[W2] Buccaneers allo scadere sui Vikings

Al Metrodome di Minneapolis era di scena una sfida molto interessante tra due squadre che non avevano del tutto convinto alla prima giornata, rimediando entrambe una sconfitta di misura. Sia i Vikings che i Buccaneers hanno confermato, in un modo o nell’altro, tutti i dubbi sorti dopo le sconfitte contro Chargers e Lions.
Nel primo tempo i Vikings dominano il campo, grazie a un Adrian Peterson decisamente poco controllabile dalla difesa avversaria e grazie anche ad un saggio gioco di passaggio che McNabb orchestra da par suo, con la decisiva collaborazione di Percy Harvin che riceve qualsiasi pallone gli venga lanciato.
Tampa inconcludente in attacco e confusionaria in difesa rischia il tracollo totale nei primi due quarti. Due segnature di Peterson ed un Field Goal di Longwell mettono 17 punti sul tabellone dei padroni di casa senza che Tampa Bay dia il minimo segno di poter replicare, ed i tifosi Vikes pregustano una rullata come si deve nei confronti dei Buccaneers.
Nell’intervallo, però, qualcosa succede all’interno di entrambi gli spogliatoi. Per Tampa Bay si vede finalmente LeGarrette Blount, dato per disperso nel primo tempo, ed anche Freeman comincia ad ingranare completando diversi passaggi che danno finalmente continuità ad un attacco sino a quel momento inconsistente.
Minnesota, invece, sembra accontentarsi di quanto fatto nel primo tempo, forse illudendosi che i Buccaneers dei primi due quarti non sarebbero mai riusciti a sovvertire il risultato. Ma i Buccaneers non erano più quelli dei primi due quarti.
Accorciate le distanze con una bellissima corsa di Blount ed un field goal di Barth, i Bucs rientravano prepotentemente in partita a fine terzo quarto, sfruttando anche il black out totale dell’attacco di Minnesota che non riusciva più a muovere palla nemmeno pagando.
In uno sprazzo di lucidità, Longwell riportava i Vikings avanti di dieci punti con un field goal, ma oramai l’inerzia della partita era tutta in favore di Tampa Bay che, a poco meno di dieci minuti dal termine aveva bisogno di due segnature per pareggiare o vincere la partita.
La prima delle due segnature arriva abbastanza in fretta: in tre minuti Freeman porta l’attacco di Tampa in end zone con un passaggio su Benn. Il resto lo fa la difesa, fermando l’attacco in versione mangia tempo di Minnesota e restituendo la palla al proprio attacco con quattro e dodici da giocare e sessantuno yards da percorrere per la vittoria.
Tre passaggi consecutivi di Freeman percorrono metà della distanza, ed i Buccaneers arrivano a bussare alla porta della red zone dei Vikes al time out dei due minuti. Il field goal per l’overtime è decisamente assicurato, salvo catastrofi improvvise, ma i Buccaneers mettono la ciliegina sulla torta segnando il touchdown del 24-20 con Blount a 31 secondi dalla fine della partita, rendendo inutile l’ultimo penoso tentativo di rimonta dei Vikings, affidato al solito e scontato rito dell’ultima azione in stile rugby sperando di trovare la falla difensiva per andare in touchdown.
Al di là del risultato finale, comunque, resta il giudizio simile per entrambe le squadre, che hanno disputato una gara dall’andamento speculare, lasciando però aperto il quesito se la normalità sia rappresentata dai due quarti di inesistenza in campo o dai due quarti in cui hanno rispettivamente dominato l’avversario.
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Massimo Foglio

Segue il football dal 1980 e non pensa nemmeno lontanamente a smettere di farlo. Che sia giocato, guardato, parlato o raccontato poco importa: non c'è mai abbastanza football per soddisfare la sua sete. Se poi parliamo di storia e statistiche, possiamo fare nottata. Siete avvertiti.

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