AREA 54: Cole Kmet verso l’anno due

La scena sportiva di Chicago non riesce a spegnere i riflettori dalla figura di Justin Fields. Nemmeno l’attuale resurrezione dei giovani e promettenti White Sox, che stanno facendo benissimo in MLB (cosa che non accadeva da circa quindici anni), è abbastanza per far distogliere lo sguardo da quel numero #1 sul quale la città del vento ripone le sue speranze. Comprensibile. In fondo smorzare gli entusiasmi durante la off-season non è così basilare, anche perchè a conti fatti nel mondo NFL ci sono fanbase alle quali è permesso fantasticare solo in questa fase dell’anno prima di svegliarsi con delle terribili secchiate di acqua gelida che puntualmente colpiscono durante i primi giorni di settembre.

Chicago sta vivendo un momento particolare, un’estate transitoria in cui molto (se non tutto) potrebbe cambiare. La prospettiva di avere finalmente un quarterback che possa quantomeno giocarsela contro i migliori lascia ben sperare. Uniamo il fatto che, forse, la maestosità ingombrante di un MVP e futuro Hall of Famer come Aaron Rodgers possa non essere più quel fattore negativo che da una decade e mezza affligge i Bears. Una visione troppo bella e irrazionale per la Halas Hall. I tempi cambiano, il futuro punta verso l’alto, il Soldier Field potrebbe diventare un ricordo mentre Arlington Park raccoglie l’idea del teatro dei sogni con impanto sportivo nuovo di zecca, casinò, consumismo all’ennesima potenza e tetto richiudibile per ospitare il Super Bowl in barba ai principi del football sotto le tempeste di neve targati Papa Bear. Prima di tutto questo lavoro di fantasia però, è necessario riprendere le redini del cavallo e fargli fare un passo indietro.

L’estate scorsa, i Bears, hanno puntato le loro poche fische al draft su Cole Kmet. Ora si va verso l’anno due del ricevitore selezionato da Notre Dame come primo tight end della classe 2020. I numeri di Kmet come matricola recitano la seguente strofa: 16 partite di cui 9 da titolare, 28 ricezioni su 44 target, 243 yard e 2 mete. C’è anche un fumble, più uno benevolmente graziato contro i Saints a mio avviso…

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Spesso lasciato fuori dai giochi di Nagy, per non dire emarginato a favorire dell’esperienza di Jimmy Graham, arma letale in end-zone, i numeri di Kmet fini a se stessi fanno abbassare il capo con anche un pò di disapprovazione. Ma il lavoro di un giovane tight end al primo anno di professionismo non dovrebbe propriamente essere quello di trascinare un attacco sebbene la selezione al draft sia stata alta. Diciamo che nessuno si aspettava una stagione alla Justin Jefferson, o come metro di pagagone più adatto una stagione come quella che ci si potrebbe aspettare da Kyle Pitts, ma nemmeno una manciata di cifre che sembrano le olive messe nel sacchetto dal venditore ambulante al mercato. Mi rendo conto di avere un tono alquanto critico su Kmet, ma nonostante tutto sono contrario alla mozione di sfiducia nei suoi confronti.

Poco coinvolto, vero, ma quando chiamato in causa possiamo dire sempre presente. Un paio di big play che hanno cambiato l’inerzia del momento in partita per i Bears rimangono evidenziate nel mio taccuino e da lì vorrei ripartire. Lampi di luce nell’ombra di un attacco senza idee e alquanto Robinsoncentrico. Ci sono anche una sequenza di azioni in cui Kmet ha traballato dopo il contatto trasmettendo insicurezza, ed anche questa nota rimane evidenziata ma con un altro colore. Diciamo diverso dal verde. L’aspetto positivo di lavorare al fianco di un veterano come Graham abilita una matricola ad imparare come leggere e colpire le soft-zone delle difese avversarie. Difficilmente Kmet potrà diventare un giocatore alla Trevis Kelce, perchè quando un atleta gode di un talento innato lo si nota sin da subito. Kmet ha bisogno di lavorarci sopra e tanto. Ha bisogno di modellare un fisico adatto non solo a ricevere ma anche a bloccare / a tenere il contatto after catch; Cole potrebbe svilupparsi in quel prototipo di tight end che riprende le forme di Jimmy Graham ad esempio, ma con degli accorgimenti che completano e migliorano il suo arsenale (Graham ad esempio un blocco non ha idea di cosa sia).

Avere un QB difeso da una OLine strutturata agevola il processo, allinearsi con Allen Robinson II e Darnell Mooney che sfrecciano in profondità permette di trovare ampi spazi sul campo, lavorare al fianco di Graham insegna la malizia traducendola in atteggiamenti furbeschi. Aggiungo il carico da mille su un aspetto che non si vede: Mike Furrey, l’allenatore dei ricevitori a Chicago, è uno degli uomini più carismatici ed energetici che abbia mai incontrato in vita mia e il fattore motivazionale è il suo pane. Dunque Kmet ha tutte, e ribadisco tutte (!), le carte in regola per affinare il suo gioco e per provare ad eccellere.

Dal 2011 a oggi, ottantacinque tight end sono stati draftati e hanno giocato almeno 8 partite nel loro secondo anno (quello che interessa a noi). Le statistiche dei TE presi in analisi nel sophomore year ci raccontano di un targeting pari a 50,6 lanci con 33.1 ricezioni completate di media. Le stesse statistiche parlano di una media ricezione di 379 yard e di 2,9 touchdown. Tradotto in italiano, se Kmet dovesse aggiungere 130 yard, 3 ricezioni e 1 TD in più ai suoi numeri nel 2020, potremmo parlare di lui come un giocatore nella media (average tight end). Le aspettative sul prodotto dei Fighting Irish però, sono un pochino più alte della media nazionale. Fosse solo perchè questa statistica, sebbene sia accettabile, rischia di ancorare un giocatore nel livello di mediocrità distaccandolo dall’elite alla quale si ambisce. Gli stessi Bears hanno galleggiato nella mediocrità più evidente nel corso delle ultime due stagioni, pertanto alzare il livello sarà essenziale!

Più o meno è cosa nota che i tight end, durante il loro primo anno in NFL, lottino  principalmente lungo le linee laterali mentre nel secondo anno possono correre nelle diverse direzioni del campo con più naturalezza. Se ci pensate, Kmet ha quasi sempre ricevuto sul lato invece di incentrare il gioco nel mezzo. Questo particolare dovrebbe “garantire” una maggiore inclusione nel playbook. Sempre i famosi numeri al quale siamo tanto legati (più che altro perchè difficilmente ci raccontano delle bugie) indicano che un tight end al secondo anno può ricevere da 51 a 68 lanci; questo fa presupporre che il giocatore possa completare da 33 a 45 ricezioni totalizzando da 350 a 540 yard complessive, insieme a qualcosa come 2-4 TD.

Ribaltando la proiezione sul Kmet del secondo anno in Navy and Orange parliamo quindi di circa 5-17 ricezioni in più rispetto al 2020, da 100 a 300 (nella migliore delle ipotesi) yard in più e di 2 marcature in più del suo rookie year. In tutto questo non dimentichiamoci che nel 2021 le partite saranno 17 e non 16, quindi i numeri di tutti i giocatori della lega cresceranno in automatico.

Sempre pronti a smentirci, ma fiduciosi in una crescita lineare del nostro Cole, buttiamo tutta l’analisi in caciara con un bel pronostico:

PRONOSTICO DI BEARS ITALIA SUL 2021 DI COLE KMET

17 partite giocate (12 da titolare), 55 target dei quali 36 ricevuti, 403 yard, 4 touchdown, 2 fumble.

alex cavatton firma area 54

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