L’evoluzione di Josh Allen

Da QB quanto mai grezzo, ma dal potenziale illimitato, a franchise QB

La storia della NFL è piena zeppa di QB affacciatisi al Draft come prospetti tanto grezzi quanto altrettanto dal potenziale fisico-atletico immenso, tuttavia, quelli che si sono poi effettivamente rivelati degli assoluti difference-makers si possono quasi contare sulle dita di due mani, senza dover necessariamente ricorrere a quelle dei piedi. Josh Allen, sebbene abbia solo recentemente compito 27 anni, può indubbiamente già essere inserito in questa strettissima cerchia.

L’ultimo prospetto (e forse uno dei più eclatanti) ascrivibile alla categoria “High-risk, High-reward QB”, tanto di moda nella NFL odierna in seguito al successo ottenuto proprio dallo stesso Josh Allen, è ovviamente Anthony Richardson, selezionato dagli Indianapolis Colts con la 4th scelta assoluta nel recente Draft di Kansas City.  Il filo che separa l’ex Gators dal divenire il nuovo Josh Allen anziché il nuovo Johnny “football” Johnny Manziel è davvero sottilissimo, quasi impercettibile.

Andiamo quindi a ripercorrere l’evoluzione di Josh Allen, da QB quanto mai grezzo ma dal potenziale illimitato a Franchise QB nonché perenne candidato MVP, partendo dal suo scouting report in uscita dal college ed andando ad analizzare tutti gli step più importanti che lo hanno portato a diventare il QB che abbiamo la fortuna di ammirare ogni maledetta domenica.

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Sebbene potesse ancora godere di un ulteriore anno di eleggibilità, a detta di tutti preziosissimo per una sua ulteriore maturazione dal punto di vista tecnico, Allen decise ugualmente di rendersi eleggibile per il Draft del 2018, terminando così la sua carriera collegiale, consistente di 27 partite disputate, con appena il 55.7% di completi (365/655), 5.057 passing yard, 7.7 Y/A, 44 TD e 21 intercetti, impreziosendo il tutto con 126 tentativi di corsa, 1.098 rushing yard e 12 ulteriori TD, a fronte però di addirittura 15 fumble.

Allen si presentò quindi in quel di Arlington sostanzialmente come un progetto, tanto intrigante quanto altrettanto parecchio rischioso, sebbene fosse visto dai più come un sicuro prospetto da 1° giro, se non addirittura da top-10 nell’eventualità in cui qualche GM si fosse innamorato del suo immenso potenziale.

SCOUTING REPORT

La taglia era quella ideale per un QB della NFL, il braccio era potentissimo e l’atletismo lasciava letteralmente tutti sbalorditi; i dubbi iniziavano ad affiorare prepotentemente quando ci si soffermava su accuracy e decision-making. I paragoni che più spesso venivano tirati in ballo erano quelli con Ben Roethlisberger o Cam Newton, vincitore del prestigioso premio di MVP della lega solamente 2 anni prima.

Pro

  • taglia perfetta, essendo listato come un 6’5” x 237lb, mani grandi (oltre 10” inch.) e ottima “lenght” (oltre 33” inch. arm);
  • atletismo eccezionale (4.75 sec. 40-yard dash – 1.59 10-yard split) e capacità di sfruttare a pieno tutta la fisicità a disposizione per correre “sopra” agli avversari; RAS di 9.67 punti (su un massimo di 10) fatta registrare alla combine;
  • “arm strenght” eccellente, tanto da poter completare con estrema facilità qualsiasi tipo lancio sul profondo, allungando il campo come pochi altri QB sono in grado di fare;
  • rilascio rapidissimo, ottima velocità impressa al pallone e “zip” perfetto;
  • capacità di completare lanci in finestre ridottissime;
  • ottima abilità nel completare lanci “off-platform” in uscita dalla tasca;
  • esperienza in una “Pro Style offense” e ricezione dello snap “under center”;
  • Carisma, carattere e personalità da vero leader;

Contro

  • “accuracy” decisamente inferiore alla media, troppi i 21 intercetti lanciati in sostanzialmente sole 2 stagioni;
  • “ball security”, davvero troppi i 15 fumble commessi;
  • “decision making” insufficiente e di gran lunga da migliorare;
  • necessità di migliorare sui lanci sul medio-corto raggio, in particolar modo quelli entro le 10 yard e all’interno delle hashmarks;
  • tendenza a focalizzarsi sulla “big play” sul profondo piuttosto che accontentarsi di ciò che viene concesso di volta in volta dalla difesa avversaria;
  • footwork tutto da costruire, tendendo ancora troppo spesso a lanciare solamente di puro braccio;
  • tendenza ad abbandonare troppo spesso la tasca, affidandosi esclusivamente alle proprie gambe ogni qualvolta la prima lettura appare “oscurata”;
  • basso livello di competizione affrontato, complice l’aver giocato in una division di Group of Five come la Mountain West. 

DRAFT NIGHT

Proprio agli albori della 1° notte di Draft, Brandon Beane, divenuto il nuovo GM della squadra poco meno di un anno prima, decise di sacrificare le proprie pick n°12, 53 e 56 al fine di risalire la board fino alla 7, in possesso dei Tampa Bay Buccaneers, palesemente sedotto dallo “sky-high” cealing del ragazzone californiano.

Allen fu addirittura il 3° QB selezionato nella classe del 2018, preceduto da Baker Mayfield (fresco vincitore del prestigioso Heisman Trophy), 1st Overall pick del draft, nonché da Sam Darnold scelto proprio dai rivali divisionali dei New York Jets con la 3rd Overall.

Il 25 luglio 2018 firmò il suo primo contratto da professionista con i Buffalo Bills: un quadriennale del valore complessivo di $21 milioni di dollari interamente garantiti.  

DEBUTTO NFL

Allen esordì nella NFL già a partire dal match di week 1 sul campo dei Baltimore Ravens, più precisamente il 9 settembre 2018, dopo che il presunto starter Nathan Peterman venne panchinato per la disperazione in seguito allo 0.0 di passer rating fatto registrare fino a quel momento. Allen, con indosso la consueta maglia n°17, terminò la partita con il 40% di completi (6/14) e 74 passing yard, al quale aggiunse 26 rushing yard in appena 4 tentativi.

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Solamente 3 giorni più tardi, durante la più classica delle conferenze stampa di rito, l’Head Coach Sean McDermott annunciò che il giovane Rookie sarebbe stato lo starting QB in occasione dell’impegno casalingo contro i Los Angeles Chargers programmato per la domenica successiva.

IL 1° TD PASS

Il primo TD pass della propria carriera professionistica lo mise a referto proprio in occasione della prima partita da starter, più precisamente ad appena 38 secondi dal fischio finale, quando, con i Bills ad inseguire nel punteggio per 13-31, trovò Kelvin Benjamin, proprio sul ciglio della endzone avversaria, con un perfetto passaggio in una finestra ridottissima. La sua partita terminò con il 54.5% di completi (18/33), 245 passing yard, 7.4 Y/A, il già citato 1° TD e 2 orribili intercetti, sintomo dell’ancora palese mancanza di accuracy e decision-making. La pocket presence risultò insufficiente ed ancora tutta da costruire, sebbene la mancanza di una linea offensiva affidabile non aiutò decisamente; 5.0 i sack subiti.

LA 1° VITTORIA ED IL 1° TD SU CORSA

La settimana successiva, in occasione della trasferta sul campo dei Vikings, Allen fece per la prima volta drizzare le antenne a tutto il mondo della NFL, merito di una prestazione pulita, ordinata, concreta e soprattutto priva di errori, totalmente antitetica a quella di appena una settimana prima.

Il n°17, cavallina da highlight in testa all’impotente Anthony Barr a parte, guidò la propria squadra alla prima vittoria stagionale con una partita da 15/22 passaggi completati (68.2%), 196 passing yard (8.9 Y/A), il TD pass recapitato tra le braccia del TE Jason Croom e 0 intercetti, il tutto valevole di un QB rating di 111.2 punti.

Per non farsi mancare proprio nulla, a definitiva riprova della sua estrema pericolosità con la palla tra le mani, condì il tutto con 6 corse valevoli di 39 yard e 2 ulteriori segnature.  Il giovane QB si dimostrò per la prima volta un assoluto killer contro il blitz, completando oltre il 60% dei lanci in questa particolare circostanza.

RESOCONTO DELLA STAGIONE DA ROOKIE

I Buffalo Bills terminarono la stagione con un record di 6-10, nella quale il rookie QB disputò 12 partite (4 le saltò per infortunio) con statistiche non del tutto entusiasmanti: 169/320 passaggi completati (52.8%), 2.074 yard, 10 TD, 12 intercetti ed un passer rating di 67.9 punti, a cui aggiunse 631 yards su corsa e 8 ulteriori TD. Diventò inoltre il primo QB nella storia della franchigia a guidare la squadra tanto nella yard lanciate quanto altrettanto in quelle corse.  

La sua stagione da rookie fu la conferma tanto dei suoi limiti quanto altrettanto delle sue immense potenzialità. il n°17 si distinse innanzitutto per un mix di fisicità ed atletismo senza eguali, chiaramente riscontrabile nella produzione ammassata mediante l’utilizzo delle proprie gambe, sebbene gli 8 fumble confermarono quella mancanza di ball security tanto criticata durante il processo di pre-draft.

I lanci sul medio raggio, in particolar modo quelli compresi tra le hashmark, continuavano a non convincere, come comprovato dall’appena 48.4% di completi, 1 solo TD e 4 intercetti prodotti in queste specifiche situazioni. La pocket presence si era confermata assolutamente insufficiente, sebbene esacerbata da una O-Line a tratti disastrosa, tanto da aver subito la bellezza di 28.0 sack in appena 12 partite. La pochezza del receiving corp, mai in grado di creare una quanto meno accettabile “separation”, non lo ha certamente aiutato, anzi, lo ha definitivamente affossato con ben 20 palloni droppati.

allen bills rams

L’OFFSEASON 2019 E L’IMPORTANZA DELLA FIGURA DI JORDAN PALMER

Anche durante l’Offseason del 2019, un po’ come già avvenuto durante tutto il processo pre-draft dell’anno precedente, Josh Allen si è affidato al private coach Jordan Palmer, il fratello minore del più famoso Carson, 1st Overall pick dei Cincinnati Bengals al draft del 2003.

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il piccolo Palmer, conosciuto da tutti come un autentico Guru nello sviluppo dei QB, ha inciso parecchio nello sviluppo e nella maturazione del giovane QB californiano, focalizzandosi essenzialmente sulla meccanica di lancio, sul footwork e sulla “anticipation” dei lanci.

Allen era infatti sì dotato di un braccio potentissimo, ma tendeva ancora troppo spesso ad affidarsi alla mera forza di esso, complice una meccanica ed una connessione tra la parte superiore ed inferiore del corpo ancora altamente insufficiente; aveva inoltre la brutta tendenza di ritardare il rilascio del pallone di un decimo di secondo di troppo, mancando appunto della “anticipation” necessaria per innescare il ricevitore quando ancora in corsa, vanificando, o quanto meno riducendo all’osso, la possibilità di produrre YAC.

LE ACQUISIZIONI DEI WR COLE BEASLEY E JOHN BROWN

Un altro momento capitale nell’evoluzione di Josh Allen è ovviamente coincidente con l’acquisizione dei WR Cole Beasley e John Brown, con il primo in grado di fornire quella valvola di sicurezza sul medio corto-raggio che troppo spesso era mancata nella stagione precedente, ed il secondo capace di allungare il campo sul profondo come pochi altri. Non è assolutamente un caso che la Regular Season 2019 si sia rivelata un assoluto successo per Josh Allen e compagni, qualificatisi alla Postseason forti di un record di 10-6.

Beasley e Brown sono stati responsabili di oltre il 50% dell’output prodotto dalla totalità dei pass catcher della squadra: 1.838 receiving yard (53%) e 12 TD (57%), ai quali vanno sommate 510 rushing yard (63 tentativi) e 9 TD. Anche grazie al loro prezioso apporto, il n°17 ha terminato l’appena 2° Regular Season nella NFL con il 58.8% di completi (271/461), 3.089 passing yard, 6.7 Y/A, 20 TD pass, 9 intercetti ed un passer rating di 85.3 punti.

In particolare, la sola presenza dello sgusciante slot receiver Cole Beasley, un autentico maestro al centro del campo, gli ha permesso di migliorare drasticamente (se non ribaltare quasi completamente) la propria efficacia e di conseguenza le proprie statistiche nei lanci sul medio-corto (0-19 yard), completando il 69% di questi lanci per 2.210 passing yard, 14 TD, 6 intercetti ed un QB rating superiore a 100 punti. 

Il “decision-making” e la “pocket presence”, sebbene notevolmente migliorati, apparivano ancora ben lungi dagli standard NFL, così come la ball security, ancora una volta rivelatasi un problema.  Occorre però sottolineare la sua estrema affidabilità nei momenti “clutch” degli incontri, come testimoniato dall’aver guidato l’intera lega con ben 5 “4th quarter comeback” e 5 “game-winning drive”.

1° PARTITA DI PLAYOFF

Il 4 Gennaio del 2020 è la data in cui Josh Allen ha disputato la prima partita di postseason in carriera. Si è però trattata di una partita tanto amara, conclusasi con la vittoria in rimonta degli Houston Texans di Deshaun Watson per 22-19, quanto altrettanto a due volti per il QB dei Bills, letteralmente dominante nel 1° tempo, pressappoco un fantasma nel 2° e nell’OT.  Nel complesso, ha concluso il match con appena il 52.2% di completi (24/46), 264 passing yard, 0 TD pass, 0 intercetti ed un QB rating di 69.5 punti.

In compenso, oltre alla straripante prestazione via terra (8 x 92 yard), si è tolto lo sfizio di ricevere il 1° TD della propria carriera su imbeccata del WR Josh Brown.

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