- Con una lente di ingrandimento proveremo ad analizzare la situazione dei Pittsburgh Steelers.
La situazione dei Pittsburgh Steelers
Una delle firme di cui si vociferava mesi fa è finalmente arrivata, Aaron Rodgers si accasa a Pittsburgh, vestirà almeno per un anno la maglia Steelers. Cosa possa spostare in termini di risultati e ambizioni questa firma è tutto da vedere sul campo. Pittsburgh sceglie per il secondo anno consecutivo di affidarsi a un QB veterano, dopo Russell Wilson, per affrontare un’altra cavalcata one-and-done.
🎱 @AaronRodgers12 pic.twitter.com/seuxH7lDxY
— Pittsburgh Steelers (@steelers) June 7, 2025
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È giusto o sbagliato? Staremo a vedere, ma con i riflettori che ora si sposteranno mediaticamente sulla franchigia della Pennsylvania, in una indigestione di discussioni su cosa e come saranno gli Steelers di Rodgers, noi ci prendiamo una pausa e con una lente di ingrandimento proveremo ad analizzare la situazione dei Pittsburgh Steelers e anche tutte le critiche che circondano la mistica figura di Mike Tomlin, se è lui il vero e unico motivo per cui la storica squadra della Steel-City non riesce più a ripercorrere i suoi fasti trionfanti.
Proverò a suddividere i miei punti di vista su una linea temporale di presente-passato-futuro, cercando di essere quanto più chiaro possibile. Il filo conduttore, volente o nolente, sarà comunque l’operato Tomliniano, premettendo che lungi da me voler scaricare tutte le colpe su coach T, assumendolo come capro espiatorio.
Presente
Questa stagione, più di una volta, tra le fila di tifosi Steelers ci siamo ritrovati a tirare in ballo il concetto di aspettative. Reduci dalle ultime stagioni, ci siamo resi conto che l’avere un pezzettino mancante a QB poteva sospendere un giudizio a priori su questa versione degli Steelers e attendere la fine della stagione per prendere ciò che sarebbe arrivato.
La firma di Russell Wilson non è stata sicuramente il pezzettino del puzzle che completa il quadro e automaticamente ci ha reso un team migliore o una contender, ma avere un QB che nella tasca ci sa stare e ha un’esperienza e talento per ricoprire il suo ruolo nella lega, seppure agli ultimi anni di carriera, un po’ di speranza l’ha fatta nutrire a noi tifosi.
Il cambio di OC dopo figure professionali discutibili, nonostante nessuno abbia fatto salti di gioia per Arthur Smith, ma comunque un curriculum leggermente più prestigioso dei suoi predecessori e un anno 0, qualche speranza in più l’aveva data.
La, triste, realtà è che questa versione 2024 non è stata che una copia rimasticata delle precedenti e quindi qualche domanda sorge. La questione QB viene ritirata in ballo e con essa però anche altre riflessioni riguardo il CS.
Il riproporsi delle difficoltà sul campo è innegabile, i problemi tecnici e tattici di questa squadra sono una costante di stagione in stagione, tanto è vero che se ci si vuole soffermare su gli aspetti che non vanno in questa squadra si potrebbe fare un copia e incolla di week-in-week e ormai, purtroppo di stagione-in-stagione.
Anche i cambiamenti che sembrano più intuitivi non danno poi i loro frutti. Come si è visto, passare da un casalingo Fichtner a un “verginello” Canada per finire con un più esperto Smith, non ha cambiato le sorti della squadra e nel caso specifico del gioco espresso offensivamente.
Passare da un BigBen al canto del cigno, a un back-up come Rudolph, a un primo round come Pickett, a una coppia giovane/vecchio come Fields/Wilson, tantomeno ha fruttato risultati diversi, sia in termini di record, per quanto possa valere, sia in termini di gioco espresso, con le dovute, labili, differenze.
Questi esempi, più sotto la luce dei riflettori, ma anche altri, come alcune gestioni di giocatori, assunzioni di coordinatori, scelte in sede di draft e risultati sul campo, sono alcuni degli schemi che si ripetono di anno in anno a Pittsburgh e quando qualche penna di Pittsburgh scrive che è il momento di “prendere la medicina” inteso, penso, come prendere una decisione, anche un po’ “amara” e netta, io la interpreterei invece come un malato che di inverno in inverno continua ad ammalarsi della stessa influenza e quindi sia arrivato il momento di prendere la medicina necessaria a non subire costantemente la stessa ricaduta.
Spesso, se non sempre, in NFL e nelle leghe USA questo si traduce in un repulisti a livello di coaching-staff e GM, ammettendo però che il lavoro di Khan non è da insufficienza in questi anni.
Passato
Gli schemi ripetitivi che attanagliano gli Steelers da quasi 10 anni a questa parte, come dicevo, vanno ben oltre il risultato e l’esito delle singole stagioni a mio modo di vedere.
Ad esempio.
Costruzione della squadra: Dopo le Killer B’s, unico esempio di degli Steelers un po’ più votati all’attacco, questa franchigia è sempre stata votata a una costruzione del roster con uno sguardo prettamente difensivo e ciò è anche parte integrante del DNA della franchigia. Il problema è che questa visione ha cementato con sé anche scelte tecniche e uno stile di gioco che difficilmente è riuscito a stare al passo con l’evoluzione della lega e di un football più dinamico.
Con ciò non voglio dire che la difesa è un reparto che va tralasciato o sottovalutato, anzi la fase difensiva è quella che devi avere quantomeno ben strutturata se nutri ambizioni di vittoria a gennaio/febbraio. Essere ostici, fisici, aggressivi in difesa non vuol dire però essere competitivi, né tantomeno essere ad un passo da esserlo.
Questa squadra nel presente ha il reparto difensivo più costoso della lega, ma sicuramente non quello che esprime il miglior gioco, come dire, non basta investire e battere su una visione unilaterale del gioco, bisognerebbe avere uno sguardo più ampio e anche le persone giuste a gestire i pezzi più pregiati della tua scacchiera.
Se questa lega, come tutte quelle sportive americane, gira attorno un sistema di Draft, un motivo fondato ci sarà. Non saranno di certo gli Steelers a cambiare “il cerchio della vita sportivo USA” cercando di non passare mai per una fase di rinascita vera, che implica nella sua natura “il fallimento”.
Cercare di costruire una squadra, di aggiungere talento giovane, futuribile a basso costo, lasciarsi la libertà anche di scommettere e cannare una scelta diventa molto difficile quando ti aggiri tra la bassa metà e il fondo dei round.
Certo puoi avere dei gran colpi come pescare un Watt alla #30 e un Highsmith al terzo giro, ma rimangono rarità difficilmente ripetibili, soprattutto alla lunga. Per quanto il draft non sia una scienza esatta e quindi anche nelle prime 5 pick non è detto che si operi sul sicuro e alla grande, un conto è provarci e avere la libertà di sbagliare, un altro è non poter mai ambire a pezzi che all’uscita dall’università danno l’impressione di poter portare uno slancio al futuro della tua franchigia.
Rimanere bloccati in un limbo è la peggior cosa che ti puoi augurare nelle leghe americane e quello che più turba negli Steelers è che da 10 anni a questa parte non solo si è rimasti bloccati in un limbo di mediocrità, in cui il merito (positivo, non sono ironico) di Tomlin è quello di avere fatto sempre sovraperformare il materiale umano a disposizione oltre il suo reale valore, ma di non aver mai avuto uno sguardo concreto riguardo il futuro della squadra.
Mai si è fatta una scelta che includesse una trade-up seria, ad esempio per poter arrivare dove non si era e assicurarsi un profilo su cui costruire o ricostruire attorno. Si è aspettato ad esempio che BigBen perisse, dove nelle ultime tre stagioni iniziava a diventare l’ombra di sé stesso senza mai preoccuparsi di affrontare la sua dipartita, magari prendendo spunto in stile Packers Rodgers-Love.
Si è sempre guardato ad anno per anno con un atteggiamento alla: “ogni anno giochiamo per vincere, per competere”, quando i presupposti e i risultati ci hanno sempre sbattuto in faccia la cruda realtà, ovvero che questa squadra non era strutturata per poterlo fare.
Ci si è mossi sempre a tentoni, nel tentativo di mettere delle pezze e non voler cocciutamente snaturare una base che seppur talentuosa non dà risultati. La scelta di Pickett ne è un esempio, nella necessità di un QB si va a pescare un profilo con molti dubbi, un ragazzo che è stato selezionato come primo QB della sua classe draft alla #20 già qualche domanda doveva farla sorgere. Nell’annata dell’ex Pitts il suo primo pariruolo dopo di lui è stato scelto al terzo giro e parliamo di Ridder e Willis, in una classe in cui il migliore è stato Purdy, ultima scelta dell’ultimo giro, una di quelle storie che difficilmente si ripetono.
Si è cercato sempre la miglior condizione a basso prezzo, Wilson ne è un altro esempio, per passare da Trubisky. Certo non si vince solo con il QB, ma è innegabile come sia un pezzo che ti leva molte castagne dal fuoco e ti permette anche una maggiore flessibilità, certo quando ne hai uno forte puoi fare e disfare attorno a lui e guardare al futuro con più positività. Se però non ti metti nelle reali condizioni, quanto meno di cercarne uno, non ti piove di sicuro dal cielo.
Draft
Che questa squadra sia bloccata in una bolla di mediocrità, la quale non ti permette di avere libertà in sede di draft, direi che è appurato. Inoltre, per come si struttura un salary-cap NFL attuale, non tirare fuori ogni anno dal tuo draft almeno due giocatori ottimi ti rischia di compromettere realmente la stagione e ti mette in condizione di operare con difficoltà sia in free-agency, sia nella ristrutturazione di eventuali contratti già a roster (è in corso, tra l’altro, la trattativa per il rinnovo di TJ Watt).
Cercare di estrarre ogni anno il coniglio dal cilindro non è cosa facile, né tantomeno storicamente e statisticamente parlando sostenibile e per quanto si parli bene degli ultimi draft fatti dagli Steelers, a mio modo di vedere va contestualizzata un po’ la situazione.
E’ sempre un: “aver fatto bene con il poco che si aveva a disposizione”. Inoltre, questa franchigia in sede di Draft ha sicuramente dei pregi come avere un grande occhio sui OLB, di contro però fa una difficoltà immane nell’operare in reparti che nel recente passato danno problemi e non se ne viene mai a capo, né in sede di Draft né in Free-Agency.
Inoltra la storia che gli Steelers siano una società con buon occhio per i WRs sta diventando una favola che più viene raccontata più sembra diventare vera, ma dando uno sguardo agli ultimi WRs selezionati da Pittsburgh qualche dubbio potrebbe sorgere. Rapidamente facciamo un excursus di 10 anni di Draft:
- Roman Wilson: oggetto del mistero, draftato praticamente già infortunato e sui cui non trapelano informazioni né sulla forma, né sulla possibile qualità del giocatore.
- George Pickens: talentuoso WR1 negli ultimi 3 anni, fresco di partenza per problemi comportamentali, selezionato al secondo giro, ritorno in guadagno un terzo giro.
- Calvin Austin III: buon WR da rotazione.
- Chase Claypool: ottimo primo anno e addio causa problemi comportamentali.
- Diontae Johnson: mai esploso definitivamente, macchina da drop nelle ultime stagioni, dipartita per problemi comportamentali sia con gli Steelers sia nelle franchigie successive.
- James Washington: secondo round, voi conoscete James Washington?
- Smith-Schuster: ottimo primo anno, poi clamorosamente deludente e via per problemi comportamentali.
- DeMarcus Ayers: settimo giro, un anno di practice-squad.
- Sammie Coates: terzo giro, due anni a roster, famoso solo per aver subito uno dei famosi placcaggi di Burfict
Ecco a voi un viaggio di dieci anni di ricevitori scelti in nero-oro, il comune denominatore come si può vedere è senza dubbio la sfilza di personaggi, magari anche talentuosi, ma che non hanno reso come ci si auspicava e soprattutto i problemi di tipo comportamentali che fanno da campanello d’allarme, come se ci fosse una strana perversione nello staff nell’andare a scegliere ricevitori con poca testa sulle spalle, logicamente in questa lista abbiamo lasciato fuori pezzi da novanta come Bryant e Brown.
Senza indugi, continuiamo sulla nostra macchina del tempo targata Draft.
I problemi con la linea sono lampanti, ma ci si prova, anche qui però quando sei costretto a scegliere ogni anno un OT, perché quello selezionato l’anno prima non convince, è un altro risvolto pessimo della posizione in cui ti ritrovi a fare la tua scelta. Se sei costretto a scegliere seppur al primo giro, ma il quarto/quinto tackle della classe, vien da sé che tecnicamente non hai scelto il più forte o il top-3 e il rischio che non sia il titolare su cui costruire una longeva e stabile OL c’è.
Detto ciò, salta all’occhio come questa squadra sia incapace di saper scegliere in alcuni reparti che tanti problemi a livello tattico danno. Vi riassumo, ancora, gli ultimi 10 anni di draft Steelers nelle posizioni di CB/S:
- CB: Artie Burns, Cameron Sutton, Justin Layne, Tre Norwood, Joey Porter Jr, Cory Trice, Ryan Watts
- S: Sean Davis, Brian Allen, Terrell Edmunds, Marcus Allen, Antoine Brooks.
Tralasciando Sutton che ritengo un buon giocatore, o meglio nella prima apparizione Steelers quantomeno, qui parliamo di 10 anni Draft orribili a livello di un intero reparto e che in Free Agency ha visto poi poche acquisizioni di livello per compensare (Haden, Fitzpatrick, Slay a fine carriera e praticamente basta).
Ci sarebbe da fare anche un discorso riguardo la posizione di ILB, ma sorvoliamo.
Questo, comunque, per dire che se questo andazzo va avanti da anni, qualche domanda va fatta, sarà il caso di resettare un programma di scouting quantomeno specificamente di reparto? Sarà il caso di riflettere come e perché sia difficile trovare profili validi a fine giri? Sarà il caso di essere un po’ più elastici su dove si investono i soldi sul campo?
Quando hai i primi 5 giocatori su 7 che paghi di più in posizioni di: 2 DE, 3 LB e gli altri due sono una S (questa stagione snaturata nelle sue caratteristiche) e una OG, significa che stai estremizzando una mentalità di gioco che, i risultati ne sono testimoni, difficilmente ti porterà da qualche parte, anzi stai tessendo una coperta così corta da lasciare scoperti sempre gli stessi punti, i quali non solo non sei in grado di coprire via draft, ma coscientemente si sceglie di non modificare, non attuando qualche cambiamento in termini di filosofia di costruzione di un roster.
Il coaching-staff
Se il materiale umano al livello di roster non è sempre di primissimo livello e ancora una volta, ripeto, il merito di Tomlin è stato spesso fare le nozze con i fichi secchi, anche quello di CS non scherza.
Certo, non ci si illude di trovare per terra sempre gli Arians e LeBeau di turno, ma l’incapacità di attrare/assumere coordinatori e allenatori di reparto di questa franchigia negli ultimi anni è un dato di fatto.
Un altro discorso da fare qui sarebbe quello della “fedeltà” in casa Steelers, prediligere profili che sono già dentro la sede, ma che spesso si rivelano non all’altezza delle posizioni che vanno ad occupare. Eppure, un esempio non rispettato, quando invece conveniva, è stato aver avuto un Flores all’interno il quale lasciato scappare direzione Minnesota ha rivoltato una difesa in modo favoloso.
Sull’aspetto dei coordinatori negli ultimi anni si è vista gente senza un pedigree di livello e anche qui, sul perché questo accada, qualche interrogativo dovrebbe farlo sorgere e una parte della colpa è innegabilmente dell’HC la cui influenza è predominante in tali decisioni.
Gente che, da qualunque ambito sia arrivata non ha portato nulla di nuovo a questa squadra, stessi esiti finali, modi identici di interpretare le fasi del gioco, problemi mai superati.
Discorso simile per gli allenatori di reparto. Sono dell’opinione che se si investe in un reparto, prendiamo in analisi la OL (ma potrebbero essere anche i DB) spendi in free-agency, scegli al draft, passano stagioni, ma il reparto continua a non funzionare, allora sarebbe il caso di cambiare anche chi ha responsabilità di quel reparto e non “cambiare per cambiare”, come ritinteggiare una parete ammuffita; la muffa rimane, bisogna trovare qualcuno che abbia peso e competenze per risolvere il problema e certo si può sbagliare, ma se sbagli da dieci anni significa che qualcosa non va nel profondo del tuo sistema.
Ci sono esempi attuali di squadre che hanno saputo investire su profili, che erano liberi quando anche gli Steelers ne avevano necessità, le quali hanno investito su gente seria, non l’Arthur Smith di turno. Quinn come DC di Dallas prima dell’avventura a HC a Washington, entrambe le posizioni ricoperte egregiamente, Kingsbury come OC dei Commanders, Spagnuolo ai Chiefs, Fangio a Philadelphia,ecc.
La tendenza a tenersi alla larga da nomi che hanno un peso nell’ambiente, che hanno una personalità tosta per virare su gente molto malleabile e assertiva un po’ puzza. Che sia il volere dell’owner, del GM, del HC, di tutti e tre, di due su tre, è comunque qualcosa che è sul piatto e che di certo non ti mette nelle condizioni di avere un reale cambiamento e di essere competitivi nel vero senso della parola.
Futuro: Proprio per quello di cui sopra non credevo minimamente che in estate gli Steelers potessero essere una papabile destinazione per gente come Johnson (Bears), Glenn (Jets), Coen (Jaguars), Monken o figure più esperte di rilievo. Pittsburgh si dimostra incapace di attrarre tali profili e inizio a pensare che non si ha neanche la volontà di farlo, per motivi che mi sfuggono (non essendo malpensante).
Riguardo i risultati che questa squadra ha raggiunto negli ultimi anni 9 anni, ovvero 4 qualificazioni ai PO con 4 uscite al primo turno, capisco chi dice che ai Play-Off non è scontato andarci e che quando ci vai sei contento, ma far finta che questa squadra possa sorprendentemente trasformarsi e miracolosamente cambiare le sue sorti perché “nei playoff ogni partita è storia a sé” mi sembra una favola così illusoria che dubito anche sulla convinzione di chi pronuncia queste parole. Gli ultimi anni i malumori su come si rivelano le passeggiate in post-season si fanno sentire di più e sono sicuro che anche una fresca vittoria di Wild-card guidati da Rodgers non riesca a distrarre i tifosi Steelers dalla vera ragione per cui le cose non funzionino.
Questa squadra non ha i mezzi, non è progettata, non ha le capacità di poter essere competitiva, il che non vuol dire vincere il SB, ma aver costruito un qualcosa di funzionale sul medio-lungo raggio (Eagles, Bills, Ravens ad esempio, i Chiefs per me fanno eccezione come i passati Patriots) capace di rinnovarsi mantenendo una struttura e reinventarsi, vivendo di finestre in cui si è meno competitivi e in altre in cui si ha tutte le carte in regola per vincere.
È inutile pensare che perché da anni hai un record positivo e un front-4 difensivo con 2 futuri HoF e un Top-5 della lega, allora sei a un QB dal SB, non è così e anche se Rodgers dovesse dimostrarsi tale non risolverebbe dei problemi ben più radicati al momento. Gli Steelers non sono quei Rams a cui bastava Stafford, non sono i Bucs a cui bastava Brady, non sono quel tipo di squadra/roster e si vive nella bugia di esserlo, ma non noi tifosi, ai quali una visione fantastica e speranzosa del genere ce la si può abbonare, ma è tristemente la società che crede, con le sue dichiarazioni e le sue scelte, di essere in quella posizione e continua invece a stagnare nella mediocrità a cui orami si appartiene. Nelle ultime 6 apparizioni ai playoff, Pittsburgh è stata sotto di almeno due possessi all’intervallo di ogni partita:
- Patriots: 10-0
- Jaguars: 21-0
- Browns: 28-0
- Chiefs: 21-7
- Bills: 21-0
- Ravens: 21-0
Capitolo Tomlin
Se vogliamo sparare qualche numero, di fianco al SB vinto alla sua seconda stagione da HC, Mike affianca 3 apparizioni al Championship in 18 anni, 8-10 nei PO, 3-9 dal SB perso nel 2011 (per mano, tra l’altro, del suo nuovo QB) in poi, otto anni consecutivi senza una vittoria ai PO e un’immacolata carriera senza una stagione negativa in RS. Ora penso che converrete con me che a nessuno dispiacerebbe vivere un paio di stagioni perdenti, se ciò comporta una ricostruzione e una nuova prospettiva di reale competitività ritrovata. Questo non vuol dire tanking, perdere di proposito ecc, vuol dire rendersi conto di quando una bella storia è finita e di cosa sia il meglio per costruire un progetto futuribile. Se vogliamo essere cattivi si potrebbe anche parlare di come il roster vincente del 2008 sia stato plasmato da Cowher e consegnato nelle mani di Coach T, ciò non per screditare la vittoria, assolutamente, ma come riflessione di come sotto i suoi 18 anni di guida un roster altrettanto ambizioso e costruito interamente con le sue mani ci sia stato solo una volta, nel triennio 2015-2017 e anche lì ci sarebbe da dire qualcosa sulla gestione di quel gruppo e su come si stato smantellato.
La verità è che finché rimarrà Tomlin la direzione di questa franchigia non sarà modificata, ci saranno gli stessi buchi, gli stessi problemi ed infine gli stessi risultati, questo non per masochismo piacere, ma perché tale rigida mentalità implica un ripetersi del ciclo senza possibilità di uscita contemplate dalla natura del sistema. Tutto ciò confermato dall’ennesima firma di un veterano come Rodgers per provare un anno one-and-done.
Detto ciò, io non credo che Tomlin sarà licenziato, la fedeltà di questa franchigia è un’altra colonna portante ed è quello che fa anche degli Steelers GLI Steelers, ma tant’è.
La scorsa stagione quando con Tomlin in scadenza, il licenziamento di Canada, lo spot a QB vuoto, poteva e doveva essere l’occasione per prendere la palla al balzo e separarsi con grande gratitudine e pochi polveroni, in maniera elegante e sobria. Ora invece si è ricaduti nel loop e ancora una volta, non voglio essere malpensante, ma con altri due anni di contratto non credo Tomlin dia le dimissioni e non credo Rooney abbia il coraggio di mandarlo via, anzi non voglio pensare che il contratto di 3 anni sia stato per un ego di arrivare a cifra tonda nella questione stagioni vincenti (20). Voglio sperare di no, ma non sarei sorpreso, sono cose che possono accadere, guardare gli ultimi anni di Belichick alla ricerca del suo record (comunque per quanto possano essere arrabbiati per gli ultimi anni di BB i tifosi Patriots, è uno che ha spazio sulle dita solo per alzare i medi a chi lo critica, mentre le altre sono adornate dagli anelli, amaramente lo si può anche perdonare).
La via della trade non è possibile, Tomlin ha una clausola No-Trade nel contratto e le voci di un ritiro prima dell’ultimo prolungamento triennale fanno pensare che non abbia voglia di cambiare a fine (?) carriera, nonostante in franchigie bistrattate come Jets, Raiders sarebbe magari l’unico profilo che potrebbe mettere le basi per invertire una deriva che dura da anni.
Ultimo punto è il discorso che si sente: “Via Tomlin, ma poi chi prendi?”, ecco questo è un discorso che per me lascia un po’ il tempo che trova. Cosa si dovrebbe fare allora? Tenere un coach che non dà prospettive se non rimanere in un limbo, solo perché c’è la possibilità che un successore faccia peggio? Ancora una volta, questa lega è strutturata in modo in cui si perde tecnicamente PER vincere, è un passaggio naturale. Certo non è detto che dopo Tomlin ne venga uno migliore, si può sbagliare, si può non fare la scelta giusta (l’esempio lampante può essere Kelly ai 49ers), ma è così che funziona, non ci sono scorciatoie, non ci sono trucchi.
Mike Tomlin è un vero HC, uno di quelli che in NFL ne girano pochi, perché puoi essere anche un genio offensivo o difensivo come coordinatore, ma essere capo-allenatore è tutta un’altra storia. Nella lega ne vedo pochissimi: Tomlin, Payton, McVay, i fratelli Harbaugh, non per questo però San Francisco ha esitato a fare una scelta radicale, non per questo i Saints hanno deciso di mandare altrove il loro HC. Vogliamo poi parlare di Andy Reid e il suo passaggio Philadelphia-Kansas City?
È così che funziona e illuderci che gli Steelers siano una favola diversa, che possano eludere il sistema, che 3 coach nella storia sia la dimostrazione a loro favore, è presuntuoso e da stupidi e terrà bloccati in quel limbo ancora e ancora.
Mi scuso di essere stato lungo, ma, anche da tifoso, era doverosa una riflessione, per me, la quale voleva andare un po’ più oltre un discorso “Tomlin non funziona perché non supera i turni di Play-off.
Disamina molto lucida e in gran parte condivisibile. Speravo che dopo il fallimento (annunciato) dell’esperimento Wilson l’avessero capita, invece… Forse quanto meno con Rodgers arriverà la tanto attesa stagione negativa.
Condivido l’amara analisi. Non sono ottimista per la stagione in arrivo con Rodgers: ma aspetto di vedere cosa succederà sul campo….