Il Super Bowl del 2023 – Philadelphia Eagles

Due anni. 729 giorni. Eppure, almeno per il sottoscritto, sembra passato molto di più. Da quel 12 Febbraio 2023, i Philadelphia Eagles hanno toccato il fondo e ora sono ancora lì, di nuovo ad un gradino dal tetto del mondo. Stessa tensione di allora, stessa attesa, STESSI AVVERSARI: i Kansas City Chiefs di Patrick Mahomes e di quel Coach Andy Reid che tanto ricordiamo noi Aquile.

Due anni fa ci eravamo andati davvero vicini. A football vince sempre chi sbaglia di meno, è un verdetto che pare scolpito nella pietra.

La partita fu equilibrata, ben giocata da entrambe le squadre e decisa da un field goal di Harrison Butker ad 11 secondi dalla fine. Nel mezzo, tante belle giocate offensive da ambo le parti, 4 touchdown totali da parte di Jalen Hurts ed una gara altrettanto monumentale da parte di Patrick Mahomes, peraltro con una caviglia martoriata a tal punto che un normale essere umano non ce l’avrebbe fatta.

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La differenza? Un errore. Ricordate? A football vince chi sbaglia di meno no? Et voilà, un fumble di Hurts riportato in touchdown dai Chiefs fu per me il vero sliding doors di quella partita: GAME, SET, MATCH e Lombardy Trophy che si colora di rosso e se ne vola in Missouri.

Non mi cimenterò tuttavia in una cronaca di quella notte, ci hanno già pensato centinaia di giornalisti, di insider, di appassionati. Da un lato è un sospiro di sollievo non farlo, è una ferita ancora aperta. Mi limiterò ad analizzare brevemente come quei Philadelphia Eagles arrivarono al Grande Ballo, dopo una stagione in cui prendemmo a sberle mezza Lega, e su cosa è cambiato da quella cavalcata a questa, che si sta per concludere al SuperDome di New Orleans, Louisiana.

Ebbene si, quella stagione fu davvero esaltante. Un dominio per larghi tratti, un record di 14-3 che ci permise di presentarci ai playoff da 1° Seed della NFC. Un gioco fluido, spumeggiante, l’attacco che ammassava touchdown su touchdown con una facilità disarmante ed una difesa che mise a segno la cifra record di 70 sack stagionali. Poi, New York Giants messi a nanna al Divisional e San Francisco 49ers massacrati al Championship; tutto lasciava presagire ad una seconda parata su Broad Street dopo quella del 2017/18. Tutto, tranne Kansas City, e così fu.

Quest’anno, invece, non è stato così facile. La scorsa stagione si chiuse in maniera disastrosa dopo un avvio che pareva ci potesse portare di nuovo lì, all’ultimo atto. Dopo un inizio 10-1, andammo inesorabilmente a sud, con lo spogliatoio spaccato a metà e colmo di dissidi tra coaches e giocatori. Risultato? Tampa Bay che ci pialla al Wild Card round e ci spedisce a casa. Bottom of the ocean.

Trend che pareva di rivedere quest’anno: siamo partiti male, a tratti malissimo, per poi uscire dalla bye week di fine settembre senza più voltarci indietro. Un attacco run oriented (old school football baby!) comandato da Hurts e Saquon Barkley, senza più la leggenda Jason Kelce nel ruolo di centro ma con il suo successore, Cam Jurgens, che non ha fatto rimpiangere il vecchio leone. Una difesa molto più giovane e sicuramente meno performante in termini di statistiche, ma più unita e rocciosa nel complesso. Tante sono le differenze in questo reparto, dopo gli addii di Fletcher Cox, Javon Hargrave, Haason Reddick, Derek Barnett e tanti altri. Dentro le nuove leve dunque, ed eccoci a Jalen Carter, Nolan Smith, Jordan Davis, Quinyon Mitchell, Cooper DeJean; un lavoro certosino svolto da due anni a questa parte dal front office e dal nuovo defensive coordinator Vic Fangio, che ci ha permesso di mantenere competitivo il reparto nonostante le numerose ed importanti partenze (e ritiri).

Quest’anno, a differenza del 2022/23, sappiamo soffrire. Più di una volta ho visto la squadra reagire alle avversità, agli infortuni, con uno sguardo di chi sa di essere in missione, di avere un obbiettivo, di voler ribaltare i pronostici nei quali siamo SEMPRE stati sfavoriti nonostante un record di 14-3 come due anni fa.

C’era chi vedeva eliminati al primo turno contro i Packers, pur da 2° Seed. Non è stato così. E’ toccato poi il Divisional contro i Rams che è stato, secondo me, lo spartiacque: pareva dovessimo perdere anche quella, di partita. Forse la gara più stressante (finora) di questi playoff. Non è stato così. NFC Championship: pareva che i Commanders ci avrebbero fatto lo sgambetto a casa nostra, dopo una stagione sorprendente e con la leggerezza di chi non ha nulla da perdere. Non è stato così, SETTE touchdown su corsa e tutti a New Orleans.

E dunque, rieccoci all’atto finale. Ancora contro di loro, Kansas City. Ancora contro il nostro passato, Andy Reid. Ancora contro una squadra fortissima, ma che a differenza di due anni fa ora può vantare lo status di NFL dynasty. Il destino ha voluto così, come nel 2023. Le differenze rispetto a quella stagione, a quella partita, sono tante da ambo le parti com’è giusto che sia dopo 729 giorni. Ma ce n’è UNA che a noi calza a pennello.

Stavolta gli underdog siamo noi.

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“We are a bunch of underdogs. And you know what an underdog is? It’s a hungry dog. “Hungry dogs run faster.” And that’s this team”

 – Jason Kelce

Gilberto Danieli – Fly Eagles Fly Italia

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Fly Eagles Fly Italia nasce dalla grande passione per la squadra NFL Philadelphia Eagles. Vi aggiorneremo con post dedicati sui risultati delle partite, sulle breaking news, e su tutto quello che gravita intorno al mondo degli Eagles.

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