[NCAA] Boiler Up! Seconda parte

Avevo già in mente di tornare allo stadio per Purdue-Michigan, però l’input decisivo mi arriva proprio dal “customer care” dell’Università che mi manda una mail: “Ti è piaciuta la sfida contro Marshall? Bene, perchè non vieni anche a vederti Michigan? Contattaci per i biglietti!”
Telefono a una gentilissima signora che mi manda prezzi, disponibilità, consigli e quant’altro; per 50$ mi trova un ottimo posto nella tribuna principale, opposta a quella della scorsa settimana, affare fatto, con StubHub avrei speso di più.

Sabato 6 Ottobre
La giornata inizia molto presto, devo portare il mio capo a Chicago (3 ore di auto) e poi tornare per la partita, quello che mi colpisce è che alle 6 del mattino, sulla 65N trovo già pulmini e SUV diretti a West Lafayette con tutto l’armamentario per il barbeque, gazebo incluso. Alle 6AM. La partita è alle 4.30PM.
Il viaggio è senza intoppi, arrivo al Campus verso l’una, ma già capisco che l’atmosfera è molto diversa dalla settimana precedente, la sfida contro Michigan è molto sentita, infatti i parcheggi “casalinghi” sono a 20$, altro che 10 ed i tifosi avversari stavolta sono tantissimi.
Trovo posto nello stesso silo e vado spedito verso lo stadio, questa volta però decido di fare il giro passando dal lato nord, lo riconosco dalla presenza di muschio 🙂
La temperatura è diversi gradi meno della settimana prima, sarà meglio prendersi una felpa… lo shop ufficiale è enorme e c’è veramente di tutto, ancora un po’ e vendono anche il Dial-A-Down di Purdue.
Non trovo niente di economicamente interessante, ma a fianco c’è un altro negozio, gestito dagli studenti e lì, oltre a trovare una felpa + cappellino di lana a un prezzo molto ragionevole, mi offrono un paio di fette di pizza e con 60cent ho bibita con free refill (!).
Beh, per il pranzo sono sistemato.

Costeggio lo stadio ed arrivo al campo di allenamento, lungo la strada nei giardini privati ci sono camper di entrambe le squadre, fumo che sale dalle griglie e gente che mangia, nella tranquillità più assoluta, anche se vestiti da Babbo Natale.
Mi avvicino all’ingresso principale del Ross Ade Stadium e alla mia sinistra si apre un parcheggio enorme, ma non pieno di auto, ma di tende, tendine e tendoni che sembra la festa dell’Unità, quintali di carne che viene grigliata a oltranza, birra a fiumi, suore alla riscossa, gente che si lancia palloni o che si diletta a un gioco che consiste nel lanciare piccoli sacchettini con dentro sabbia su di un pianale in legno che ha dei fori, centrando i quali si ottengono punti; quasi tutti ce l’hanno, si vede che è una tradizione ben radicata.
C’è anche un padiglione donato da Drew Brees e signora, l’ex n°15 qui è una leggenda vivente, con tanto di simil-statua.
Mi spingo più a est dello stadio perchè vedo parecchio movimento, infatti da una collinetta inizia a scendere la famosa marching band che, dopo il pranzo insieme a studenti, parenti e tifosi si allinea sulla strada e da lì si porta verso lo stadio a tempo di musica e balli.
Come un festoso corteo percorriamo insieme i 300 metri che ci separano dall’ingresso, e come l’altra volta, quando entra la banda significa che è ora di prendere posto.
Mi sorprende che moltissima gente che era al parcheggio rimanga lì dov’è, apprendo che seguirà la partita dalle TV o radio e continuerà questo tailgate selvaggio fino a sera.

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Mi siedo, la posizione è ottima e Purdue sta facendo riscaldamento. Tra i fischi entrano i Wolverines, anche se una buona parte degli spalti è di gialloblu vestita e si fa sentire, soprattutto quando Denard Robinson si avvicina per salutare.
Escono le squadre e il rituale inizia, dentro la banda, piccolo show, entrano i Boilermakers, poi Michigan, inno nazionale e si parte!
La gara scivola via abbastanza velocemente, si capisce che Michigan è una spanna o due sopra, l’attacco di Purdue non riesce a sostenere drive lunghi per tenere fuori dal campo Denard Robinson, visto che la difesa non lo contiene manco per sbaglio (se non ricordo male chiuderà con 250 yards di corsa)
Ecco, Denard… atleta incredibile, possiede grandissima naturalezza nella corsa, vola via agile sul campo, elude placcaggi, ha ottima visione ed in campo aperto è dannosissimo, sembra che giochi coi bambini dell’asilo. Peccato che faccia il QB e che gli venga anche chiesto di lanciare; ha due WR belli grossi, quasi impossibili da mancare, ma che però devono fare il cinema per ricevere i suoi palloni.
Non so che futuro avrà nella NFL, non certo da quarterback e forse l’ha capito anche il coach di Michigan che nelle ultime partite, dopo essere rientrato dall’infortunio, lo ha schierato “solo” come RB. Però sembra un bravo ragazzo, buona fortuna a lui.
I Wolverines quindi vincono agevolmente, il freddo però ormai è diventato pungente e quindi sarà meglio recuperare la macchina e rifarsi quell’oretta per tornare a Indianapolis.

Altra fantastica esperienza, colpisce il senso di appartenenza che tutti, dall’anziano 80enne all’ultimo dei ballboy, hanno nei confronti dell’Università, così come lo avevo visto per la scuola superiore, anche se in maniera meno marcata.
La partita in sé è solo una parte di una giornata che inizia all’alba e termina al tramonto, durante la quale ritrovi gli amici, i vecchi compagni, si mangia, si ride, si prende freddo, si muore di caldo, si sta seduti per ore a vedere dei ragazzini con i quali c’è in comune una grossa “P” sul cuore e l’orgoglio di difendere il nome e l’onore della propria scuola.
Gli insegnamenti e i principi sono ormai centenari, ma sono radicalmente gli stessi da sempre; nei quasi 40000 studenti (!) che frequentano ci saranno futuri ingegneri spaziali, chimici, meccanici, elettrici, civili. medici e nucleari, ma sono importanti anche quei ragazzi che nel football, basket, pallavolo o calcio rappresentano Purdue nella Nazione
Se si vince sono tutti contenti, altrimenti ci si rimane anche male, ma passa subito perché tutti hanno sempre in mente che questi sono solo “kids” di 18-22 anni, pochissimi di loro proseguiranno il loro percorso più o meno fortunato nei professionisti, la maggior parte conserverà solo il bellissimo ricordo di aver vissuto 4 anni da protagonisti nei sabati d’autunno in mezzo alla loro gente, presente e passata, con un casco d’oro in testa.

Nel mio piccolo, in due occasioni, ho fatto parte di tutto questo e di certo i Boilermakers adesso hanno vero un tifoso in più

BOILER UP!

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