Uno sguardo al 2024: Kansas City Chiefs

Un percorso impensabile con una conclusione tempestosa. La stagione 2024 dei Kansas City Chiefs è cominciata con un obiettivo tanto chiaro quanto improbabile: fare la storia, vincere il terzo Super Bowl consecutivo. Ci siamo pure andati vicino, prima di scontrarci contro un muro di cemento armato di colore verde chiamato Philadelphia Eagles…

Sin dalle prime partite la squadra ha mostrato una grande tenacia, aiutata da un coaching staff e da un gruppo di giocatori capace di vincere le partite controllandone i momenti chiave. Questo però ha nascosto, forse troppo, delle lacune evidenti in qualche reparto, poi venute a galla nel momento più importante dell’anno.

COME DOVEVA ANDARE…

La stagione dei Chiefs si è aperta sotto aspettative altissime, con la possibilità di fare qualcosa mai accaduto prima d’ora. Ci si aspettava una crescita in attacco, dopo una stagione tutto sommato opaca se rapportata a quelle precedenti. La receiving room avrebbe potuto portare maggiore verticalità e big play e l’offensive coordinator Matt Nagy avrebbe dovuto mostrare miglioramenti nella preparazione delle partite. Dall’altro lato del campo, Steve Spagnuolo sarebbe stato costretto a lavorare a qualche cambiamento a causa delle partenze di Sneed e Gay ma senza particolari conseguenze vista la qualità del roster difensivo.

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…E COME ANDATA

Dopo un buono inizio di stagione la crescita sul piano del gioco ha tardato ad arrivare fino a dicembre inoltrato. Gli infortuni di alcuni giocatori chiave (Rice, Pacheco, Brown) hanno probabilmente ostacolato la preparazione ottimale delle partite ma il lavoro di Nagy e Reid non è stato in generale tanto buono quanto lo è stato nei momenti cruciali delle partite, quelli che non puoi sbagliare. I Chiefs hanno vinto molte partite perché hanno saputo portare dalla loro quei momenti decisivi, grazie anche a dei giocatori capaci di fare la giocata nel momento più importante.

Offensivamente non si sono mai viste partite davvero convincenti fino a metà dicembre, quasi come se la squadra avesse deciso di svegliarsi davvero solo per la post season. Tra tutti, Mahomes è sembrato in calo rispetto agli anni precedenti e la OL è stata una delle peggiori dell’ultimo decennio, portando il QB texano a ricevere una marea di hit e a velocizzare il proprio decision making. In difesa, invece, sono avvenuti quei cambiamenti che ci si aspettava e hanno mostrato grandi miglioramenti per alcuni giocatori chiave in termini di leadership (McDuffie) e carisma (Chenal). Per sintetizzare: molto bene in difesa, male in attacco.

COSA HA FUNZIONATO…

La difesa dei Chiefs ha ruotato molto bene grazie ad un buon coaching staff e a dei giocatori che si sono fatti trovare pronti quando è servito. L’infortunio di Watson – neo CB2 – ha momentaneamente rallentato la fase di riassestamento del gruppo ma, tutto sommato, la squadra ha ben gestito la sua assenza. McDuffie e Chenal sono stati meravigliosi in praticamente qualsiasi cosa, Karlaftis ha cominciato a ingranare nella seconda parte di stagione, raggiungendo livelli molto alti ai playoff. Jaden Hicks, rookie al 4° giro, ha avuto una crescita significativa in tutto l’arco della stagione, portando il DC a fargli giocare sempre più snap. In attacco si salvano davvero Worthy, capace di dare rapidità ed esplosività ad una squadra incredibilmente bisognosa, Noah Gray, che ha trovato finalmente un ruolo più importante nelle gerarchie offensive, e Hunt, preso a stagione in corso per coprire l’assenza di Pacheco e capace di guadagnare sempre quelle 2/3 yard necessarie per muovere la catena.

…E COSA NON HA FUNZIONATO

La offensive line è stata proprio brutta brutta brutta, soprattutto per come è stata gestita dall’inizio alla fine della stagione. Suamataia, LT rookie, è durato neanche due partite contro una validissima DL di Baltimore in week 1 e un fenomeno come Trey Hendrickson in week 2. Ancora acerbo tecnicamente, da week 3 Reid gli ha preferito Wanya Morris, che però ha commesso una serie di errori che difficilmente ci si attende per un ragazzo al secondo anno. Al culmine della pazienza di Mahomes, mai colpito così tanto, per il finale di RS e per tutti i PO Thuney ha giocato come LT e Caliendo come LG: i risultati sono migliorati rispetto ad inizio stagione, fino al crollo del SB, in cui la pass rush di Phila ha “mangiato” la OL rosso-oro senza particolari difficoltà. Altro aspetto negativo è stato Matt Nagy, che non ha saputo portare quell’imprevedibilità minima che ci si aspettava. La squadra ha sempre alternato buone chiamate ad altre davvero pessime e prevedibili, salvate solo dalla qualità individuale di alcuni giocatori. Lenta e imprecisa, la gestione tattica offensiva non ha dato i risultati sperati nonostante gli sforzi per costruire un roster più forte della stagione scorsa (In questo vanno fatte critiche anche ad Andy Reid).

Il running game dei Chiefs è sembrato funzionare bene nella prima metà di stagione, salvo poi bloccarsi in prossimità dei playoff: Hunt è stato efficacie nel guadagno corto ma raramente ha fatto di più; è stato sfruttato troppo poco Perine, e di questo non ho ancora capito il perché dato il suo potenziale; Pacheco, rientrato dall’infortunio, sembra aver perso il 70% della sua energia, diventando il cugino di secondo grado di quello che abbiamo conosciuto fino al SB LVIII.

E ADESSO?

Testa bassa e lavorare. Mahomes è già al lavoro per rimettersi a posto fisicamente e Kelce – probabilmente alla sua ultima stagione in NFL – gli fa compagnia per preparare al meglio l’annata che sta per cominciare. Dovranno essere fatte delle scelte decisive per costruire la migliore OL possibile e concedere a Pat il tempo necessario per colpire e affondare la difesa avversaria. Seppure sia stato confermato Hunt e sia stato preso Mitchell in FA, la RB room va arricchita perché il gruppo attuale non dà garanzie e la classe di questo draft offre opportunità che fanno al caso nostro. Anche la DL, data la partenza di Wharton, ha bisogno di rinforzi e mi aspetto almeno una pick alta al draft spesa per un DL/ED. La conferma del trio Rice-Brown-Worthy concede familiarità alla preparazione e sviluppo del playbook offensivo, che sarà cruciale per i traguardi della stagione alle porte.

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Filippo Manzoni

Ex arbitro di calcio nella bergamasca, ho scoperto la cultura sportiva americana e me ne sono innamorato. Tifoso dei Phoenix Suns, malato dei Kansas City Chiefs e di NFL.

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