacei Chiefs staranno a guardare, e se non riusciranno a restituire pan per focaccia tra due settimane si accontenteranno della prima wild card. Non male per chi sceglieva per primo sette mesi fa, ma probabilmente troppo poco per battersi con i migliori.

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Dario Michielini

Segue il football dagli anni 90, da quando era alle elementari. Poi ne ha scritto e parlato su molti mezzi. Non lo direste mai! "La vita è la brutta copia di una bella partita di football"

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