Nel 2005, Aaron Rodgers era considerato uno dei due migliori quarterback del Draft, assieme ad Alex Smith. Proveniente da California, molti esperti lo vedevano come la scelta naturale per i San Francisco 49ers alla numero 1. Invece, i 49ers scelsero Smith, lasciando Rodgers a un’agonia di ore nella green room, in diretta televisiva, mentre 23 squadre passavano su di lui.
Alla fine, i Green Bay Packers lo selezionarono con la 24ª scelta assoluta. Dietro Brett Favre, Rodgers aspettò tre anni prima di prendere in mano la squadra, ma quando arrivò il suo momento, non ci furono più dubbi: un Super Bowl vinto, quattro titoli di MVP NFL e l’inserimento tra i migliori quarterback di tutti i tempi. Una caduta trasformata in leggenda.
Il Draft del 1983 è spesso considerato il migliore della storia per quanto riguarda i quarterback, con nomi come John Elway e Jim Kelly. Dan Marino, uscito da una carriera stellare a Pittsburgh, doveva essere una scelta sicura nei primi 5 posti. Ma preoccupazioni non confermate su presunti problemi di carattere e una stagione da senior meno scintillante fecero crollare le sue quotazioni.
I Miami Dolphins lo scelsero solo con la 27ª pick. Marino ripagò la fiducia con una carriera fenomenale: MVP NFL nel 1984, 9 apparizioni al Pro Bowl e un posto nella Hall of Fame. Ancora oggi è ricordato come uno dei migliori passatori puri della storia, nonostante non sia mai riuscito a vincere un Super Bowl.
Andando indietro fino agli albori della NFL, troviamo Mac Speedie. Scelto con la 135ª pick del Draft 1942 dai Detroit Lions nonostante fosse unanimemente considerato uno dei migliori prospetti di quel draft, Speedie è uno degli esempi più eclatanti di talento nascosto. Purtroppo, l’inizio della Seconda Guerra Mondiale interruppe il suo immediato approdo nella lega. Dopo il conflitto, Speedie divenne una leggenda con i Cleveland Browns nella AAFC e poi in NFL, guidando la lega in ricezioni per quattro stagioni.
Velocissimo, dotato di mani sicure, Speedie ha avuto bisogno di decenni prima di essere riconosciuto per il suo valore: è stato inserito nella Pro Football Hall of Fame soltanto nel 2020.
Il caso di Cal Rossi è probabilmente uno dei più incredibili errori amministrativi nella storia della NFL. Nel 1946, i Washington Redskins usarono la loro nona scelta assoluta per selezionare Rossi, un talentuoso running back da UCLA. Peccato che Rossi non fosse eleggibile perchè non aveva ancora terminato il suo percorso universitario.
Ancor più assurdo, i Redskins tentarono di sceglierlo di nuovo l’anno successivo, ma Rossi decise di non intraprendere mai una carriera nel football professionistico. Questo doppio errore rappresenta ancora oggi un monito su quanto possa essere caotico il processo del Draft.
Dal lento crollo di Rodgers e Marino, alle stranezze storiche di Speedie e Rossi, il Draft NFL è sempre stato un teatro di sorprese, errori e redenzioni. La lezione più grande? Il valore reale di un giocatore non è sempre misurabile nei giorni di aprile, ma si costruisce negli anni a venire, sul terreno di gioco (qualcuno ha parlato di un certo Tom Brady, forse?).