Cook-a-mania (Detroit Lions vs Minnesota Vikings 20-34)

Benvenuti a Cook-a-mania. Minnesota sale di nuovo sulle spalle del suo running back numero 33, che dopo averla scorrazzata in giro per il Lambeau Field fa lo stesso allo Us Bank Stadium contro Detroit.

Una domenica in cui la gazzella veste gialloviola e dopo essersi alzata la mattina corre ben più veloce del leone. Proprio di fronte a quel campionissimo che ora gioca nei Lions, Adrian Peterson, che Cook fu scelto per sostituire in viola e oro nel 2017. E tra gli azzurro-argento un altro grande ex, Everson Griffen. Nei Lions c’è Matthew Stafford, a rischio fino all’ultimo causa Covid-list ma poi regolarmente in campo.

Comincia la gara e Minnesota parte fortissimo, come era stato a inizio anno. Ferma subito Detroit e piazza un touchdown di Cook grazie alle ricezioni di Rudolph e Jefferson. 7-0. Diventa 13-0 dopo il touchdown di Irv Smith, che fa seguito a un field goal sbagliato di Prater dopo un lungo drive. E calcio sbagliato chiama calcio sbagliato perché Bailey fallisce il punto addizionale.
Cook sempre sugli scudi, si aggiunge anche Thielen nel drive del raddoppio. Detroit si riavvicina, prima con un calcio, poi con una meta di Marvin Jones che buggera vicino alla end zone Boyd. Prima dell’intervallo però Cook prepara la tavola per Ameer Abdullah. In un minuto e quattro secondi Minnesota si scola 87 yard e alla pausa è 20-10.

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Il terzo periodo inizia con uno scambio di punt. Il secondo drive gialloviola però vale il nuovo allungo. Jefferson grande protagonista con una ricezione da 35 yard e un’interferenza subita. In end zone entra ancora Irv Smith, ma a JJ andrebbe contato un assist. 27-10 e gara sostanzialmente chiusa.
I Vikings poi riprendono subito la palla, con Wilson che intercetta Stafford. Dopo non essere andati da nessuna parte però arriva il punt bloccato a Colquitt. Detroit non capitalizza la posizione. Una nota positiva che si ripete in questa annata nata male per Harrison Smith e soci è la capacità di difendere meglio una volta che sono nella loro red zone. Kendricks legge bene la traccia di Hockenson ed è un altro intercetto.

A un passaggio a vuoto dell’attacco di Cousins, mentre si entra negli ultimi 15 minuti, segue un’altra pedata di Prater. È sempre 27-13. Stafford lascia il campo a Chase Daniels per un infortunio dopo un sack. E arriva il fuoco d’artificio.
Cook sul primo gioco del drive successivo fulmina la difesa, colpevolmente in 10 uomini di coach Patricia. Show di settanta yard. 34-13
Nel finale un altro punt bloccato permette a Hockenson di segnare il 34-20, ma la gara è in ghiaccio.

Minnesota sale sul 3-5 e aggancia nella NFC North proprio i Lions. Dopo la settimana di pausa la squadra si è totalmente affidata a Cook e i risultati si vedono. Ma non è solo questo. Zimmer ha semplificato i giochi difensivi e ne hanno beneficiato sia le secondarie, per cui è più semplice individuare subito chi coprire, sia la linea di difesa. Le cose sono migliorate parecchio sin dalla terza settimana, tanto che per punti attesi ogni giocata i Vikings sono passati dall’essere la ventesima difesa all’essere la decima. Un miglioramento sensibile si è visto anche per quanto riguarda la linea d’attacco. Se in tema di bloccaggi per le corse il reparto era già competitivo, i progressi si sono visti anche parlando di protezione di Cousins. Quest’ultimo si sta limitando a passaggi basilari e anche questo ha indubbiamente accresciuto la qualità delle prestazioni.

E così quel record sembra sempre meno attinente alla qualità del roster vichingo e c’è da chiedersi se il coaching staff non avrebbe dovuto pensarci prima a rivedere i propri piani in virtù dell’annata ridisegnata a causa del Covid.
Perché il record con cui chiuderanno i Vikings alla fine non permetterà loro di scegliere alto al draft, troppe squadre hanno molto meno talento e sono allenate peggio.
E perché quel record avrebbe davvero potuto essere quanto meno un 5-3. Per non dire un 6-2. Due partite perse di un punto. Quella di Seattle con scelte scellerate proprio di Zimmer. E poi quel blackout folle contro i Falcons. Anche non ipotizzando che Minnesota riuscisse a vincerle tutte, almeno due di tre era auspicabile.

Giusto ribadirlo: le linee sembrano aver trovato una loro dimensione e anche le secondarie hanno mostrato miglioramenti non concedendo ai Lions di punire sul profondo. I passi avanti dalla terza giornata in poi sono stati evidenti, così come il cambio di registro dopo la bye-week. Bisognerà capire se Cousins sarà in grado di giocare meglio di quanto ha fatto a inizio anno nel momento in cui ci sarà bisogno di passaggi più complessi che semplici checkdown. E l’occasione potrebbe esserci già nel Monday night in arrivo lunedì contro i Chicago Bears, quando gli incubi del prime time torneranno ad angosciare i vichinghi.
Vincere, in ogni modo, aiuta il morale e fa crescere nel modo migliore un gruppo da cui il GM Spielman dovrà estrapolare i giocatori da presentare nel 2021.

E Detroit? Seconda batosta consecutiva che erode l’entusiasmo per aver rimesso in pari il bilancio con i successi su Jacksonville e Atlanta. La difesa con 10 uomini sul touchdown da 70 yard di Cook è sintomatica di una squadra che così non va. Finirà sul fondo della division. Una terza stagione negativa, su tre, dovrebbe dimostrare al front office che Matt Patricia non è l’uomo giusto per costruire una squadra presentabile. La Nfc North quest’anno non è un muro invalicabile. Gli stessi Packers che la guidano con una discreta certezza di aggiudicarsela sono ben lungi dal potersi definire una corazzata. Questo deve accrescere il rammarico di Detroit, specialmente perché può contare su quarterback che è anni luce meglio di quelli che possono schierare sia Minnesota sia Chicago.

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