[Championship] Giants in OT

nflAgainst all odds, tradotto liberamente “contro ogni pronostico”, cantava ormai quasi trenta di anni fa Phil Collins nella colonna sonora di un film, Due vite in gioco, che narrava la storia di un giocatore di football in declino e di una bella fuggitiva. Against all odds è anche la perfetta definizione della stagione dei New York Giants che fra poco più di una settimana, appunto contro ogni pronostico, contenderanno ai New England Patriots il quarantaseiesimo Superbowl. 
Non considerati dagli addetti ai lavori in una preseason in cui molti erano  pronti a scommettere sul dream team di Philadelphia, dati per finiti dopo il filotto di quattro k.o. consecutivi a cavallo fra novembre e dicembre, i G-men hanno proseguito con determinazione il loro cammino e agguantato i playoff nell’ultima giornata demolendo nello scontro diretto i Cowboys. Poi nella post season dopo aver clamorosamente estromesso dai playoff i favoritissimi Packers, si sono ripetuti domenica scorsa beffando, ancora lontano dalle mura amiche, in overtime i San Francisco 49ers. 
GiantsLa sfida del Candlestick Park non è stata onestamente una bella partita, ma è stata dura, giocata con grandissima intensità sotto una fastidiosa pioggia e alla fine, come quasi sempre accade, ha pagato chi ha commesso più errori. Senza dubbio i tifosi dei cercatori d’oro ricorderanno il match soprattutto per i due erroracci di Kyle Williams, ritornatore di punt di riserva (il titolare Ted Ginn era out per un problema al ginocchio), che con i suoi due fumble ha dapprima ridato vita ad un attacco dei Giants incapace di muovere palla per quasi tutto il secondo tempo, poi nei tempi supplementari, ha regalato l’ovale agli ospiti già ampiamente in raggio da field goal
Però anche volendo usare Williams come capro espiatorio, c’è da riconoscere che in realtà la sconfitta ha tanti padri, a partire da un Alex Smith sembrato per lunghi tratti quello inconcludente delle stagioni passate, per finire ad un Crabtree la cui presenza in campo praticamente non si è notata. Se vogliamo i numeri del regista da Utah  non sono poi neanche così terribili: 12 su 26 per 196 yards e due mete. Ma, come sempre, le statistiche vanno interpretate: due terzi delle yards sono infatti arrivate con tre soli passaggi e quella percentuale di completi sotto il 50% non è giustificabile, anche perché la difesa dei Giants ha giocato un ottimo match, ma nulla di mostruoso.
E qui arriviamo alla seconda parte del problema: i 49ers hanno iniziato il match con tre soli ricevitori attivi, e uno di questi aveva messo insieme in regular season appena due ricezioni. In questa situazione l’unico receiver con del talento, cioè Crabtree, avrebbe dovuto elevarsi a protagonista, anche per togliere un po’ di pressione al tight end Davis, che a quel punto era l’arma principale a disposizione di Smith. Invece l’atleta col numero 15 non è mai esistito ed ha ammassato in tutto il match 3 yards. 
A questo punto con i ricevitori inesistenti, ai Giants è bastato avere un minimo di intelligenza in più rispetto ai Saints, cioè curare Vernon Davis (in grado comunque di fare pesanti danni), per mettere in crisi il passing game locale. E qui, valutando le cose col senno di poi,  sta forse l’errore principale di un Jim Harbaugh cui per altro i tifosi dei Niners dovrebbero fare un monumento: l’aver pensato di poter arrivare in fondo avendo un passing game che poggiava su Alex Smith, Crabtree e Davis. 
Già direte voi, però senza gli aiuti ai blu della Grande Mela di Kyle Williams, i 49ers sarebbero in finale. Vero, ma vero perché il resto della squadra ha giocato in maniera mostruosa e non si può pensare che un intero reparto giochi sempre al 110%. Il rushing game è stato efficace durante tutto l’arco del match, ma soprattutto la difesa, già fortissima in regular season, è stata addirittura devastante: 6 sack, 5 placcaggi per pedita di terreno e per 12 volte Manning è stato colpito prima di lanciare, più Bradshaw e Jacobs praticamente annullati. Emblematici in questo senso sono stati i tentativi di passaggio screen per battere la feroce pass rush dei 49ers: Manning con quattro difensori addosso riusciva a servire uno dei suoi runner il quale anzichè avere davanti delle praterie come spesso accade per il buco che si crea fra gli uomini che sono andati a caccia del quarterback ed i defensive backs, aveva appena il tempo di ricevere, girarsi che già almeno due furie in maglia rosso mattone gli erano addosso. 
Insomma la vera vincitrice della contesa è stata la difesa dei 49ers, ma non è bastato. Dall’altra parte i ragazzi di Coughlin hanno confermato tutte le qualità, soprattutto psicologiche, che li hanno portati sin qui: l’attacco ha lottato per conquistare anche solo un metro contro una difesa tremenda, mentre Pierre-Paul e compagni hanno subito il rushing game estremamente fisico dei californiani, ma hanno annullato il passing game tenendo in piedi la baracca finchè non è arrivato l’errore degli avversari. 
Alla fine Manning (che a questo punto ha più accessi al Gran Ballo  del celeberrimo fratello) ha confermato la sua fantastica stagione completando 3249ers passaggi su 58 per 316 yards con due touchdown e soprattutto nessun intercetto contro una difesa maestra nel rubare i palloni agli avversari, che oltre a tutto lo ha malmenato per tutto il pomeriggio. Terminale principale dei passaggi di Eli è stato ancora una volta la sorpresa di questa stagione, cioè Victor Cruz che ha chiuso con 10 ricezioni per 142 yards. E qui sta la differenza di cui parlavo prima: con un rushing game in chiara difficoltà (20 portate per 74 yards per Bradshaw, 5 per 13 per Jacobs), Manning è riuscito a servire ben 16 palloni ai suoi ricevitori fra Cruz, Manningham ed un Nicks menomato da un infortunio alla spalla patito in avvio di partita, mentre i receiver di ruolo dei 49ers hanno catturato un solo pallone. 
Venendo alla cronaca del match, sin dall’avvio si era capito che sarebbe stata una lotta per ogni centimetro: nella prima serie San Francisco chiudeva un down grazie ad un completo di Smith a Gore, ma nulla più, mentre i Giants facevano un po’ meglio ma il primo sack di giornata ne fermava l’impeto ancora nella loro metà campo. Sul drive successivo si registrava il primo sussulto: sul secondo down e dieci dalle 27 dei Niners, i defensive backs ospiti sottovalutavano la traiettoria di Vernon Davis, schierato largo sulla line of scrimmage, così il fenomeno da Maryland riceveva e si involava imprendibile sulla sideline mandando in delirio il pubblico di casa. 
Sul drive seguente i Giants sembravano poter rispondere subito, ma arrivati sulle 34 di San Francisco con un terzo e uno, prima Manning non trovava Manningham poi Jacobs era fermato dal solito, strepitoso Bowman.  Sul possesso seguente i 49ers rischiavano la frittata: uno scambio di palla inguardabile fra il runner Hunter e il recever Kyle Williams causava un fumble che quest’ultimo ricopriva dopo però aver perso 10 yards. L’inevitabile punt dava il là all’emblematico pareggio dei Giants; emblematico perché ai G-men erano necessari 10 giochi, due chiusure di terzo down ed una grandissima ricezione di Cruz per percorere 69 yards fino alla meta di Pascoe servito da Manning. 
Dopo tre punt e con una novantina di secondi da giocare ecco il Manning-Cruz show: quattro passaggi completati (inframmezzati da un paio di incompleti ed altrettanti spike) per 56 yards con tempo fermato a cinque secondi dal termine e palla sulle 13 dei 49ers, da dove Tynes non sbagliava il facile field goal. Si andava così all’intervallo sul 10-7 con i Giants che sembravano avere acquisito un minimo di inerzia anche perché il primo possesso del secondo tempo sarebbe stato loro. 
Invece in avvio di secondo tempo i G-men confezionavano un “tre e fuori”, mentre sul drive seguente San Francisco riusciva a guadagnare un paio di down e ad arrivare a metà campo ma nulla più. Il secondo drive di New York partiva però dalle 7, e con le spalle al muro i Giants strappavano uno dei due primi down dell’intero quarto, ma dovevano rapidamente restituire palla agli avversari, oltre a tutto in ottima posizione di campo, visto che sul ritorno di punt Kyle Williams guadagnava ben 24 yards. La serie dei padroni di casa partiva così da metà campo ed un Alex Smith fino a quel momento inguardabile (le sue statistiche dicevano tre completi su dieci per 82 yards), improvvisamente si svegliava: lancio corto da 4 yards a Gore il quale ci metteva molto del suo e galoppava per un’altra ventina di metri, poi gran sassata a Vernon Davis per 28 yards, touchdown e sorpasso sul 14-10. 
Nel tre drive successivi i Giants subivano due sack e mettevano insieme appena 13 yards con un attacco che sembrava in balia della difesa dei 49ers. Ma sul punt di Weatherford con undici minuti e mezzo da giocare ecco la prima fritatta: Kyle Williams lasciava rimbalzare il pallone che in modo quasi impercettibile gli toccava il ginocchio destro e veniva poi recuperato da Devin Thomas dei Giants. Gli arbitri neppure si accorgevano del tocco, ma gli uomini dello special team di New York sì, così coach Coughlin optava per il challenge che veniva accolto. 
New York poteva tirare un grandissimo sospiro di sollievo e puntare a ribaltare il risultato partendo dalle 29 avversarie. Ma anche questo drive si rivelava tutt’altro che una passeggiata: Manning doveva fronteggiare prima un terzo e sette, chiuso grazie ad un lancio a Nicks poi, sulle 17 dei Niners, un terzo e quattordici trasformato con un gran passaggio che grazie alla ricezione in mezzo della end zone di Manningham non solo conquistava il primo down, ma  regalava il nuovo vantaggio ai Giants. Sul kickoff seguente però ancora Kyle Williams si produceva in un ottimo ritorno da 40 yards he consegnava  l’ovale ai californiani sulla linea delle quarantacinque. 
GiantsQui due corse, una di Alex Smith e una di Hunter, facevano guadagnare al team di casa ben 35 yards, ma nella red zone il drive andava in stallo, così Akers si incaricava di firmare il pareggio con un comodo field goal. Dopo altri due punt c’era poi l’ultimo brivido dei tempi regolamentari con Bradshaw che subito prima del two minutes warning riceveva un pallone sulle 15 dei Giants, percorreva 6 yards e sul placcaggio perdeva il pallone ricoperto dai 49ers. Svolta definitiva ? No perchè gli arbitri decretavano che i difensori in rosso avessero già fermato l’inerzia del runner ospite prima del fumble, dunque niente palla persa. Da quel momento in poi succedeva ben poco anche se proprio all’ultima azione dei tempi regolamentari, i 49ers al tredicesimo tentativo chiudevano finalmente il primo terzo down del loro match. 
L’overtime si apriva comunque sulla stessa falsariga dell’ultimo quarto: i Giants chiudevano un down poi andavano al punt, mentre i 49ers non riuscivano nemmeno in quella impresa. New York riprendeva il possesso dell’ovale, e grazie ad un passaggio di Manning e ad una penalità mettevano finalmente il naso nella metà campo avversaria, ma su un terzo e tre Manning subiva l’ennesimo sack della sua serata. I Giants non lo sapevano, ma questo sack si sarebbe rivelato decisivo in loro favore: sul ritorno di punt infatti Kyle Williams veniva placcato dal quasi omonimo Jaquian Williams perdendo la palla che veniva catturata ancora da Thomas. 
I Giants a quel punto erano già sulle 24 avversarie, ma Bradshaw con tre portate consecutive trascinava i suoi fino alle 6. E qui nonostante le yards perse per l’inginocchiamento di Manning ed una incredibile penalità di delay of game, Tynes gelava il Candlestick mettendo in mezzo ai pali il pallone che regalava ai G-men la quinta partecipazione al Superbowl.      

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