Spoiler: non ero in side line (ma va?), bensì appollaiato sugli sgabelli di un caldo pub milanese, birra a destra, chicken nuggets a sinistra, vestito in kelly green Eagles dalla testa ai piedi e circondato da appassionati di football con maglie oversize non solo rosse e verdi, ma di tutti i colori, quindi ok, non ero in side line accanto a Nick e Big Dom, non potevo leggere Inner Excellence con AJ e se gridavo a squarcia gola “run the ball!” Kellen Moore non mi sentiva, ma ero comunque in un bel posto e per me, che ho avuto il piacere e la fortuna di seguire da inizio stagione la cavalcata di questa magnifica squadra, è stato proprio come essere a bordo campo, a spingere con loro.
Gli Eagles hanno annientato i Chiefs per 40 a 22 nel più classico ma anche inatteso dei blowout, una sola squadra in campo che ha dominato in lungo ed in largo l’avversario e che avversario! Quei Kansas City Chiefs di Mahomes e Kelce, di Reid e Spagnuolo, back-to-back Super Bowl Champions e ad un passo dalla storica tripletta, una franchigia che nell’arco della regular season non aveva mai particolarmente brillato e malgrado questo aveva chiuso con un record di 15-2 a testimonianza di un incrollabile DNA vincente. Nei playoff poi Kansas City aveva anche alzato i giri del motore, insomma, non esattamente l’avversario dei sogni, se devi giocarti un anello.
Dall’altra parte però vi devo confessare che altrettanto granitica era diventata, col passare delle settimane, la mia fiducia in questi Philadelphia Eagles. Al Bye di week cinque gli Eagles annaspavano sul 2-2, ma da week sei in avanti la creatura difensiva assemblata da Vic Fangio ha cominciato a prendere forma, definendosi domenica dopo domenica fino a sublimare in un meccanismo tanto perfetto da concedere 14 yard di guadagno ai Chiefs di Mahomes a fine primo tempo. Portando una pressione asfissiante con il solo fronte-quattro, autore di ben 6 sack, Fangio è riuscito a privare Mahomes di qualsiasi opzione, sia profonda che di corto raggio(Trevis Kelce: non pervenuto), forzandolo a lanci rischiosi che gli sono costati due intercetti tra cui il pick-six del rookie da Iowa Cooper DeJean.
COOPER DEJEAN PICK TO THE HOUSE!
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Philadelphia non è e non è mai stata solo difesa, ma anche attacco. Reparto oltremodo sottovalutato nel corso della stagione e ridotto superficialmente alle corse del fenomeno in maglia 26. E’ vero, Saquon Barkley è un fenomeno assoluto, ma temo che proprio qui risieda una delle chiavi della partita. La difesa di Kansas City è riuscita in ciò che non era riuscito a fare nessun altro quest’anno, ovvero bloccare il gioco a terra degli Eagles, ma l’impressione è che Kellen Moore, offensive coordinator di Philly, avesse preparato la partita consapevole che avrebbe dovuto lasciare qualcosa a Spagnuolo e così Hurts, protetto da una offensive line commovente, ha ricordato ai suoi numerosi detrattori che se fino ad ora non aveva lanciato molto era semplicemente perché per vincere bastava correre, non perché non ne fosse capace. Jalen chiude la sua notte da Super Bowl MVP con 17 su 22 per 221 yards, due touchdown ed un intercetto, oltre a 72 yard ed un touchdown su corsa. Tra questi 17 lanci si annoverano una bomba in endzone per Devonta Smith ed un lancio precisissimo e fondamentale sul WR3 Dotson a scardinare l’equilibrio iniziale e propiziare la prima segnatura.
JALEN TO DEVONTA DEEP TOUCHDOWN!
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Sono stato autorizzato ad essere partigiano in questo articolo e voglio esserlo fino in fondo, voglio rendere giustizia al QB1 di Philadelphia, che non sarà Lamar, non avrà il fascino di Allen, né la creatività di Mahomes o lo swag di Joe Burrow, ma che quando viene chiamato all’appello risponde sempre presente. Jalen Hurts è un vincente, si dice che le vittorie non siano una statistica del Quarterback, ma il Quarterback è colui che prende le decisioni sul campo, che analizza gli scenari e che compie l’ultima scelta tra le opzioni disponibili, è colui che sbaglia e che indovina e tutte le scelte di Hurts, quest’anno, sono state unicamente orientate alla vittoria di squadra, dall’inizio della stagione fino all’ultimo snap del Super Bowl. Una leadership silenziosa e con le spalle larghe, che è stata in grado di assorbire stoccate provenienti da chi oggi, dentro e fuori lo spogliatoio, festeggia con gli occhi lucidi uno storico anello.
Jalen Hurts. What a photo. pic.twitter.com/TyG3QEF8ZV
— Ari Meirov (@MySportsUpdate) February 10, 2025
Non ho fatto una mera cronaca della partita perché confido che almeno gli highlight dell’evento sportivo più visto al mondo vi siano capitati sotto il naso, ma in maniera estremamente sintetica possiamo dire che Philadelphia ha vinto difendendo in maniera superba e muovendo le catene con costanza trovando soluzioni aeree efficaci, cui la secondaria di KC non è stata in grado di opporre resistenza. Ha vinto sulle linee, sia di attacco che di difesa ed ha vinto sulle sideline, reagendo al blocco del running game, a differenza di Kansas City che non è mai riuscita a trovare contromisure. Comprendo il rammarico dell’appassionato neutrale che sperava in un Super Bowl più combattuto e capisco chi ha optato per un’ora in più di sonno, mollando sul 34 a 0 per Philadelphia alla fine del terzo quarto, tuttavia questo punteggio e questo esito sono stati il frutto di una partita perfetta e gli amanti di questo gioco non possono che aver goduto nell’aver ammirato il lavoro della linea di attacco nel sigillare la tasca di Hurts, le giocate di Cooper DeJean e Zach Baun, le ricezioni di DeVonta Smith, A.J. Brown e Jahan Dotson sui lanci di Hurts, persino Jake Elliot, claudicante kicker di Philly, ha deciso di regalare una prestazione immacolata, insomma, non c’è stata una partita punto a punto, ma si è visto tanto bel football.
Chiudo felice come un bambino, ringrazio chi ha avuto piacere di leggere le mie cronache quest’anno, ringrazio Huddle Magazine per lo spazio e ringrazio gli amici Luca, Gilbo, Matt, Tommy e Carlo della community Fly Eagles Fly Italia con i quali ho vissuto – a distanza – la cavalcata di questa annata, come sempre e più forte che mai: GO BIRDS!
A cura di Riccardo Spada, Fly Eagles Fly Italia